martedì 30 novembre 2010

Il Marocco in due x due (4° giorno)

lunedì 11 agosto 1997 - Taza - Meknes

Siamo appena entrati nella provincia di Taza dopo aver bevuto una taza di caffè in un bar pieno di mosche . Sulla sinistra costeggiamo un immenso lago con acqua chiara . Sulle rive si notano anche delle tende. O sono berberi , o sono bagnanti, berberi.

Abbiamo appreso nei giorni scorsi, da fonti assolutamente inattendibili, che in Marocco non esiste la scuola dell'obbligo.

Attraversiamo zone coltivate intensamente ad olivo . Gli alberi sono belli, sani e allineati. Ai bordi della strada pile immense di meloni, angurie e cipolle . Ma chi se li deve comprare? Tutte!?

A 38 chilometri da Taza passiamo davanti ad una villetta isolata -"Sarà la villa del dentista di Meknes" - suppone Pippo.

Mancano 29 chilometri alla meta e ci imbattiamo in una zona commerciale con negozi di ceramiche . Elio vorrebbe qui comprare - "le famose Tazze di Taza" -

Poi, la vista dell'insegna " Hotel Milano" lo distrae. Non lo si può più trattenere anche perché in quel momento siamo superati da un fuoristrada targato Bergamo. Un mix micidiale di richiami ancestrali che gli fa urlare in perfetto slang bergamasco: "Sotchmer" che vuol dire suca.

(trascorre il giorno)

Meknes ore 23,00

E' stata una delle più belle gite della nostra vita; questo è il parere unanime. Due su due!L
e strade, i posti attraversati e la grotta del Friouato resteranno scolpiti nella nostra memoria.

Giunti a Taza abbiamo fatto la spesa-pic nic al souq dove , la cosa più difficile, è stata trovare i limoni freschi e crudi. Si, perchè qui li vendono cotti e conservati sott'olio come le melanzane. Finchè non li proviamo non possiamo però dire “che fanno schifo!

Poi , carichi di inutili vivande, ci siamo inerpicati per una tortuosa salita lungo i tornanti della quale bambini bellissimi , spuntati dal nulla in questo panorama desertico, vendevano fichi, erbe e collane di mandorle che Elio comprava per ornamento e Pippo se le mangiava.

Salendo, la vegetazione si faceva più fitta,. Le querce diventavano bosco e i poliziotti diventavano guardie forestali. Ad un bivio due di loro ci hanno fermato per darci il benvenuto nella riserva forestale. Ci fanno sapere che lì vicino in inverno si va pure a sciare. Difficile da credere oggi con una temperatura prossima ai 40°. Insomma , poiché la descrizione della bellezza del posto non è facile ed è pure tardi, andiamo direttamente alla grotta.

Siamo all'ingresso della grotta. In una casupola in mezzo ad un querceto c'è un tipo magro magro che sarebbe il custode (?). L'ingresso costa solo 600 lire. Poverini, pensiamo noi, un posto così bello ad un prezzo così da fame. Ci si intenerisce il cuore. Ma il tranello è dietro l'angolo : il magrissimo ci dice che dentro la grotta c'è buio pesto ed allora ci costringe a comprare una piccola torcia elettrica (cadauno) per 18.000 lire. Sempre cadauno.

Non solo, il poverello ci terrorizza dicendo che il tragitto è complicato e pieno di insidie; è quindi indispensabile assumere una guida locale, che ci costa altre 18.000 lire . Solo a questo punto diventiamo duri. Quando è troppo è troppo! E cominciamo a mercanteggiare sul prezzo della guida irridendo al fatto che l'incaricato ha solo otto anni e che per questo non ci alcun affidamento. Otteniamo così lo sconto del 50%, ma il rischio è che entriamo nel pericoloso tunnel nelle mani di un ragazzotto di otto anni ripetutamente sfottuto. Siamo seriamente in pericolo.

Scendiamo.

