martedì 18 marzo 2014

Mon Anoor



A Elan e Francesco

Fumoso buio stretto l’antro dei soliti compari che, sera per sera, affollano il locale.
Iraniano o italiano che sia, legni scuri e samovar e arazzi e scacciapensieri di ogni dove nel mondo, tutti insieme accompagnano le goliardiche serate degli  allegri compari…di Windsor…?

O passaparola silenzioso o  trasmissione via etere o through the net o messaggio subliminale, ma anche no!, ci si incontra nell’ameno/amato  Mon Anoor.
Si intrecciano parole, si scambiano gesti, si mescolano esperienze, si raccontano aneddoti. E barzellette, perché no?

La valenza non è dire per insegnare:  é piuttosto esserci, e comunicarsi, con grande rilassatezza.
E’ questo il tempo in cui il bar sotto casa o il cortile del palazzo o il comun muretto hanno trovato definitiva e impietosa sepoltura – allo scorrere e procedere della storia nulla può opporre la volontà dell’uomo, né alcun antidoto escogitare: solo, resta la passiva accettazione, e una volontà d’intenti che si stempera e sbiadisce nel fluire del tempo

Mon Anoor é sopravvissuto ai cambiamenti di mode e atteggiamenti del sentire: probabilmente un po’ demodé se interfacciato ai sempreverdi vecchi oltre ai nuovi sempre proliferanti  locali e pub e wine bar modaioli, di certo più affollati dai tanti che condividono l’umore del mostrarsi e dell’esserci. Oltre, ca va sans dire,  alla pulsione dell’incontrare.

Valutazioni statistiche alla mano, non vi sono incontri possibili, né si ravvisa l’opportunità prossima ventura che ve ne siano
Da Mon Anoor si va e si resta con chi si va
Eccezion fatta per gli altre dieci/venti usuali partecipanti al festino, via via divenuti noti e amicali compagni di serate.
Questo l’intento, e la spinta degli allegri compari: quasi non vi fosse alcun faticoso spostamento, e si restasse nel salotto di casa propria, solo un po’ più affollato

Come portarsi dietro il proprio spazio, restando avvolti dentro di esso,  e tutto ciò che ci occorre
Variabile impazzita, o mina vagante improbabile, a volte uno o più stranieri si profilano al bancone in legno scuro con sgabelli alti e sottili (scomodissimi, specie per chi indossa una gonna stretta…)
A volte restano, venendo inglobati nella cerchia dei soliti compari Altre volte si perdono nel buio della sera, per non fare mai più ritorno.

Che fine abbiano fatto, resta per sempre un mistero. Che nessuno intende svelare
Chiacchiera distratta, la domanda a volte é posta all’oste: questi, imperturbabile nella sua sempiterna camicia nera (o anche bianca) inverno o estate sempre sbottonata fino all’ombelico a mostrare orgogliosa il catenone d’oro da cui pende la croce che nemmeno il Corcovado…!!, infradito, anche quelle, per tutte le stagioni, e cadenti comode braghe di mood orientale, “Quell’esaurito!” tuona, servendo un’ottima birra trappista o preparando il celeberrimo cocktail allo zenzero.  

Ogni deliziosa bevanda, vero nettare degli dei, si accompagna ai gustosi piatti nazional-esotici, perfetto mix di cucina iraniana e italiana ideati e realizzati con maestria dalla splendida socia.
E come tacere poi del cicchetto finale, meraviglia di liquore al cioccolato
Ben distesi, un po’ incerta difatti é la posizione eretta, le pupille sgranate e le gambe molli, rilassati i compari se ne tornano a casa, dritti dritti a letto
Je t’aime, Mon Anoor!