giovedì 4 marzo 2010

8. il frutto del cacao

Sono arrivate due amiche da Palermo: Anna e Rosamaria.Sono andata a prenderle all’aereoporto di Caracas :Maiquetìa o Simon Bolivar, cioè come dire Punta Raisi o Falcone-Borsellino.

Naturalmente nel monitor degli arrivi, il volo Alitalia era l’unico delated, cioè in ritardo per cui ho aspettato quasi due ore. Nell’attesa ho letto il giornale : Ultimas Noticias, giornale dei Chavisti, ho mangiato un’arepa con pollo (che poi mi ha fatto male), sono stata all’Internet cafè, a guardare la posta che era vuota perché l’avevo controllato un ora prima. Finalmente sono arrivate.

Le ho accompagnate all’albergo e il giorno dopo: in giro per Caracas, quella che i turisti non conoscono perché hanno paura di andare in certi posti. Prima di tutto la Quinta de Anauco, che è la casa dove nel 1857, Bolivar passò alcuni giorni prima di andare in Colombia e morire a
Cartagena. La casa è nel cuore di Caracas.

Una deliziosa casa coloniale, del “700. La casa apparteneva in principio a famiglie di conquistadores spagnoli, ma dopo la Battaglia di Carabobo nel 1821 guidata da Simon Bolivar e poi definitivamente nel 1823, il Venezuela acquista l’indipendenza dagli spagnoli, e la casa divenne proprietà del Marchese del Toro (venezuelano)

La guida era bravissima e ci ha raccontato un sacco di aneddoti davvero simpatici. Per esempio che il passatempo delle bambine fino ai 15 anni, era quello di vestire e svestire le statuette dei santi e fare vestitini per loro. Se poi, continuavano con questo gioco anche dopo i 15 anni allora le cameriere dicevano che sarebbero rimaste zitelle. Oppure che c’era un letto di fermata (parada), dove si svolgevano gli atti più importanti della vita di un essere umano: la nascita, la
morte.

Lì le partorienti ricevevano le visite dopo il parto, le ragazzine di 15 anni esponevano i regali ricevuti per il compleanno, e lì si mettevano i morti per ricevere le visite ed in questo caso si cambiavano le tende e l’arredamento della stanza: tutto nero. Poi c’è lo spazio dove le signore si riunivano a bere il cioccolato con gli invitati. C’è il giardino, il patio, come sempre centrale, con una fontana in mezzo e che a me dà sempre una sensazione di non tempo ed uno spazio
pacifico e rilassante.

E poi ci sono dei bellissimi quadri e sculture in legno fabbricate in venezuela, del 700, 800. Veramente interessante e pensare che nei tanti anni di vita qui, io non l’avevo mai visitato.Da lì siamo andate alla Plaza Bolivar che è nella parte più vecchia di Caracas. La piazza non è grande, piena di begli alti alberi con gli scoiattoli che prendono da mangiare dalle mani dei bambini.

Nel centro della Piazza, c’è una grande statua di Bolivar sul suo cavallo bianco “Palomo” e le persone vanno lì e portano corone di fiori.Una bella piazza dove si riuniscono molto i chavisti. Tanti anni fa, la domenica c’era pure la banda. Anna e Rosamaria il giorno dopo sono andate a Canaima a vedere la cascata dell’Angel che è altissima, in mezzo alla selva..

Al ritorno ci siamo incontrate all’aereoporto, ci sono venuti a prendere con una jeep e siamo andati in un posto che si chiama Caruao. Caruao si trova ad oriente di Caracas, sul mare.
E’ una zona di cacao e di pesca. Dopo un viaggio di due ore su una grandissima jeep con le sospensioni scassate, però una musica con video ad alto volume e pura salsa, siamo arrivate ad una posada che si chiama: Aloe Spa, ed è di due amici miei, Andrès e Beatriz.

Ci hanno accolto con una ricca cena e ci hanno accompagnato nella nostra casa che è un grande spazio aperto tutto di legno, in mezzo ad una vegetazione bellissima formata da palme, banani, alberi altissimi e la mattina ci svegliavamo con il canto delle guacharacas che sono dei pettegolissimi uccelli grandi, tipo fagiani che fanno un gran casino.

La mattina spiaggia deserta ed un sacco di pellicani che scendevano a picco a mangiarsi i pesci. Abbiamo tentato inutilmente di fotografarli: o prendavamo la macchina troppo tardi, o erano troppo lontani. Abbiamo giocato con le onde e passeggiato fino a degli scoglietti lì vicino. Pomeriggio abbiamo visitato una hacienda di cacao, abbiamo visto la frutta e provato i semi che sono squisiti. La frutta del cacao è grande (foto in alto), dentro ci sono tanti semini viola, avvolti da una deliziosa membrana tenera e bianca. Abbiamo comprato delle palle di cacao grezze che poi si preparano con cannella, zucchero di canna e rum.

Abbiamo visto la ceiba che è un gigantesco e bellissimo albero con le radici lunghe lunghe che per i messicani e per gli indios è l’albero della vita. Siamo state lì tre giorni. Anna ed io la mattina presto siamo andate a disegnare un fiore arancione grande, che si chiama Riqui-Riqui (foto a destra) ed è pasato pure un colibrì. Poi siamo tornate a Caracas.

Ed è strano do pa tanta tranquillità, ritrovarsi nel caos di Caracas, con un traffico bestiale e tanti rumori e vuccirìa. Qui ci sono sempre rumori. Ed io sto cominciando a lavorare per vendere la mia casa.
Ma questo è un altro capitolo.

(alessandra vassallo)

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