mercoledì 13 gennaio 2010

(13) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO XIII

Piazza Vittoria.

A codesta Sovraintendenza, non sarà di certo sfuggita la circostanza in parola, sulla quale, per altro, si è già avuto modo di fornire ampia ed esaustiva disamina nella nota n.23765/B1/09, che, ad ogni buon fine si torna ad allegare in copia.

Invero, non pare, infine, inopportuno ricordare la più volte citata pronunzia dell’Eccellentissimo Consiglio di Giustizia Amministrativa che, su caso analogo a quello in argomento, ha ampiamente fugato qualsivoglia incertezza interpretativa in ordine all’applicabilità alla fattispecie del combinato disposto….

Due giorni sono, dico due giorni, che Cardascio si rigira fra le mani quelle carte e gli pare sempre di tornare al punto di partenza. Non si capisce chi sia per chi o per cosa. Centinaia di lettere, relazioni, pareri, progetti, delibere e decreti e, alla fine, solo una cosa è chiara, una cosa che già conosce: che la questione dell’area di vicolo delle mandrie è chiusa e che, chi vi è interessato, se vuole, può fare ora quello che per trentanni ho proclamato ai quattro venti di volere fare.

Chi avesse deciso che tutto fosse a posto con leggi e regolamenti vari, questo no, le carte non lo facevano capire, almeno a lui.

Inutile, poi, sperare di trovare fra quei fogli il più labile indizio di un coinvolgimento di Impallomeni. Certo ha appurato, dopo lunga e tormentosa decifrazione dei protocolli, che le carte sono pure passate dall’ufficio in cui ha lavorato il ragioniere. Come sono passate da tantissimi altri uffici, però.

Forse, si dice e gli costa ammetterlo, aveva ragione quel tipo della Sovraintendenza, quello che lo aveva incrociato all’uscita dal colloquio con il dottore Perez. Magari, bisogna cercare di parlargli a quel tipo, si dice ancora il commissario. Non è che si aspetti chissà che cosa. Però, già il fatto di avergli sussurrato di evitare di perderci tempo con quei faldoni, qualche cosa doveva pur significare. O no?

Il nome se lo ricorda bene: dottor Virgilio chissà che cosa. Bisogna trovare il suo numero di telefono.

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Fin qui tutto ok: Uffici Periferici dell’Assessorato – Sovraintendenze. Perfetto, non gli pare vero: Sovraintendenza di Palermo- Il Sovraintendente- Segreteria. Andiamo avanti: Strutture Intermedie. Boh? Che vuole dire? Urp, no. Affari Generali e del personale? neppure. Ah, forse questo potrebbe essere quello giusto. Macchè, il nome non c’è.

E se chiamasse la segretaria di Perez?

No, forse non è il caso. Sarebbe come dirlo a tutti là dentro.

Ah, ecco, una soluzione c’è. Il commesso, il famoso commesso all’ingresso dell’ufficio. Il nome però gli sfugge. Rammenta, però, che tutti non sembravano proprio dei grandi estimatori di Perez.

Allora, torniamo indietro. Pagina scaduta. E che cazzo!

- Mimì, Mimì Cardascio…

E che sarà? Ruvolo si presenta un’altra volta e per di più con una nuova lettera, anonima pure questa. E con nuove raccomandazioni del Signor Questore. Potevano mancare!

…niente risultati per il caso Impallomeni? Che si desse una smossa Cardascio; pure sua eccellenza il Prefetto l’ha sollecitato il caso.

Amen, finita la pace. E così sia. Vediamo:

Ancora attorno ci girate? Niente avete capito. Quartararo solo fesserie vi ha raccontato, perché quello pare fissa, ma fissa non c’è!

Risultati. Certo, pare facile a lei! Lui era solo veramente, mica come la Antocci che era brava solamente a lamentarsi. Altavilla, manco lo salutava più da quella volta che l'aveva portato all'albergo Mozart. Ora ci mancava pure quest’altra lettera per completare il quadro.

Il questore? braitasse pure quanto voleva, tanto, la conoscono tutti ormai. Fa sempre così. Scattare, scattare perché il cittadino non può aspettare i comodi della polizia! La verità? tutto quell’attivismo èsolo fumo negli occhi per i fessi che ci credono. Stringendo, stringendo, poi, non è che concluda granchè la famosa dottoressa Antocci.

All’inizio, tutti con la bocca aperta: ma guarda che persona seria! Che grande lavoratrice! Ce ne fossero tante come lei! Minchiate grosse quanto una casa! Ora, però, chi prima, chi dopo, l’hanno capito tutti quanti la bella spicchia che è quella.

Però è pericolosa e Cardascio lo sa bene. Non sa come, ne’ perché, ma questa storia gli sa tanto di dejà vu.

