mercoledì 2 dicembre 2009

(1) Il Commissario Cardascio e lo spillone insanguinato


CAPITOLO I

Via Bontà

Omicidio alla Vucciria

Un pensionato sessantenne trovato morto ieri in Via Chiavettieri.

La Questura non esclude nessuna pista.

I particolari in cronaca

Se arrivate a Palermo, arrivate alla Stazione Centrale. Non importa che mezzo usiate per viaggiare. La stazione sta in Piazza Giulio Cesare, anche se nessun palermitano lo ammetterebbe mai. Per lui quella piazza non esiste, non l’ha mai sentita nominare. Eppure c’è. Si allarga davanti all’architettura provincialumbertina della stazione e si chiude con la pomposa cortina marmorea, costruita nel ventennio, a far da ingresso monumentale alla via Roma.

Non è più notte e neppure pieno giorno, ma quell’ora incerta in cui la città finalmente rifiata. Le carovane dei nottambuli hanno preso la via di casa e non è ancora cominciato lo strombazzamento del traffico del mattino.

E’ un’occasione unica per guardarvi attorno perché, fra poco, non lo potrete fare più.


Mettetevi spalle alla stazione e puntate gli occhi dritto davanti a voi. Oltre le cortine di marmo grigio del su nominato manufatto littorio si apre una strada larga, almeno per i parametri di Palermo. E’ chiaramente deserta data l’ora e avete la possibilità, camminando di ammirare la cortina di palazzi liberty che la costeggia, giù, giù fino al Palazzo delle Poste, altro regalo del ventennio, maestoso e bianco. Una meraviglia fuori e soprattutto dentro coi suoi marmi neri e il rosso del rame che ne adorna le pareti.


In fondo, dopo l’hotel delle Palme, così lo chiamano i palermitani, intravvedete una piazza, molto più piccola di quella che vi siete lasciata alle spalle. E’ Piazza Sturzo, altro nome che i palermitani non digeriscono. Non potendo per oscure ragioni ignorarla, ne storpiano il nome e non mi sembra il caso di dirvi come, perché non vorrei rubare il mestiere ad altri miei, più o meno illustri, contemporanei concittadini.

Piazza Sturzo è propriamente un quadrivio. Una delle strade che vi si intersecano la conosciamo già perché l’abbiamo percorsa per arrivare. Due delle altre le tralasciamo perché non ci interessano. Guardiamo a destra. Lì comincia corso Scinà , una strada che tira dritto, almeno a quest’ora, visto che è sgombra di uomini e automobili, verso il mare che si intravede appena, come del resto in tutta la città.


Su corso Scinà si aprono una serie di stradine, rimasugli dell’intrico di vicoli della città vecchia. Su una di queste, Via Bontà, arriva un lapino carico di frutta e ortaggi, dal quale scende un uomo, che distinguiamo appena perché la luce del giorno che avanza e quella della pubblica illuminazione, carente, non ci consentono di più. E’ un fruttivendolo del Borgo Vecchio e si chiama Totino. Così da lontano, a vederlo scalciare come un tarantolato, sembra davvero buffo. Da tanto scalciare volteggia allegramente per aria qualcosa, che non si riesce a distinguere bene.

Totino si sente stanco e la giornata non è neppure cominciata. Ha parcheggiato il lapino davanti al portone di casa ed è salito su a farsi il secondo caffè.


Il primo l’ha preso, come ogni giorno da trent’anni in qua, che non erano ancora le tre e mezza di notte. Ora dalla finestra della cucina vede sopra i tetti del Borgo Vecchio il cielo di Palermo farsi chiaro, un azzurro da presepe sul letto rossastro dell’orizzonte. Totino vende frutta e verdure al Borgo e, come ogni mattina, è andato ai mercati generali. Ha caricato il lapino e, dopo il caffè, andrà ad aprire il banco che tiene sulla piazza. Totino è uno come tanti a Palermo. Non se la passa male. Come tutti, si lamenta che i soldi non gli bastano mai, anche se, si è comprato casa al Borgo e villino a San Nicola. Inutile ricordarglielo, però, perché vi ripeterà che gli mancano sempre quattro soldi per fare una lira, come diceva suo nonno buon’anima.

Prima di cominciare la giornata deve svegliare suo figlio Rosario.


