sabato 21 novembre 2009

le foto di Roberto

Ed ecco, infine , le ultime foto del viaggio in Namibia. Sono quelle di Roberto, l'eroe del volo SA 264 da Joannesburg a Monaco (leggi qui).
Per coloro che si fossero perduti le immagini già pubblicate, vi offriamo la possibilità di collegarvi ai due post precedenti che riportavano le foto di Cinzia, Pippo, Marcello e Valeria

foto di Cinzia (clicca qui)
foto di Pippo, Valeria e Marcello (clicca qui)

domenica 15 novembre 2009

buon compleanno

La Trazzera compie oggi 2 anni.



Siete quindi invitati a pranzo con le storicette di Antonella. Scegliete quella che più vi piace, cliccate sulla foto, leggete la ricetta, divertitevi e andate in cucina a prepararla. Quindi gustatevi la pietanza con tanti auguri al nostro e dal nostro blog!
 






SARDE C'ACITU. UNA NCAPU E UNA SUTTA








LA RICOTTA SALATA







LA FRITTATA CON ASPARAGI SELVATICI








 



PASTA C'ANCIOVA E A MUDDICA ATTURRATA









I CARDI, OVVERO LA MINACCIA












MINESTRA DI RISO CON BORRAGINE E RICOTTA





                                                 





IO LUI E LA TUNNINA




PASTA CA CIPUDDUZZA NGRANCIATA E U PECURINU STAGIUNATU








MINESTRA CON IL MACCO DI FAVE








POLPETTE DI SARDE








POLLO AGGRASSATO CHI PATATI








CUCUZZA RUSSA C'ACITU










'U SFINCUNI DEMOCRATICU








VASTEDDA DI CARNIVALI







I BUCCELLATI












SPITINEDDI ARRUSTUTU NTA BRACI










UNA NOTTE DI TERRORE A FRAGINESI








   


 I PIPI AMMUTTUNATI















PASTA CON FINOCCHIETTI E GAMMBERETTI







     


 PASTA AL FORNO









CIONGALOTTA: MADRE CORAGGIO E LA MIA PASTA ALLA CARBONARA







TAGLITELLE CU SUCU








PASTA CHI VRUOCCOLI ARRIMINATI









scrivete a latrazzera@libero.it

giovedì 12 novembre 2009

gli elefanti di Etosha

Etosha è un parco naturale in Namibia (Africa) . A Etosha gli animali girano liberi ed indisturbati. Per vederli è conveniente posizionarsi ai margini di una delle numerose pozze d'acqua presenti nel parco. Alcune pozze sono naturali, altre artificiali create pompando l'acqua dal sottosuolo.

Prima o poi vedrete spuntare elefanti, zebre, giraffe, gnu, orici, gazzelle o rinoceronti.
Non è consentito scendere dall'automobile. Ma lo spettacolo è comunque assicurato. Questo
videolip di 48 secondi è stato girato lo scorso mese di settembre

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mercoledì 11 novembre 2009

pasto a Natale


Se nacque in una stalla
guardava il ciel che c'era
ma non voleva in spalla
la gente della sera

aveva solo detto
non ci sperate in toto
che ogni suo ristoro
creava di non che

cresceva col suo peso
ricurvo sotto il mondo
ma non pensava un giorno
di dover poi dirlo ancora

ma vi son nel globo
soltanto pinti e sogni
che sua maestà credeva
ci stessero da sè

(pinardelrio)

lunedì 9 novembre 2009

i vichinghi del Perù


Poco più di un anno fa , il 27 ottobre 2008, è’ giunta a Lima la spedizione archeologica organizzata da Accademia Kronos Viterbo che si propone di far luce sul misterioso popolo di carnagione chiara, di alta statura e dai capelli rossi che già mille anni fa viveva sulle Ande.

Secondo gli studiosi delle due università di Lima e di Arequipa, impegnati in una vasta campagna di scavi nel nord del Perù, questa popolazione, i Chachapoyas, erano probabilmente originari del nord Europa. La loro era una delle civiltà più progredite di quell'area.

