sabato 30 gennaio 2010

(18) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO XVIII

Piazza Vittoria

- Ruvolo, per cortesia, Ruvolo….

Poverina, la signorina Cherubini non si muove mai dal suo posto. Un minuto solo è mancata. Maledizione alle colleghe che l’hanno convinta a scendere nell’atrio a prendere un caffè. Chi la sente ora l’Antocci? Eppure, si ripete, doveva stare in guardia, perché stamattina quando è arrivata, il questore non ha neppure detto buongiorno. E’ filata dritta nella sua stanza, porta chiusa e silenzio.

Brutto segno, e ciò nonostante si è lasciata convincere lo stesso. Non è che avesse lasciato del tutto sguarnita l’anticamera del questore. Ha detto a Ruvolo di darci un’occhiata lui caso mai squillasse il telefono o la dottoressa avesse bisogno di qualche cosa. Lei, doveva riferire Ruvolo, era andata in bagno perché si sentiva poco bene.

Sì, Ruvolo, come se non lo conoscesse quello. Chissà dove si era perso. Comunque, bisogna evitare che la dottoressa continui ad incazzarsi. E’ sicuro, se qualcuno non si assuppa la sfuriata, la cosa finisce male per tutti.

- Dottoressa, ha bisogno di qualche cosa?

- Ah lei è Cherubini! Che piacere, che onore averla con noi stamattina! Ma è possibile che in questo ufficio devo fare tutto da sola! Nessuno che faccia il suo lavoro come si deve! Mai, che quando si ha bisogno, si trovi la gente dove deve, capito Cherubini?, deve stare.

Infante, dov’è Infante? E’ tutta la mattina che lo cerco. Cercatelo, chiamatelo, ditegli che deve precipitarsi qui. Subito!

Pure Infante ci voleva! Che gli ha preso ai colleghi stamattina? Prima Ruvolo, ora Infante, tutti scomparsi…Ma, come faccio a cercarglielo? Al telefono l’ha chiamato e vuol dire che nella sua stanza non c’è. Pure al cellulare l’avrà chiamato, questo è sicuro come la morte. Come faccio? Mica posso andarlo a cercare perchè, se mi chiama un’altra volta e non mi trova…

- Ah qui sei Ruvolo? Non l’hai sentita la dottoressa? Che ti avevo chiesto? Una cortesia ti avevo chiesto. Di starci attento tu un minuto, il tempo di prendere un caffè. Veleno mi ha fatto, il caffè.

Cercagli Infante, per cortesia, subito. Digli che deve venire qui, subito!

Ruvolo ha un suo tavolino in mezzo al corridoio, disposto proprio di fronte all’ingresso dell’anticamera del questore. Così vede chi viene ed è visto dalla Cherubini, che può fargli un cenno quando ne ha bisogno.

Senza dire una parola il commesso va verso il suo tavolo e solleva la cornetta sotto gli occhi della collega

-Dottore, mi deve scusare, perché sarei venuto di persona a cercarlo, ma mi dice la signorina che la dottoressa ha assai premura di vederlo. Sicuro, certamente, riferisco. Buon giorno.

Una strega, questo era una strega. Non l’aveva chiamato Infante, ora lo sapeva. L’aveva fatto apposta per umiliarla e lei che ci cascava come una scimunita, come se non la conoscesse a quella strega. Strega!

- Infante, che cosa ti sei messo in testa?

- Antonella, non capisco.

- Non fare il finto tonto Infante, tanto lo sai che con me non funziona, vero che lo sai? In questa vostra città, dove siete tutti abbottonatissimi, alla fine tutto si viene a sapere!

- Continuo a non capire Antonella. Se mi spieghi posso chiarirti ogni cosa. Lo sai bene quanto ti sono amico, un amico devoto e fidato.

- Io di amici,qua dentro, non ne ho, Infante, e non ne voglio avere. Quelli che ho me li tengo stretti e stanno tutti da un’altra parte.

- Come vuoi Antonella, sono a tua completa disposizione! Se pensi che non ci siano più le condizioni per continuare la nostra collaborazione, basta che dici una parola e io mi tolgo di mezzo.

- Finiscila di fare la sceneggiata. Te l’ho detto che a me non la fai. E non c’è motivo di interrompere la nostra collaborazione, come dici tu. Anzi. Però, voglio che ti sia ben chiara una cosa. Te la dico ora, Infante, e non te la dico più, chiaro? Dunque, non ti sto dicendo che hai fatto male. Che credi che non lo capisco che pure tu hai le tue ambizioni? Giuste, sacrosante! Io mica ci voglio restare per tutta la vita qua dentro. E tu lo sai. Quindi, ci siamo chiariti una volta e per tutte. Non hai fatto male per quello che hai fatto. Hai sbagliato il modo di farlo, questo hai sbagliato, Infante! Vuoi sederti sulla mia poltrona? Non c’è problema! Mettiti bene in testa però che ti ci faccio sedere io, sia ben chiaro. Mi fai ridere, mi fai. Come se non lo sapessi quello che combini coi tuoi amichetti. Lo fai con me e mi sta bene. Lo fai anche con gli altri e mi starebbe pure bene. Però, voglio, anzi pretendo che prima lo concordi con me. Sono stanca, Infante, di questo ammucciarsi che avete qui. Stufa, Infante. Può essere divertente all’inizio ma poi rompe. Quindi continua pure a fare quello che fai, ma sappi che quello che hai riferito a chi sai tu l’ho deciso io. Io ho pesato le parole! Io ti ho fatto credere quello che hai pensato di avere capito con quell’intuito da leguleio da quattro soldi che ti ritrovi. Io, capito, Infante? Ma che ti dico a fare le cose! Te le scordi? Eppure, e non sai quanto me ne sono pentita dopo, mi ero pure lasciata scappare che con questa storia di Impallomeni volevo divertirmi, che volevo farli stare sulle spine. A tutti, Infante, a tutti…