Deve andare a parlarle ma per farlo deve avere qualche cosa in mano. Ma che cosa, santo Iddio? Che lei già non sappia già.

Dunque, anche questa nuova lettera anonima sembra scritta apposta per darle ragione. Niente incertezze stavolta. Il messaggio è chiaro. Bisogna cercare nella doppia vita di Impallomeni.

Come se non lo sapesse lui quante volte l’hanno usata questa tecnica. Non è che siano sempre tutte calunnie. Nel caso del ragionire, pare proprio di no. Ma, è chiaro come il sole che vogliono distrarlo dall’affare grosso.

Però che carte ha in mano? Impallomeni ha lavorato proprio nell’ufficio che per trentanni ha bloccato l’affare. D’accordo.

Dopo, la questione si è risolta e, proprio quando si è risolta, Impallomeni muore ammazzato.

Ma che senso ha? Forse che il ragioniere ha preteso troppo per qualche servizio? Servizio per bloccare ancora una volta o servizio per sciogliere gli ultimi nodi? E chi sarebbe il destinatario finale? Potenzialmente, sono così tanti quelli che perdono e vincono in questo gioco che è difficile capire chi possa avercela avuta con quel povero disgraziato tanto da farlo ammazzare.

I primi a guadagnarci, è chiaro chi sono, ma non ce li vede proprio come assassini o mandanti di assassini. E, quale guadagno sarebbe visto che, a cose fatte, se ne vengono fuori dicendo sul giornale di voler mollare tutto?

Sente rogne grosse in arrivo, ma una visita ai frati mi sa che deve proprio farla. Tanto che cos’ha da perdere? Peggio di com’è finito…

Se ne esce dall'ufficio. Ha bisogno di prendere una boccata d'aria. A pensare tanto ci ha perso l’abitudine e gli è venuto il solito cerchio alla testa, che, spera, non diventi l’emicrania che dura tre giorni. Troppa tensione, Cardascio!

Che ora è? le sette di sera e c'è già scuro. L’autunno comunque avanza e, nonostante il caldo non molli ancora la presa, le giornate non possono fare a meno di accorciarsi. E’ già qualche cosa, si dice il commissario. Almeno non siamo costretti a passare sedici ore al giorno con quella luce accecante.

Uscendo dalla Questura, decide che non ci vuole tornare subito a casa. Tanto che ci va a fare? Taglia per villa Bonanno. A lui piace quello spizzico di giardino. Gli piacciono, anzi gli piacevano, le palme altissime che lo fanno sembrare un’oasi del deserto prima che arrivasse il punteruolo rosso.

Certo lo sa che il posto ha gran una brutta fama e solo chi ci trova interesse ci va dopo l’imbrunire. E chi ci trova interesse è gente che in faccia non vuole essere guardata e che cerca altra gente con le stesse inclinazioni. Così alle persone per bene, si fa per dire, non verrebbe mai in testa l’idea di fare due passi nella villa alle sette di sera.

Meglio così, almeno per Cardascio, che questa sera non vuole incontrare nessuno. A lui di quello che si fa nella villa al buio non gliene frega niente. Mica ha la fregola di certi suoi colleghi, che se ne stanno tutto il giorno a naschiare il vento e che già le palle a quelli della villa gliele hanno rotte più di una volta, con fotografia sul giornale e interviste alle TV locali.

- Allora commissario la lettera l'avete ricevuta?

Oh cazzo! Non è riuscito a vedere un accidente. Cardascio odia il cellulare e non ne ha mai capito l’utilità. Infatti, normalmente, lo tiene spento. Capita però, come è successo stamattina uscendo, che lo accenda e, visto che tutti ne conoscono le abitudini e non lo chiamano, il telefono è rimasto muto tutto il giorno e lui se l’è scordato. Ma, ora, quando è lì lì per fare un passo avanti nelle indagini, quello suona e lui si distrae di quel tanto che gli impedisce di capire chi gli ha appena chiesto della seconda lettera anonima. E che cazzo!

- Mimì ci sei?

- Pronto, pronto, ma chi è?

- E che non mi riconosci? Peppino sono.

- Ah, Peppino, sei tu?. Devi dirmi qualche cosa?

- Ma come Mimì e me lo chiedi pure? Mi aspettavo di sentirti già da qualche giorno. L’hai letto il referto dell’autopsia di Impallomeni?

- Mi pare che la Antocci non me lo abbia ancora passato. Ora non mi ricordo bene, scusami. Perché hai trovato qualche indizio importante?

- Niente, niente, leggitelo e poi mi dici. Va bene?

- Va bene, Peppino, scusami ancora. Ciao

- Buona serata Mimì.


(accì)


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