La scala è ripidissima , man mano che si scende la temperatura si abbassa fino a farci sentire freddo . Dopo 200-300 gradini arriviamo al fondo di una vastissima grotta con un buco di luce in sommità. Ci aspettiamo che da un momento all'altro ci piombi in testa Patrick de Gayardon! (Quello che si buttava dall'aereo con il paracadue nei buchi della terra e che sarebbe morto sfracellato di lì a poco.- ndr 2010)

Mohammed (la guida ottenne) fischietta leggiadro. Noi, invece, procediamo goffamente e ci riempiamo di fango. Dalla testa ai piedi.

Ora si deve attraversare un cunicolo strettissimo. Secondo noi ci passa solo un piede . Il buio è fittissimo. Mohammed mette in atto ogni strategia per terrorizzarci. Comincia infatti a raccontarci di tragedie accadute in quella grotta . L'ultima risale a 17 anni fa. Sono morti dei belgi. E ci mostra il cumulo di pietre che dovrebbe nasconderne i cadaveri. Che per motivi oscuri sono stati lasciati lì. Forse perchè erano belgi.

Poi parla di pipistrelli voraci e malati. Nel frattempo siamo a trecento metri sotto il suolo, stanchi, insudiciati e con le ginocchia che ci dolgono. Il percorso è pure lipposo ed è pieno di spuntoni rocciosi invisibili nelle tenebre non illuminate dai fasci di luce delle nostre torcette-truffa da 18 mila lire.

Mohammed ha vinto , ci arrendiamo e decidiamo di risalire .

A questo punto incontriamo tre francesi rifardi che scendono senza guida e con una sola torcetta da 18 mila lire . " non ce la faranno" - pensiamo noi. E non lo sapremo mai!

Dopo un corroborante tè ripartiamo per Meknes. Sulla strada ci fermiamo a fotografare un gruppetto di bambine bellissime che ci vendono ancora collane di mandorle. Pippo, come al solito, se le mangia (le mandorle, non le bambine, anche se....).

Arriviamo a Meknes con la compagnia di un pilota belga che ci precede. Guida benissimo ed Elio lo vuole emulare. I sorpassi sono frequenti. Tra Elio e il belga nasce una sorta di complicità. I due piloti si sfidano, ma si rispettano. E' molto bello. Ma mi viene da vomitare

Siamo ora seduti in una specie di stigghioleria* di lusso. Il cameriere della stigghioleria è un carneade, in viso somiglia ad Al Pacino. Elio lo vorrebbe acquistare per immigrarlo a Milano. intanto due tavoli più in là un cliente erutta sempre e alla fine della cena (piuttosto pesante) sale al piano di sopra per fare piriti**.

La cena è economica e gustosa (brochette di carne bovina magra, olive, harissa, limonata, pane, acqua e tè con menta bollita). Secondo noi la menta è stata già usata e infatti il tè ha sapore di decotto di menta. A metà cena entra un elegantone in blu che si siede al tavolo con un fetente con i vestiti tutti macchiati , e insieme ad altri amici e amiche mangiano cervelli di pecore.

La cena è finita e torniamo in albergo. Qui troviamo difficoltà per il parcheggio. Elio tenta di aggredire un marocchino prepotente che gli soffia il posto. Poi desiste e gli dice solo stronzo, ma a bassa voce. Non si sa mai!. Meglio essere un po' vigliacchi che un po' vastuniati***. Decidiamo quindi di posteggiare altrove.

C'è grande movimento. Il giardino dell'hotel (bello, lussureggiante e con piscina) è pieno di giovani che parlano, bevono e ascoltano musica moderna dal vivo. Elio ed io decidiamo di organizzare , per il prossimo anno, una tournée, proponendoci come gruppo musicale Gli Spaghetti al Dente. Due giovani donne ci corteggiano, ma noi siamo fedeli a Paola e andiamo a letto senza le giovani donne.

* punto vendita (precario) dove si può gustare il budello bovino alla brace (stigghiola)
** peti
*** bastonati

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1 commento:

Anonimo ha detto...

mitici...