mercoledì 20 gennaio 2010

(15) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO XV

La Curia dei Frati dell’Incoronazione

Don Raffaele Cimò

- Oh, Francesco Paolo che piacere sentirti? Come stai? E la tua signora? Gianni e Daniela?

- Bene, grazie, Don Raffaele, dovete scusarmi se vi disturbo, ma è cosa di una certa importanza e delicatezza.

- Ma quale disturbo…dimmi, Francesco, posso esserti d’aiuto in qualche cosa?

- Non si tratta di questo, ringraziando il cielo. E’ che l’altro giorno è venuto a cercarmi un certo commissario, il commissario Cardascio della Questura.

E va bene, si dice Don Raffaele, alla fine doveva succedere ed è successo. Troppo diretto il collegamento fra la Congregazione e il povero ragioniere per sfuggire alla polizia.

Francesco Paolo gli ha assicurato che non ha rivelato nulla e per questo lui l’ha pure un poco rimproverato. Non trova ci sia motivo per un riserbo che può, facilmente, essere scambiato per reticenza.

Impallomeni ha lavorato da loro in questi ultimi anni, e allora? Cosa c’è di male a tendere la mano ad un povero cristo, vedovo, che non riesce ad arrivare alla fine del mese con la misera pensione che gli passa la Regione?

Niente di male, assolutamente. Anzi, si tratta di operare il bene.

D’accordo, non bisogna esagerare nelle giustificazioni. Forse è più giusto dire che si è trattato, piuttosto, di dare aiuto a chi ne aveva di bisogno per riceverne qualcosa in cambio. Ed anche in questo caso, cosa ci sarebbe di male?

Niente, ovviamente.

Magari, ci può essere stata un tantino di imprudenza? Beh, quello può essere. Ma, come, anche lontanamente, andare ad immaginare che quell’uomo così a modo si facesse ammazzare per strada come un delinquente?

Va bene, dell’inclinazione di Impallomeni si sapeva. E’ vero, non si può negarlo. Ma santiddio! Che il Signore mi perdoni, a quell’età! Andiamo! ancora a correre appresso ai ragazzi!

Comunque, quel che è fatto è fatto, inutile piangerci sopra.

Devo informarLo?

Mi dicono che su quella nostra questione ha fatto fuoco e fiamme per l’articolo sul giornale. Immaginati a tenerlo all’oscuro di questo commissario!

Ma poi, ci sarebbe venuto da loro?

Chi può dirlo?

Dipende da com’è questo commissario Cardascio. Di solito, dormirebbe sogni tranquilli. Però…E’ stato già imprudente tenersi in casa Impallomeni – che, per inciso, bene bene non può dire di conoscerlo veramente - ripetere l’errore un’altra volta con la polizia, questo proprio non se lo perdonerebbe mai.

Chiedere a qualcuno? Assumere informazioni? E perché mai?

Farlo parrebbe rivelare un timore per qualcosa che non esiste. A parte scatenare le male lingue. Non se ne esce. In questa maniera non riesce a scegliere un partito per l’altro.

Meglio allora prendere un poco d’aria, avrà pensato, visto che ora passeggia da solo nell’immenso chiostro del convento.

Certo che è imponente, vi pare? Non si badava a spese a quei tempi, qui come altrove. E a Palermo, ai preti di soldi non ne mancavano. A chi dovevano lasciarli? Ora, se c’è qualcuno che si azzarda a dire che pure di eredi non ne mancavano…Per cortesia! Andiamo!

Si spendevano per la maggior gloria di Dio. E questo vi basti: niente analisi storiche, cronache o romanzetti d’appendice.

Dopo le cose sono cambiate, ovvio. Non è più come una volta, pure se alla fame non ci sono arrivati mai. Però, di soldi per costruire questi popò di edifici non ce ne sono più già da molto tempo.

Ora entriamo senza dare troppo nell’occhio e senza distrarsi come al solito. Non siamo qui per ammirare i monumenti.

Vi voglio, invece, presentare quel frate. Sì proprio quello che sta passeggiando nel chiostro.

Si chiama Raffaele ed ha cinquantanni, portati un po’ male, contrariamente alla media dei suoi confratelli. Come potete vedere, è alto ma un poco curvo e macilento. Pallido da fare paura, considerato che non esce quasi mai dal suo ufficio.

Non è che lo faccia per pigrizia o per mortificazione della carne. No, questo no. E’ che il nostro don Raffaele si porta sulle spalle un carico assai pesante.

