sabato 5 marzo 2011

Il Marocco in due x due (VIII giorno)

venerdì 15 agosto - ottavo giorno

Marrakech - Eassouira



Oggi il caldo non è così opprimente, è solo soffocante. Dopo aver fatto colazione e controllato i deludenti risultati della schedina marocchina, partiamo per Essaouira. Prima però vogliamo vedere la piazza Djema el Fna di giorno.


E' sempre affollata e caotica, ma mancano i distributori di salmonella, ossia le bancarelle fast food dove abbiamo cenato ieri sera. Per fortuna sono presenti quelli che offrono il microbo ibernato nel ghiaccio dell'aranciata.


In un baleno troviamo la strada che ci condurrà a Essaouira in meno di due ore.


Dopo centoventi minuti, infatti, avvistiamo l'enorme distesa dell'oceano Atlantico. Qui fa quasi freddo . La spiaggia è immensa e piena di marocchini in vacanza. Il mare non è molto invitante a causa del colore (beige) e del suo stato di agitazione. L'albergo Tafout è modesto , ma possiede eleganti saloni e ampi luoghi di vita comune. Per questa sera è previsto il buffet. Siamo emozionati per l'avvenimento.


La nostra stanza si affaccia su una zona che ci ricorda Romagnolo e i bagni Virzì. Qua e là cumuli di terra scaricata abusivamente da camionisti frettolosi, poi rottami di auto e cani rognosi che gironzolano in cerca di immondizia. Usciamo per fare una passeggiatina di perlustrazione.


Il paesino è un gioiello. Pulito, ordinato e salubre. I commercianti dialogano alla pari con i clienti senza stress e avidità. Anche i turisti sono docili e rilassati. Sorseggiano tè e masticano corna di gazzella (dolce tipico ndr) nei numerosi bar dislocati in eleganti e fascinose piazze chiuse al traffico.


Visitiamo i negozi come se fossero salottini di amici pronti ad ospitarti per un tè. Chi ci parla della sua lontana terra, chi delle sue gazelle (donne n.d.r.), chi addirittura dorme adagiato su comodi kilim in attesa di un gentile cliente che lo desti amorevolmente come il principe con la bella addormentata nel bosco. Ci sentiamo Alici nel paese delle meraviglie.


Rincuorati da tanto calore umano, risaliamo in auto per esplorare la costa a sud di Essaouira . Ci imbattiamo nel paesotto berbero di Diabet o Diabat. Sono 10 o 12 case senza significato. Però Jimy Hendrix è passato di qua. E tutti sono felici di questo.


Alle 20,05 ci precipitiamo al buffet. C'è già la coda dei clienti che non vedevano l'ora che arrivassero le otto


Tutti i locali dell'hotel sono invasi dal fumo delle sarde arrostite. Infatti lo chef ha pensato di fare cosa gradita agli ospiti accendendo la brace nella sala da pranzo.Con le finestre chiuse


Riempiamo i nostri piatti con insalate, pollo, riso, caponata, sarde arrostite (ovviamente), pomodori imbottiti e ci andiamo a piazzare vicino la finestra. Che apriamo. Accanto a noi una coppia di italiani (il gigante padano e la sua donna) che si lamentano per il fumo puzzolente che li investe in pieno.


Dopo cena torniamo in città a piedi lungo la spiaggia brulicante di festosi magrebini in vacanza. C'è pure un luna park con un autoscontro circondato da decine di curiosi. Ma il curioso è che ciò che guardano sono delle macchinine assolutamente ferme che quindi non si scontrano. Questo, per loro, è molto divertente.


Decidiamo di prendere il solito tè alla menta all'hotel Al Riad Medina. Al piano terra c'è un terrazzino-cortile mozzafiato per la sua bellezza. E' l'apoteosi dello stile orientale, del relax e del fascino. Tutto è perfetto. Anche i clienti sono bellissimi. Elio ed io progettiamo di tornare qui in futuro con le nostre donne (future). Ad un certo punto arriva un signore con impermeabile beige e portamento fiero. Immaginiamo si tratti del gestore della locanda. Poi scopriamo che in effetti si tratta del commissario di polizia. La sua faccia ci ha ricordato quella di Mohammed Alì degli anni '60.


Chiamiamo il cameriere. Sorride sempre, ci confida di essere molto stanco. Ed infatti il tè ce lo porta 45 minuti dopo averlo ordinato.


Ma non tutti i clienti si comportano bene . Accanto a noi un francesone raccatta tutte le patatine fritte lasciate nei piatti del tavolo vicino e le fa mangiare alle sue amiche che invece di schifiarsi ridono. E' una scena da quark: il saprofita che nutre le sue femmine.


Tornando in albergo passiamo dal porto. Qui scopriamo il luogo dove i pescatori arrostiscono il pesce scelto dal cliente . Uno di loro ci chiama. Assomiglia a Toninho Cerezo.


Anzi qui tutti assomigliano a Toninho Cerezo ed hanno un accento portoghese. E' evidente che il calciatore carioca sia passato da queste parti 25-30 anni fa e che si sia divertito parecchio.


Dimenticavamo di dire che questa è soprannominata la città del vento, ma noi preferiamo chiamarla il villaggio della bufera gelida visto che la brezza estiva si è trasformata in grizzly.



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