mercoledì 24 febbraio 2010

(25) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO XXV
Via Vittorio Emanuele
Caffetteria Rizzo I

- Egregio dottore, venga, venga. Non si faccia problemi. Si accomodi. Qua per fortuna si sta benone, non crede?

In effetti, Cardascio non ha torto. All’Antica caffetteria Rizzo si sta proprio bene. E non perché abbia qualcosa di speciale rispetto agli infiniti altri bar/caffetterie della città. Anzi, se proprio si volesse essere pignoli, l’arredamento è proprio al risparmio. Non ci sono ne’ marmi, ne’ luci sfavillanti. Però, una cosa particolare ce l’ha. E’ uno dei pochissimi locali dove ci si possa sedere a consumare. Un tempo ce ne sono stati tantissimi. Ora, invece, quelli che ti offrono, a pagamento s’intende, una sedia ed un tavolino, si possono contare sulle dita di una mano. In tutti gli altri la consumazione si fa rigorosamente in piedi e, magari, di premura, come se al personale il cliente stesse antipatico. Ovviamente, c’è modo e modo di dimostrare questa, si fa per dire, antipatia. Non dovete mica pensare che nei nostri caffè i clienti vengano trattati male. No, questo davvero non si può dire. I camerieri, quasi tutti, sono gentilissimi e apparentemente armati di una innata pazienza visti gli infiniti modi con cui un palermitano può ordinare un semplice caffè. Ma, se li guardate con attenzione, noterete che, anche quando il locale è deserto, sembrano al limite del collasso psico-fisico tanta è la mole di lavoro a cui sono sottomessi. Lavoro, all’interno del quale, vi parrà strano ma è così, sembra non debba rientrare servire la clientela.
In questo l’Antica caffetteria non fa eccezione. Se avete la sfortuna di incrociare il turno di un particolare cameriere è meglio che rinunciate al vostro caffè o cappuccino che sia. Tanto, state pur tranquilli, basta fare meno di cento metri e ne troverete quanti ne volete di bar.
Oggi, purtroppo, è proprio di turno, quindi evitiamo di farci notare. Sediamoci qui che il tavolino di Cardascio ce l’abbiamo proprio di fronte e ordiniamo qualche cosa. Pure quelli che non hanno voglia di niente, per cortesia, facciano la loro ordinazione. Tutto, tranne il famigerato bicchiere d’acqua. Dio ce ne scampi e liberi!
Oh guarda chi si vede, il dottore Virgilio. Vai a vedere che il commissario aspettava proprio lui?