Si è pensato subito ai Vichinghi, essi, infatti, attorno all' anno 1000, cioè 492 anni prima di Cristoforo Colombo, sbarcarono sulle coste del nord America. Dell'arrivo dei Vichinghi in America vi sono documentazioni scritte confermate da testimonianze archeologiche provenienti da scavi effettuati dal 1961 a Anse-aux-Meadows, sulla costa nordoccidentale di Terranova.

Oltre a ciò due manoscritti scandinavi del XIII secolo, noti come la «Saga dei Groenlandesi» e la «Saga di Erik il Rosso», raccontano di cinque diverse spedizioni dalla Groenlandia a Vinland («Terra delle viti»). Alcuni ricercatori inglesi e canadesi ipotizzano che i vichinghi non si fermarono solo a Terranova, ma che proseguirono verso sud fino ad arrivare probabilmente sulle Ande.

La spedizione è stata finanziata da Accademia Kronos e in parte da “Earth – cultura e avventura”una importante organizzazione lombarda specializzata nelle spedizioni scientifiche.


Ennio La Malfa

giovedì 5 novembre 2009

incipit (2) : Madame Bovary


In questa nuova rubrica della trazzera in terza vogliamo dedicarvi le frasi iniziali (incipit) di alcune delle più famose opere letterarie di sempre.
L'inizio di un libro è una delle parti più importanti e più difficili da scrivere ed è spesso quello che ci spinge al suo acquisto o alla sua lettura.


Ed entrò il rettore, dietro gli venivano un nuovo ancora in panni borghesi e un bidello che trascinava un banco. Quelli che dormivano si svegliarono, ci tirammo su tutti, con l'aria di esser stati sorpresi nel fervore dell'attività.
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(Madame Bovary di Gustave Flaubert)
Traduzione di Oreste del Buono - ed
Garzanti


tutti gli incipit pubblicati

giovedì 29 ottobre 2009

incipit (1): Delitto e Castigo


In questa nuova rubrica della trazzera in terza vogliamo dedicarvi le frasi iniziali (incipit) di alcune delle più famose opere letterarie di sempre.
L'inizio di un libro è una delle parti più importanti e più difficili da scrivere ed è spesso quello che ci spinge al suo acquisto o alla sua lettura.

In una sera caldissima del mese di luglio, un giovane uscì dalla piccola stanza che occupava sotto il tetto di una grande casa di cinque piani nel viottolo S. e lentamente, con fare indeciso si diresse verso il ponte di K .

(Delitto e Castigo di Fedor M Dostoevskij)
traduzione di Sergio Balakoucioff - ed Rusconi

tutti gli incipit pubblicati

lunedì 19 ottobre 2009

Oswego


di radiokita (dal sito www.pennadoca.net)

Dopo aver fatto l’amore per più di un’ora mangiarono le pizze, ormai fredde. Da bere avevano solo lo scotch e ne bevettero più di mezza bottiglia. Non erano dei gran bevitori e così si ubriacarono velocemente. Erano quasi le undici di sera ed era ora di ritornare. Non potevano rimanere lì perché non avevano modo di avvisare nessuno. Dovevano sperare che Noel riuscisse a far uscire l’auto da quel pantano e che non fosse troppo ubriaco per guidare.

Harriett indossò solo il cappotto e mise biancheria e vestiti nella borsa. Noel era troppo sconvolto dall’alcool per dirle qualcosa. Lei aveva bevuto solo un paio di sorsi, e le erano bastati, ma lui aveva abbondato. Gli doleva la testa. Uscirono dalla casa e si ritrovarono nel buio più pesto. Nevicava abbondantemente e le stelle erano nascoste. La luna doveva essere dietro qualche nuvola. Noel non riusciva nemmeno a scorgere l’auto. Harriet schiacciò un interruttore e una lampadina che penzolava da un cavo sopra l’entrata illuminò la veranda.

