sabato 4 giugno 2011

Il Marocco in due x due (10° giorno)

domenica 17 agosto 1997 - decimo giorno

Essaouira - El Jadida

Sono le 23 e trenta e siamo nella nostra cella del bagno penale di El Jadida che la nostra guida considera un hotel a tre stelle. In effetti l'hotel Palais Andalouse ha un passato da sontuosa residenza di Pascià. E' ricco di marmi, mosaici e stucchi, ma le stanze sono allineate lungo corridoi alcatrazeschi che danno su un cortile interno pressoché invisibile per la presenza di alti muraglioni che non lasciano passare ne' luce ne' aria.

Il caldo è asfissiante e tutti i detenuti stanno in mutande nei corridoi facendo finta di chiacchierare con il compagno di cella.. Non si è mai visto un albergo con tutte le porte delle camere spalancate anche se inutilmente. L'aria fresca dell'oceano corre lungo i corridoi senza entrare nelle celle .

Oggi abbiamo lasciato la città del vento (Essaouira) alle undici dopo aver fatto inutili acquisti e dopo aver fatto conoscenza con un ragazzo disbile , Mustafà, che dipingeva su una piccola tela tenendo il pennello stretto fra le labbra.

E' stato il momento più toccante del viaggio. Poi siamo partiti dirigendoci verso nord. Lungo il tragitto abbiamo incontrato la città-cacca di Safir. Qui decidiamo di fare rifornimento di viveri, ma alla vista del mercato ci siamo quasi lanzati e siamo scappati via. Su un carretto di frutta c'erano più mosche che acini di uva. Tanto che non si capiva se vendesse uva con contorno di mosche o mosche con contorno di uva.

Dopo Safir, Oualadia. Qui le mosche lasciavano il posto ai vacanzieri che affollavano la splendida spiaggia protetta da due isolotti sabbiosi. Il mare appariva calmo, pulito e caldo. Decidiamo di proseguire alla ricerca di una spiaggia più bella, più accessibile e, soprattutto, più esclusiva.

Quando ormai ogni speranza era perduta ecco che Pippo adocchia una piccola trazzera a guardia della quale una bella fanciulla ci fa segno che da quella strada si arriva a mare. Arrivano anche la mamma e i vari fratellini. Seguiamo il consiglio, ma la strada, invece, porta in un fosso con un tubo di plastica.

Questo errore ci costa 2 sigarette. Le dobbiamo regalare ad un tizio che ci rimette sulla strada. Dopo 3 o 4 chilometri compriamo un mellone rosso. Il molonaro ci dice che il prezzo è di 3 dhiram al chilo. Poi pesa il frutto e agguanta la calcolatrice per calcolarne il valore.

Dopo 10 minuti di conti esce dalla sua tenda e ci mostra il display della calcolatrice : 390 dhiram !

-" cosa?..... 390 ? " - Si , 390 !. Elio dice che secondo lui pagare un mellone 72.000 lire è un po' esagerato. Ma il commerciante ci fa capire che il vero prezzo è 19 dhiram, cioè 3.534 lire. Cosa significava allora 390 ?. Non lo sappiamo.

A 55 chilometri da El Jadida, la svolta. Pippo ha l'ennesimo intuito assassino. Si decide di assecondarlo e allora imbocchiamo una trazzera che ci porta in una incantevole spiaggetta con patelle giganti. C'è anche uno che pare morto , ma poi non lo vediamo più e allora pensiamo che doveva essere vivo. Mangiamo l'anguria.

Dopo un caffè orripilante, arriviamo a El Jadida. Giriamo per un'ora attorno all'hotel che cerchiamo sballottati a destra e a sinistra da tutti quelli a cui chiediamo informazioni. Noi seguiamo tutte le indicazioni che ci forniscono, ma loro si contraddicono ad ogni incrocio. Ad un certo punto siamo noi a dire a loro cosa ci devono dire per indicarci l'hotel che comunque... troviamo per caso.

La tristezza riempe i nostri cuori. Non sappiamo come consolarci Decidiamo così di trascorre solo una notte in galera e non due come si era progettato il giorno prima. Passeremo l'ultimo giorno del viaggio a Casablanca. la città di Ric.

Dopo l'ottima cena al ristorante Le Broche, partiamo alla ricerca di un posto dove vendono birra. Ci facciamo aiutare da un ragazzo buono con nome ebreo e gola tagliata. Dice di avere subito una rapina dieci giorni fa. Lo carichiamo imprudentemente in macchina.

Ibraim ci aiuta a trovare tre lattine di birra calda in un locale nascosto e ormai quasi chiuso. E' tardi e tutti vogliono andare alla festa che sta per cominciare sulla spiaggia di Sidi Bouzid e che pare durerà tutta la notte. La festa, invece, è sotto la finestra della nostra cella. C'è un matrimonio e quindi tutti gli invitati urlano e sbattono piatti. Decidiamo di perdere un po' di tempo al bar dell'albergo dove ci servono della birra ghiacciata. E, cosa più sorprendente, il cameriere è un tipo molto sveglio.


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