Il picciottello ha 17 anni e di scuola non ne ha mai voluto manco a brodo. Dorme perché mai ha voluto seguire il padre ai mercati all’alba. Totino, che pure è grosso e ha la faccia cattiva, per quel figlio – Rinuccio - si squaglia tutto e ci passa sopra.

Rosario dorme e sogna signorine, come tutti, o quasi, i picciottelli della sua età. E’ impegnato, proprio adesso che suo padre apre la porta del suo camerino, in una laboriosa manovra per slacciare il reggipetto a Vanessa, la figlia di una vicina di casa.

- Rinù, amunì, Rosario, i cinqu si ficiru.

Totino ha cominciato a chiamarlo già prima di aprire la porta, ma Rosario manco ci passa per l’anticamera del cervello di sentirlo. E chi gli darebbe torto, visto quello che sta sognando di fare e quello, invece, che dovrà fare dopo che il padre sarà riuscito a svegliarlo?

Alla fine, comunque, il picciotto ha indossato il jeans e la maglietta e mangia latte e brioss sotto lo sguardo del padre che si ostina a raccontargli che ha visto questo e ha salutato quell’altro e che oramai coi prezzi non ci sta più nessuno.


Rosario, come sempre, si sta scordando dei giornali da portare giù. Ci pensa quando è già a metà delle scale di casa. Santiando risale, ne prende un grosso fascio dallo sgabuzzino della cucina e li porta al padre che vuol farlo sedere accanto a lui. Ma Rinuccio ne ha già sentite abbastanza di minchiate per quella mattina e tante ancora ne dovrà sentire per tutta la giornata che l’aspetta. No, si siede coi piedi a penzoloni sul cassone e piglia dal mucchio un giornale, il primo che ci capita.

Guarda tu la combinazione…

Legge appena il lancio Omicidio alla Vucciria e la cosa non gli fa ne’ caldo e ne’ freddo. Butta il Giornale di Sicilia con gli altri e, come tutti, pensa ai fatti suoi.

Ah, dimenticavo, ricordate che avevamo visto Totino scalciare qualcosa? La cosa in questione è rimasta sul marciapiede proprio di fronte a casa sua. Ed è davvero una cosa assai strana, un grosso topo di fogna con ancora in bocca i resti di un piccione spiaccicato da una macchina di passaggio.


Attilio Martirano è un pensionato come tanti. Ha 72 anni e bisogna dire che se li porta niente male, però ha un pochino di alzheimer. Niente di grave, perchè scaminia come un ragazzino tutto il santo giorno, salendo e scendendo le scale che è un piacere a vederlo. Certo, gli è successo un paio di volte di scordarsi la strada di casa. Certo parla che pare una macchinetta e la gente, pure i pochi amici che ha, lo evitano come la peste. Ma, se vi guardate un poco in faccia tutti quanti, con sincerità, ditemi chi non vorrebbe arrivarci alla sua età come ci è arrivato lui?

Comunque, Martirano, tutte le mattine va a fare la spesa. Evita i negozianti vicini perché li considera dei ladri, e non ha tutti i torti. Evita lo stesso pure quei pochi che ladri non sono perché Attilio Martirano, sarà per l’età, sarà per l’alzheimer, è tirchio assai.

Quindi, prende l’autobus verso le otto, tanto ha la tessera gratis di invalido civile, come tutti, e se ne va al mercato del Borgo Vecchio.


Questo mercato non è uno dei tre mercati storici della città che sono il Capo, la Vucciria e Ballarò. E’ abbastanza recente, circondato da palazzoni anni ’70, nel pieno centro cittadino, a due passi da Piazza Politeama. A dispetto però della vicinanza alla città bene, i prezzi sono buoni e le botteghe sempre aperte, domeniche e festivi compresi.

Ora per tornare a Martirano non è che il Borgo ha prezzi più convenienti del Capo, che gli verrebbe più vicino. Martirano però pensa di sì, contento lui!

Oggi deve portare a casa un poco di frutta e le coste per la cena. Cerca un pochino di arance sanguinelle, quelle rosse per intenderci, che vanno tanto di moda oggi. Ma, non riesce a decidersi. I prezzi gli sembrano spropositati. Martirano comunque ha tutto il tempo che vuole in quanto pensionato, quindi che premura c’è.

Finalmente, avvista un banchetto che ne ha in bella mostra una montagnola.

Se non l’avete ancora capito è, guarda la combinazione, proprio il banchetto di Totino.