La stradina che portava fuori dalla proprietà era ridotta ad un pantano. Noel prevedeva guai a non finire. Harriett chiuse la porta a chiave e spense la luce. Noel si abituò all’oscurità, ritrovò l’auto e s’incamminò verso di essa con Harriett che gli stringeva la mano. Doveva essere caduta anche della pioggia perché si ritrovarono a camminare su un terreno molto molle, quasi liquido. Harriett cadde e Noel si dovette reggere all’auto per non essere trascinato a terra da lei. Lei era per terra, con il cappotto sollevato fino alla vita, e il sedere immerso in quella poltiglia, e rideva. L’effetto dell’alcool. Noel voleva vedere se riuscivano ad arrivare a casa prima di ridere di questo episodio. Altrimenti sarebbero stati guai.

L’aiutò ad alzarsi e le diede una maglietta abbandonata sul sedile posteriore per ripulirsi un po’. Salì al posto di guida mentre Harriett si strofinava le gambe e il fondoschiena con la maglietta di Noel e intanto piangeva. Doveva anche aver freddo. Noel provò a mettere in moto. Ok. Ci riuscì. - Sali amore, e fai gli scongiuri.- le disse. Harriett salì. Aveva il viso bagnato dalle lacrime e dalla neve. Lui la baciò sulla bocca e le accarezzò il viso mentre aspettava che il riscaldamento della vecchia Ford facesse il suo dovere e che il motore si scaldasse un po’. Fece partire l’auto lentamente ma non successe nulla. La Ford si spostava di lato, verso la casa, slittando. Poi trovò un punto di appoggio migliore e avanzò.

Noel la fece risalire verso la strada principale cercando di non farla impantanare. Fermare l’auto in salita, anche se non era una vera salita, sarebbe stato tremendo con la strada in quelle condizioni. Arrivarono sul ciglio della strada e Noel vi s’immise senza fermare l’auto. Non c’erano fanali d’auto in avvistamento e non voleva correre il rischio di fermarsi. Una volta trovatisi con tutte e quattro le ruote sull’asfalto della strada principale, Noel attirò Harriett a sé e la baciò sulla fronte. - Siamo stati fortunati.- le disse. Di colpo di sentiva anche meno sbronzo. - Tu sei stato fortunato.- piagnucolò lei. Noel la strinse per quanto gli permetteva la guida e la portò fino a casa. Entrarono in casa poco prima di mezzanotte perché le strade non erano state pulite, anche il municipio era stata presa di sorpresa dalla neve, e Noel aveva guidato piano come non gli era mai capitato prima. Appena entrati furono accolti da George. - Ciao ragazzi. Che tempaccio, eh?- li salutò. - Salve George.- lo salutò Harriett.

Lei e i Murphy si comportavano quasi come se lei fosse già diventata Harriett Murphy. Noel si sentiva spesso a disagio per questo. Se si fossero lasciati sarebbe stata una tragedia per tutta la famiglia, non solo per lui e Harriett. - Ciao papà.- disse Noel togliendosi la giacca di pelle e appendendola nel vasto atrio. Si tolse le scarpe e così fece anche Harriett. - Su, Harriett, togliti quel cappotto.- la invitò George protendendo le braccia per aiutarla. Lei guardò Noel con gli occhi sbarrati dal terrore. - Lascia papà. Ha molto freddo. Corriamo di sopra così s’infila sotto le coperte. Poi le preparo un bel tè caldo.- disse Noel guardandolo tranquillamente. Non era difficile convincere suo padre. George guardò Harriett che non dovette fingere di rabbrividire perché aveva davvero freddo, e tremava anche dalla paura. - D’accordo. Allora ti metto l’acqua a bollire.- disse sorridendo e andando verso il soggiorno. - Grazie.- disse Noel tirando un sospiro di sollievo. - Sì, grazie George.- fece eco Harriett. - Di nulla ragazzi.- si sentì dire George dal soggiorno. Noel percorse il corridoio sulla sinistra con Harriett che lo teneva sempre per mano ed entrò in cucina, proprio in fondo al corridoio.