Fa l’economo della curia generalizia della sua congregazione. E non è che sciali. Di novizi neppure a parlarne. Sono rimasti quasi solo vecchi, buoni solo a dire messa e a confessare quelle quattro donne che frequentano ancora quell’enormità di chiesa che si trova alle sue spalle. E sulle sue spalle, povero don Raffaele!

Perché il nostro don Raffaele deve sbattersi tutto il santo giorno e tutti i santi giorni che il Signore manda in terra per tenerla in piedi questa chiesa. E il convento, e il chiostro, per non parlare, poi, di quello che è rimasto sparso qui e là dell’antico patrimonio della congregazione.

Niente di che, solo seccature che non rendono niente se non guai, come nel caso di quel benedetto fondo (maledetto non se la sente di dirlo perché è pur sempre grazia di Dio).

Come rimproverarlo allora di avere teso la mano ad Impallomeni?

Una benedizione gli era sembrata. Per quanto di là con gli anni, il ragioniere era ancora assai arzillo e lucido e lavorava quasi gratis.

Ora, però, se facciamo un poco di silenzio, forse in questa quiete possiamo pure cogliere quello che Don Raffaele va dicendo fra se’ e se’ mentre passeggia.

Ci ha dato una mano a risolvere la questione? Sinceramente non si sente di affermare o negare niente. Certo è che, Impallomeni, lavorava da loro che non erano passati neppure due anni, e la faccenda si era risolta come d’incanto.

Lui l’aveva visto guardare le carte e il progetto. Stare seduto a riflettere, ad apportare qualche correzione alle relazioni, a tagliare da una parte ed a aggiungere da un’altra.

Andava e veniva dagli uffici con la sua grossa cartella nera sciupata e diceva sempre di continuare a sperare nel meglio, perchè la cosa si sarebbe risolta.

E la cosa si era risolta. Merito di Impallomeni? Sinceramente non si sente di affermare o negare niente.

Com’era contento Impallomeni quando è arrivata quella carta dalla Sovraintendenza. Manco fosse lui ad avere penato per tanti anni, sapendo che la buona riuscita dell’affare avrebbe risolto quasi tutte le difficoltà economiche della congregazione.

Poi si è presentato quel problema e la contentezza è sparita. Si è fatto scuro in volto e se possibile ancora più curvo. Mesi e mesi a stare seduto alla sua scrivania a guardare fisso davanti a se’ il muro bianco di fronte. O forse guardava il quadro di S. Annibale Maria di Francia? Sinceramente, Don Raffaele non si sente di affermare o negare niente.

Però, questa volta in cuor suo spera che proprio il santo guardasse Impallomeni, perché dopo tutti quei giorni grigi, di punto in bianco, l’ha visto arrivare una mattina dritto e arzillo come una volta.

- Dovete proprio realizzarlo voi il progetto?

Così, senza neppure salutare quella mattina.

- Certo che no. Anzi, a volere essere onesti, non ci aveva mai seriamente pensato visto come erano andate le cose. Una questione chiusa, almeno così gli dicevano tutti.

- Allora, niente è perduto! Scusate, scusate, ma ho cose molto urgenti da fare questa mattina.

Com’era venuto se ne era andato senza farsi vedere per alcuni giorni.

Alla fine era tornato e aveva ripreso il suo lavoro come se niente fosse successo.

Ora ci si metteva questo commissario Cardascio e don Raffaele non sa decidersi se aspettare o anticipare l’intervento, possibile, certo, non sicuro, della polizia. Non sa risolversi se agire secondo la sua coscienza che nulla ha da temere dalla giustizia, oppure informare chi di dovere.

Ne conosce il modus operandi e sa dell’indecisione che lo contraddistingue, anche, se in tanti lodano tale irrisolutezza come prudenza.

Forse, almeno, col padre priore, però?

E’ dura, inutile che ci state a babbiare. Vorrei vedervi nei suo panni! Ora che Don raffaele è tornato al suo lavoro, se proprio volete, date un’occhiata intorno che ne vale la pena.

Attenti però quando entrare nel giardino. I frati, poveretti, non sanno più a che santo votarsi. In primis don Raffaele, perché come per tutto quello che è questione pratica, pure questa è compito suo.

Hanno chiamato questo e quello. Si sono rivolti alle autorità responsabili, salvo poi sentirsi ripetere che responsabili erano altri. La cosa sta ancora là e priva il convento anche della consolazione di una passeggiata in giardino.

Che è successo di così tremendo? Perchè non la sentite la puzza?

E successo che la condotta fognaria è saltata e nessuno ha ancora deciso chi abbia il dovere di intervenire.


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