Il nostro fruttivendolo è momentaneamente assente e vorrei vedere, povero cristo, dopo essersi alzato alle tre del mattino!

C’è, ovviamente, Rosario spaparanzato su una sdraio, occhiali scuri e ipod alle orecchie.

Martirano, sarà per l’età, sarà per l’alzheimer, non è che abbia molta pazienza. Ha provato a chiamare il picciotello ma senza risultato. Ora un pochino alterato e lì che gli scuote una spalla: A quanto stanno le sanguinelle?


Rosario, non se la piglia. Ne vede tante ogni giorno al mercato che Martirano incazzato manco lo vede.

Alla fine l’affare si fà; un chilo di sanguinelle e stop che oggi non si può più campare, la pensione non vale più una minchia di niente e quelli invece rubano i soldi a noi poverelli. E via di seguito, come fanno tutti. Si tratta, però, di puro e semplice soliloquio, che per Martirano non è una novità, perché Rosario in un lampo si è rimesso alle orecchie l’ipod e sente solo la sua musica metal.

Con il coppo delle arance avvolte nella carta di giornale, insieme alle zucchine per il pranzo e alle coste per la cena, il pensionato si ripiglia la 104 per tornarsene a casa.

E al solo pensiero gli si chiude la bocca dello stomaco. Perché direte voi? Beh perché Martirano ha un figlio. Vabbè, d’accordo che c’è la crisi delle nascite e gli embrioni li buttano nel cesso, ma non è che l’avere un figlio sia proprio una cosa tanto straordinaria. E poi siamo al Sud e ancora qui i figli si fanno.

Ma non è questo il punto. Ovvio. E’ che Franco, il figlio di Martirano, è, come dire, un tantino strano. Chi conosce il pensionato, non si meraviglierebbe certo di questo, è vero. Ma si tratta di stranezza particolare.

Comunque sia a Martirano questo figlio non gli cala per niente. Alla bella età di 25 anni se ne sta ancora a casa a mangiare a sbafo e guai a farglielo notare perché si scatena l’inferno. Lui da solo contro Ciccio e la signora Martirano, che come tutte le mamme del mondo conosciuto, difende il proprio pargolo, si fa per dire, con la furia di una lupa con la rabbia.


Dice che lavora, eh sì bello lavoro, fare il cameriere per quattro lire al mese. Di questi, poi, soldi mai che avesse pensato di contribuire alle spese di casa.

Il nostro pensionato è ora nella cucina di casa. Sono appena le dieci del mattino, ma, come si è visto, lui si alza presto e nonostante tutta la sua buona volontà nel perdere tempo, dopo due ore a casa ci è dovuto tornare per forza.

Non aspettatevi niente di che, la cucina di casa Martirano è uguale a mille altre, fatte di compensato tirato a lucido e di elettrodomestici incassati. Una di quelle che compri con meno di settecento euro, una occasione da non perdere. Per chi la vende, ovviamente. Perché, e non ditemi che non lo sapete, dopo un po’, le superfici si gonfiano e gli elettrodomestici di sfasciano. Tuttavia, onore al merito della signora Martirano, questa è come nuova, pulita e linda che è un piacere a guardarla. Nonostante ciò, Martirano non sembra affatto contento. Fa una faccia schifata manco avesse visto un cane morto da una settimana. Guarda nel lavello e scuote la testa come a dire, ci risiamo… In effetti, se solo potessimo affacciarci un attimo nella linda cucina dei Martirano, faremmo la stessa faccia pure noi.


C’è una puzza che si crepa. A quanto pare, il nostro pensionato la conosce già e ne conosce, pare, anche la causa, alla quale intende porre un precario rimedio in seguito, limitandosi per l’intanto a mettere a posto la frutta e le verdure che ha comprato al mercato.

Datosi che i giornali non li butta mai perché possono servire ancora, anche il Giornale di Sicilia che incartava zucchine e sanguinelle va a finire sulla pila che sta in cucina.

E, guarda un po’ la combinazione, proprio in cima alla suddetta che ci sta?

Omicidio alla Vucciria

Un pensionato sessantenne trovato morto ieri in Via Chiavettieri.

La Questura non esclude nessuna pista.

I particolari in cronaca

A questo punto, le cose sono due: o è una maledizione o, cosa assai più probabile, di quest’omicidio dovremo occuparci.

Comunque, aspettiamo e vedremo.


(accì)

fine della 1^ puntata

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è puramente casuale...


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