Da lì salirono le scale che portavano di sopra proprio alla fine del corridoio superiore, di fronte alla porta della camera di Noel. Andando verso l’altra estremità del corridoio c’erano poi il bagno, che si dividevano lui e Milla, la stanza di Milla e la stanza dei loro genitori che avevano il bagno in camera. Sull’altro lato del corridoio di fronte alla stanza di Noel c’erano le scale che portavano in cucina e uno sgabuzzino, poi una stanza per gli ospiti, le scale che portavano davanti all’atrio e una stanza adibita a studio o stanza per il ferro da stiro di Francine. Si ritrovarono davanti alla stanza di Noel senza aver incontrato né Milla né Francine. Entrarono. Noel si appoggiò contro la porta in modo che nessuno potesse entrare. Chiudere a chiave sarebbe stato troppo sospetto, soprattutto in quella casa dove la fiducia e la lealtà erano molto importanti. Chiudersi a chiave in una stanza destava molto sospetto e andava contro l’armonia e lo spirito di fratellanza che doveva regnare tra quelle pareti. Non c’erano segreti in quella famiglia.

Anche se George e Francine non sapevano del nido d’amore di Harriett e Noel. Noel fece togliere il cappotto ad Harriett. - Devi proprio farti una doccia.- le disse.- Sei tutta sporca.- - Falla con me.- gli propose. - Non mi sembra il caso.- le spiegò. - Oh, avanti. Credi che tua sorella non mi abbia mai sentito gemere di notte e non sia andata a dirlo ai tuoi.- gli disse senza peli sulla lingua. Noel fu sorpreso. - Non so...- cercò di dire.- Senti, non me la sento. Non qui. Non ora.- Lei sollevò le spalle, rassegnata. Non le era mai riuscita di fargli fare qualcosa che non volesse anche lui. - Vieni qui. Mettiti questo.- le passò il suo accappatoio.- Vai a farti la doccia. Io vado a farti il tè. Ci vediamo a letto.- le disse ammiccando. Lei lo baciò e gli mise una mano sulla natica destra. Uscì ed entrò in bagno. Noel di affacciò in corridoio. Nessuna traccia di Milla e Francine. Scese in cucina e trovò l’acqua in un pentolino sopra una piastra elettrica già accesa. Si sedette al tavolo dove solitamente facevano colazione tutti insieme e aspettò che l’acqua bollisse.

Quando Harriett si fermava lì a dormire, e capitava circa due volte a settimana, stavano un po’ stretti a quel tavolo ma la cosa non dispiaceva a Noel. Dopo aver passato una notte fantastica con Harriett si ritrovava a far colazione di fianco a lei, con le mani di entrambi che scivolavano sotto il tavolo appena possibile per ritrovare parte dell’intimità che avevano conosciuto nella camera di lui. Milla fece capolino con la sua tradizionale tenuta da sera. Calzoncini di cotone aderenti e maglietta di cotone bianca ancor più aderente. Reggiseno e mutandine in bell’evidenza. Chissà cosa avrebbero dato i suoi compagni di classe per vederla vestita così. Davvero non si rendeva conto di essere più che attraente. Ma sarebbe arrivato il giorno in cui a scuola, si sarebbe resa conto di avere gli occhi di tutti i maschi puntati su di sé. - Avete fatto tardi fratellino.- osservò. - Dovresti essere già a letto, tu.- disse ignorando le allusioni. - Mamma è crollata. Oggi hanno avuto un sacco di lavoro e hanno fatto i salti mortali per non doversi portare il lavoro a casa. Anche papà è stanco.- gli confidò. - E’ su che dorme Francine?- chiese Noel. - Sì. Così si è persa il vostro arrivo notturno, mezzi ubriachi.- lo punzecchiò. Noel rise. Voleva spiazzarla e sapeva di potersi fidare. - Dovevi vedere cosa indossava Harriett sotto il cappotto.- disse sorridendo. Milla spalancò la bocca stupita e scioccata. - Davvero?- chiese curiosa. L’acqua bolliva e Noel non perse un attimo. Riempì il thermos e si dileguò con zucchero e due bustine di tè. Le tazze le aveva già in camera, in un armadietto. - Dai, dimmi che scherzi.- lo supplicava Milla mentre lo seguiva sulle scale. - Ti mentirei.- disse ed entrò in camera.