- Antonella, ti assicuro, devi credermi per quanto di più sacro ho nella vita, mia moglie, i miei figli, che mai e poi mai potrei tradire la fiducia che hai nei miei riguardi.

- Basta, basta! Sei irrecuperabile, irrecuperabile. Ma quando finirà questo tormento, quando? Lo capisci che ho accettato perché non potevo tirarmi indietro? Mai avrei pensato che fosse così. Ora, però basta, Infante, quello che dovevo dirti te l’ho detto. Se ti piace continuare a fare il buffone, accomodati, ma fuori di qui. Abbiamo da fare cose serie, Infante, cose serie. Lasciamo perdere queste minchiate della fiducia, dell’orgoglio ferito.

- Come vuoi tu, Antonella.

- Guarda che ci siamo. Si chiude. E’ solo questione di qualche giorno e pure questa è fatta.

- Ti riferisci all’omicidio di Impallomeni?

- E a che cosa se no? Tu, però, mi devi fare un favore.

- Quello che vuoi Antonella.

- L’hai letto il referto di Pignatone?

- Sì che l’ho letto e mi pare che, come sempre, ti dia completa ragione.

- Che leccaculo che sei! Incorreggibile. Però, c’è qualche cosa che non quadra in quel referto, che potrebbe fare saltare la soluzione che è nei fatti e che tutti ci auguriamo venga a galla.

- Cosa devo fare Antonella?

- Guarda niente di che. Stai tranquillo. Qui le cose vanno secondo giustizia, Infante. Bisogna solo evitare che i colpevoli restino impuniti, che tutto si impantani nelle sabbie mobili dei se e dei ma. Dobbiamo assicurare la sicurezza ai cittadini, Infante, e quando non riusciamo ad evitare che i crimini vengano commessi abbiamo il sacrosanto dovere che i colpevoli paghino per quello che hanno fatto in modo da dare l’esempio. Esempi ci vogliono. Chiari ed inequivocabili.

Si vede proprio che la Cherubini, oggi, la testa non ce l’ha dove dovrebbe averla. Loro ci sono abituati e non ci fanno più caso. Ma per noi è diverso. La stanza del questore è splendida, l’abbiamo detto. Però c’è un problema. Non si è mai capito bene a cosa si debba, ma, man mano che la giornata avanza, la stanza comincia ad emanare un tanfo insopportabile. Non è come per la puzza di casa Martirano. Per quello è abbastanza semplice capire da dove venga, nonostante le fesserie che si inventa per non pagare l’idraulico il padrone di casa. Qui è diverso. Non si tratta di puzzo, ma di tanfo. Qualcuno ha detto che deve trattarsi di infiltrazioni di umido che impregnano i mobili e le suppellettili della stanza. Hanno anche fatto dei lavori di coibentazione, ma il tanfo non se ne è andato. La Cherubini, che lo sa bene, ogni mattina prima che il questore arrivi, spalanca le finestre per arieggiare e qualche risultato l’ho ottiene, seppure temporaneo. Oggi se ne è scordata. Bene per lei che qui non ci faccia caso più nessuno.

Ma Cardascio?

Dov’è mai finito quel benedetto cristiano?

Stronza, buttana e troia maledetta! Quante me ne ha fatte passare questa santa della minchia! Io solo ci posso combattere con questa, io solo. E solo Dio sa quanta fatica mi costa a trattenermi! Santa, sì bella santa! Vengono qui con la puzza sotto il naso perché siamo tutti mafiosi, noi! Poi fanno le peggiori porcherie. Il lavoro sporco, un piccolo piacere! Ma deve venire il momento..arriva per tutti e deve arrivare anche per lei!

E’ tutto rosso in faccia il dottore Infante quando esce dalla stanza del questore. La signorina Cherubini non sa che cosa fare, se rivolgergli la parola come ogni giorno o tacere. Alla fine lo saluta soltanto, ma quello tira dritto senza neppure degnarla di uno sguardo.

Oggi si vede che è proprio una giornata storta.

- Signorina! Signorina Cherubini!

Ancora! che vuole stavolta? Ma, non ci riesce a starsene tranquilla questa benedetta cristiana?

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