- Quindi siete andato dal commendatore Perez e gli avete chiesto un sopralluogo tecnico dell’area? Ho capito bene?
- Proprio così Commissario. Il dottor Perez ha acconsentito senza fare troppe questioni.
- Permettete una domanda.
- Prego commissario, sono qui per questo, mi dica.
- Non capisco e mi spiego. Che c’entravate voi con i sopralluoghi?e, mi pare di ricordare che la pratica, almeno per quanto riguardava la Sovraintendenza, era già chiusa o mi sbaglio?
- Chiusissima commissario. Il previsto parere era già stato reso a chi di dovere.
- E allora? Perché Perez riapre una questione archiviata e per di più quando a chiederlo è lei, dottore, che non dovrebbe occuparsi di tali questioni? Se potete chiarirmi questo dettaglio.
- Capisco che la cosa vi suoni strana, commissario. Se mi seguite cercherò di darvi qualche elemento, per così di dire, di contesto che vi chiarirà certamente il motivo di un così sollecito consenso del sovraintendente. Dunque, mi pare che, parlandovi della visita della buonanima del ragioniere, vi abbia già accennato alla mia, chiamiamola, inclinazione a venire incontro ai problemi dei colleghi, di tutti i colleghi, sia ben chiaro. Pure il dottore Perez ha avuto modo di apprezzare la mia esperienza in diverse occasioni. Con questo, credetemi, non è che voglia mettere in dubbio la competenza del sovraintendente. Solo che, di certo lo saprete, oggi le nomine apicali, i capi degli uffici per essere chiari, risentono molto della vicinanza alla politica. Non intendo contestare questo sistema. Affatto, però, vede, prima non è che i vecchi dirigenti fossero lontani dalla politica, solo che venivano dall’interno e conoscevano uomini e cose della amministrazione. I nuovi, invece, sovente di elevatissimo spessore culturale e professionale, che vuole, non masticano molto di leggi e regolamenti. Anzi, qualcuno dice pure che sono solo lacci e laccioli che bloccano e ritardano. Per stringere, commissario, Perez mi era grato e una cosuccia come quella non me l’avrebbe negata mai.
- Chiaro, ora è chiaro. Ma avete parlato chiaramente con il sovraintendente? Cioè gli avete raccontato proprio tutto quello che Impallomeni era venuto a dirvi?
- Non mi è sembrato il caso commissario. Certamente, gli ho ricordato che la questione stava a cuore al nostro vecchio collega e che questo continuava ad occuparsene per conto dei frati dell’Incoronazione. Ma, del resto, questo dettaglio Perez lo sapeva già.
- Dite?
- Sicuro commissario, perché Perez è pure lui un ex alunno dei frati e non ha smesso di frequentarli.
- Vi siete mai chiesto il perché di tanto attaccamento?
- A chi vi riferite?
- Sto parlando di Impallomeni, dottore. Non vi è sembrato strano che il nostro ragioniere continuasse a seguire una pratica che gli era passata per le mani quando era ancora in servizio?
- Caro commissario, dovete sapere che la vita mi ha insegnato a non meravigliarmi di nulla. Quindi, se mi chiedete una risposta perentoria, allora non posso che dirvi che non mi sento di negare ne’ di affermare niente circa le reali intenzioni di Impallomeni riguardo al progetto. Tuttavia, stando ai fatti e alle carte posso dirvi che difficilmente avrebbe potuto trarre un beneficio personale dall’operazione. Sempre che l’avesse voluto,
- Vi riferite alle modalità di finanziamento del progetto?
- Proprio a quelle commissario. Secondo la convenzione nessuno dei richiedenti, Impallomeni compreso, avrebbe gestito i soldi della regione e i benefici finali sarebbero andati solamente ai frati.
- Ma mettiamo il caso che qualcuno avesse potuto promettere una ricompensa nel caso le cose si fossero risolte in modo positivo.
- Ripeto, commissario, posso dirvi come funziona tecnicamente la cosa, ma non mi sento di rispondere sulle intenzioni o gli interessi degli interessati. Non pensate che non ci abbia riflettuto pure io sull’interesse mostrato da Vitangelo Impallomeni al recupero dell’area di vicolo delle mandrie. Ma, se permettete le conclusioni me le tengo per me, in quanto pure illazioni. La logica, al contrario, mi ha sempre detto che se le cose si fossero bloccate ci avrebbero rimesso i frati, così come, se il sopralluogo avesse avuto l’esito sperato, sarebbero stati i frati ad avvantaggiarsene.
- Egregio dottore, devo veramente ringraziarvi. La vostra collaborazione è stata esemplare, davvero. Ora però, se permettete.
- Scusate, commissario, ma la questione non è mica finita.
- Ah no?

Che ve ne pare? Che vi avevo detto? Qui si sta che un piacere, seduti comodamente come al cinema. Sorseggiamo il nostro caffè e ci guardiamo lo spettacolo. Beh, l’audio non è granchè, bisogna riconoscerlo. Però, sul resto non accetto lamentele. Scusi? Come? Ah, dovete lavare il pavimento? Proprio ora? Sì, ci mancherebbe altro. Possiamo stare seduti e sollevare i piedi mentre voi passate lo straccio? Certamente. Zitti per carità, se no poi chi lo sente a quello.
Perché non cambia quell’acqua lurida che c’è nel secchio? E che so io.

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ogni rifermento a fatti realmente accaduti
o a persone realmente esistite o esistenti
è puramente casuale...

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