venerdì 8 gennaio 2010

(12) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO XII

Palermo? Può essere.

- Ma non era finito questo passio? Dieci, venti anni addietro lo potevo capire. Fino ad un certo punto, ovviamente. Ora, però, con tutti quei giornali, internet, chat e via discorrendo, ancora qua devono venire?

- Non lo vedi che sono quattro gatti contati. Lasciali perdere. Non ci siamo scaldati quando erano una caterva e ce la dobbiamo prendere ora?

- Io non le posso sopportare queste porcherie, mi conosci.

-Ancora te lo devi fare ripetere: lascia perdere, fottitene. Tanto non è di questi che ci dobbiamo preoccupare, o no?

- Hai ragione. Guarda mi fanno incazzare pure per questo. Abbiamo tante di quelle preoccupazioni per la testa e io che faccio? Mi metto a perdere tempo appresso a loro.

- Novità ne abbiamo? Perché io qualche cosa di nuovo ce l’ho. Finalmente l’ho convinto. Guarda da non crederci. Ho dovuto sudare sette camicie. Si era incavolato per quell’articolo sul giornale.

- Quale? Non mi avevi detto che era a Roma in quel periodo e che non l’aveva letto?

- No, no, non mi riferisco a quello sul Giornale di Sicilia di settembre. No, dicevo dell’ultimo, quell’intervista che ci hanno pubblicato su Repubblica. E’ per quella che se l’è presa a male. Che qui ognuno fa di testa sua. Che nessuno lo informa mai di niente. E via discorrendo. Io a dirgli, ma no, ma che dice. Era solo per vedere di smarcarsi dalla questione, di sviare l’attenzione ed evitare che qualcuno facesse collegamenti fasulli con la storia del povero Impallomeni.

- Ha capito alla fine?

- Sì. Ha fatto la solita sceneggiata per puntualizzare chi è che comanda, ma poi ho gli spiegato tutto e mi ha detto che andava bene, che si poteva andare avanti su quella strada. Ma, prima di muovere un passo, si raccomandava di essere informato.

- Meno male, ci mancava solo lui e il quadro era completo.

- Il quadro? Certo il quadro è quello che è. Bisogna solo avere pazienza, aspettare che le acque si calmino. Qualche altro anno ancora e vedrai che ne usciamo. Fortunatamente qui non si è visto nessuno.

- E chi doveva farsi vedere! Ci mancherebbe! Cardascio è una testa pazza, ma permettersi certe levate d’ingegno all’insaputa del questore, questo no. Ah, pure io ce l’ho una novità. Niente di che, il quadro, sempre quello rimane. Anzi, mi pare pure che ci voleva.

- Di che si tratta?

- C’è un’altra lettera anonima.

- E ne hai saputo qualche cosa?.

Che vi dicevo? Basta alzare gli occhi e smetterla un poco con questo brusio continuo. E come d’incanto si cominciano a sentire anche quelle voci che normalmente nessuno sente. Perchè le avete sentite pure voi, vero? Ah, meno male! Non vi montate la testa però. Non è che un passettino piccolo, piccolo che non ci porta da nessuna parte. Ma almeno ci muoviamo. Dite che non vi pare che sia così. E che ho finito di dire io? Per queste faccende, bisogna avere pazienza. La realtà non è come nei film americani che ci hanno intossicato la testa. Ci avete fatto caso? A me pare che che anche il nostro modo di ragionare segua quella grammatica e quel ritmo. La nostra storia però è diversa o, almeno, vorrebbe essere così. Che venga bene non lo sappiamo e anche se in tanti ci diranno che ci siamo riusciti, non è detto che sia vero.

Comunque, basta con le divagazioni. Io qualche cosa di quello che si dicevano quei due l’ho capita. E Cardascio che non ci ha detto niente, il rifardone. C’è un’altra lettera? Andiamo a vedere.

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