Milla rimase ferma davanti alla porta chiusa della stanza di Noel. Aveva le guance rosse per l’emozione. Per lei erano cose che succedevano solo nei telefilm. Neanche le sue amiche avevano sentito simili storie dai loro fratelli o sorelle più grandi. Si voltò sentendo un rumore e si ritrovò di fronte Harriett con i capelli bagnati e l’accappatoio di Noel ben stretto addosso. Si sorrisero. - Dio, come vorrei avere capelli belli come i tuoi.- disse Harriett accarezzando i biondi ricci di Milla. - Ed io vorrei avere la tua età e un fidanzato carino come mio fratello.- disse lei quasi sospirando. - Così ti perderesti tre anni di vita. Non avere fretta e goditi i tuoi quattordici anni. Ti capiteranno tante belle cose prima di arrivare ai miei diciassette...- disse Harriett. Milla la baciò sulla guancia.

La sentiva vicina come una sorella. - Buonanotte.- le augurò sorridendo. - Buonanotte.- contraccambiò Harriett. Entrarono nelle loro stanze. Harriett vide Noel a letto e lasciò cadere l’accappatoio tuffandosi sotto le lenzuola. - Il tè è sul comodino.- disse lui. - Scaldami tu, sciocco.- disse lei abbracciandolo e cercando il calore del suo corpo.

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dal sito http://www.pennadoca.net/

mercoledì 30 settembre 2009

parolacce.net

Parolaccia è una forma dispregiativa del termine.

La parolaccia serve a parlare, in modo abbassante e offensivo, delle pulsioni fondamentali dell'uomo: il sesso, il metabolismo, l'aggressività, la religione. Per questo, vista la delicatezza dei concetti a cui si riferiscono, le parolacce sono sempre oggetto di linguistici, e sono diventate un linguaggio specializzato nell'esprimere le primarie dell'uomo: rabbia, sorpresa, disgusto, paura, eccetera.

Le parolacce, antiche quanto il linguaggio umano, si dividono in 3 categorie fondamentali:

imprecazioni (es. "merda!"): sono una forma di interiezione, ovvero di dialogo con se stessi, e servono a sfogare simbolicamente la propria aggressività contro un oggetto inanimato o contro una situazione; le imprecazioni comprendono anche le profanità (ovvero l'uso dei termini sacri al di fuori dei contesti religiosi) e le bestemmie;

insulti (es. "coglione!"): sono le parole usate per attaccare e ferire un'altra persona, abbassandone l'autostima;

maledizioni (es. "vaffanculo!"): sono le espressioni con cui si augura il male al destinatario.
Le parolacce, il cui serbatoio linguistico principale è costituito dalle oscenità (ovvero dalle espressioni che si riferiscono al sesso), sono presenti già nelle prime opere letterarie dell'umanità, come l'epopea di Gilgamesh.

dal sito www.parolacce.net

venerdì 7 agosto 2009

Obliteratrice

di Daniele Billitteri

Il filippino obliterò. Non aveva idea di cosa significasse obliterare, verbo figlio prediletto di una burocrazia auto referente. Ma obliterò come aveva visto fare ai passeggeri sull’autobus. Era circondato da ragazzi cumpa’ di qua, cumpa’ di la: bravo Filippo, paghi tu e a noi ce la sucano. Fermata, n.2 controllori uno a ore dieci uno a ore tre. Commando. Cumpa’ coglioni. Filippo sorride