venerdì 12 marzo 2010

9. Gli oggetti

E così sono arrivata al fatidico momento: quello di sgombrare la casa, perché la sto vendendo.
Il mio viaggio in Venezuela doveva durare uno o due mesi, ed invece è durato 35 anni. Anzi il mio non è stato un viaggio, è stata la mia
vita per tanti anni. Ho pure preso la nazionalità, ho avuto una figlia, ho lavorato in fabbrica, ho fatto mostre ed ho avuto ed ho amici. Ho avuto discussioni e meravigliosi momenti felici. Amori ed antipatie, come avrei potuto averli a Palermo o a Genova o in qualsiasi parte del mondo.

Quindi questo pezzzetto di diario, è quello degli oggetti. Già gli oggetti, quanta importanza gli abbiamo dato: una cartolina di un amore in viaggio dove, dietro la scrittura leggevi tante parole
appassionate e ti riempiva il mondo. I disegni di quando mia figlia era piccola, e la sua passione erano i Troll. Per cui disegnava questi mostruosi esseri con i capelli colorati e gli occhi vuoti. Ma…erano così teneri!

Libri in italiano: quando ero fanatica di Patricia Highsmith, poi la fase di Carlos Castaneda , i libri di viaggi ( che non abbandonerò), i viaggi di Colombo, quelli di Humboldt barone tedesco, appassionato esploratore,una mia passione, che viaggiava e misurava le montagne ed
i vulcani del SudAmerica e raccoglieva dati e farfalle. Il libro del Venezuela scoperta dai viaggiatori Europei, gli sgabelli a forma di tigre degli indios Makiritare . Le cronache dei conquistatori, di Frà Bartolomè de Las Casas vescovo Spagnolo,che che fu lunico a difendere gli indios « Tutta questa gente di ogni genere fu creata da Dio senza malvagità e senza doppiezze [...]. »

Libri sulle farfalle venezolane, sui serpenti, sugli uccelli e le orchidee che cresono selvatiche sugli alberi e sui prati. Ricette di Margarita, i ristoranti di Caracas. Biglietti da visita dei ferramenta, di quelli che fanno le spedizioni internazionali, di un amica o amicho che chissà dov’è adesso. Prima di cominciare a scrivere, mi sono fatta una meravigliosa doccia sulla terrazza al buio, le stelle su di me ed il profilo dell’Avila e delle palme che si muovono pianissimo. Questi non sono oggetti ed oggi avvolgono ed accarezzano i miei sensi.

Gli oggetti?
Quelli ad un certo punto perdono di significato, si riempiono di polvere e, serviranno di più a qualcun altro, ma questa sensazione di benessere dell’acqua che mi scorre addosso è soltanto mia ed è di questo istante. Quindi, tutto passa, anche gli oggetti che a volte ci sembrano eterni.
Se io fossi Garcia Marquez, li trasformerei in meravigliosi sogni surreali o forse in abitanti silenziosi di case ormai divorate dalla selva.
Ma preferisco disfarmene e trovarne degli altri.

(alessandra vassallo)

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