venerdì 25 dicembre 2009

(8) il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO VIII
Via Terra delle Mosche
Teresa Leone, Cuturiera

- Un minuto, un minuto, mi scusasse, ma mi trovo in desabbigliè.
- Signora, guardi che non mi pare proprio il caso. Si è fatto tardi. E' quasi l’ora di pranzo e non vorrei disturbare.
- Ma che disturbo e disturbo. Lei non cerca a qualcuno? E allora aspetti che la faccio entrare.
Cardascio capisce che non c’è modo di evitarsela e aspetta che la donna lo faccia entrare.
- Signore? Signore? A lei dico, ma che fa non ci sente?
Il commissario che per l’intanto si era accesa una sigaretta sente questa vocina, ma, l’abbiamo detto più di una volta, non riesce a vedere chi sia che lo chiama perché la strada è assai buia. Gira la testa a destra e a sinistra e non vede niente.
- Signore? Signore? A lei dico, ma che non fa non ci vede?
Intanto, qualcuno lo tira per la manica e lo costringe a guardare in basso. Da dove è uscita questa qui? Cardascio si ritrova davanti una vicchiuzza piccola piccola che si appoggia ad un bastone, mentre con l’altra mano continua a strattonargli la manica della giacca.
- Ah finalmente, orbo e sordo è per caso?
- Mi deve scusare signora ma ero sopra pensiero e non mi sono accorto. Ha bisogno di qualche cosa?
- Io non ho bisogno proprio di niente. A me mi pare che lei, invece…
- Non si incomodi, non ho bisogno di niente.
- E allora che ci fa qui impalato? Ma che gli pare che non l’ho sentita quella che lo chiamava prima?
- Chi signora?
- Come chi, la Za Trisina. Non è a lei che aspetta?
- Guardi signora che io neppure la conosco la sua vicina di casa.
- Ma quale vicina e vicina, quella non c’entra niente con me. La lasci perdere, se ne vada per dove deve andare. Quella, si lasci pregare, ci gode a sparlare dei cristiani.
E con questo, Cardascio, che si era appena distratto per dei rumori che ha sentito da dietro la persiana, non avverte più quel peso leggero che premeva fino ad un istante prima sulla sua manica, sente, flebile, come una cantilena che si allontana.
- “Io a lei non la conosco a lei…va bene?” “Io a lei non la conosco a lei…va bene?” “Io a lei non la conosco a lei…va bene?”

Beh, a questo punto, forse è meglio che vi dica qualche cosa, se no non vi ci raccapezzate più. Dunque, la nominata Za Trisina in realtà si chiama Teresa Leone. Di mestiere fa la sarta, ma più per passione di curtiglio, che per bisogno in quanto vedova reversibile del defunto marito Pasquale. Abita da una vita al numero 22 di Via Terra delle mosche, proprio di fronte al 25, dove si trova l’hotel Mozart. La sua casa è un basso che si affaccia direttamente sulla strada e la nostra signora è una delle poche indigene che vive ancora in queste decadute magioni, oggi, generosamente locate dalla brava gente del posto a tamil o immigrati in genere. Questi ultimi, così si dice, vi si trovano così bene che pagano ben volentieri gli esosi canoni di locazione. Ma, tornando alla nostra sarta, dico solo un ultima cosa. E' conosciuta come il Giornale di Sicilia della Vucciria perché niente e nessuno sfugge alla sua curiosità. E ora se ci spicciamo riusciamo ad entrare insieme al commissario.

- S'accomodasse, prego, prego. La casa è in disordine. Ma deve sapere che ieri sera facemmo tardi. Si maritò la figlia della signora Annamaria. Quello che mi ha fatto passare , voi non lo potete immaginare. Pidocchi arrinisciuti sono. Sapesse che pretese che hanno! Ma il vestito, modestia a parte è venuto magnifico. Allora le stavo dicendo che al rinfresco, niente di speciale... Spendono e spandono e poi si confondono per le fesserie...ero assittata allo stesso tavolo della signora…
Cardascio, per esperienza maturata nei commissariati quando faceva ancora il commissario commissario, capisce subito com'è fatta la signora Teresa. Intanto, nonostante l'età, è ancora piacente: bassina, biunnitta e florida, con un paio di minne che non finiscono mai. Nell'occasione indossa un kimono, forse accattato quando era signorina e magrolina, perchè oggi proprio non ce la fa a contenerla tutta. A meno che...
Il nostro poliziotto, un poco per la premura, un po’ per cercare di farle di impressione, si è presentato subito: commissario Cardascio, Questura.
A Teresa Leone, però, la rivelazione che di sbirrume si trattava, invece di indurla ad un più morigerato riserbo, sembrò spronarla a più estesi e dettagliati resoconti su tutto e su tutti.
- Veniamo al dunque signora Leone. Lei poco fa mi ha invitato ad entrare perché avrebbe capito che cerco qualcuno. Non è proprio così. Non cerco qualcuno in particolare, ma mi piacerebbe sapere, visto che lei è tanto gentile, che tipo di gente ci viene all’albergo del numero 25.
La Leone, da perfetta commediante qual'è - Ma per chi prende commissario? Io i fatti miei mi faccio. Non dò confidenza a nessuno.
Pazienza, pazienza, si dice Cardascio, che ci arriviamo, ci arriviamo.
E difatti, dopo un caffè (un altro!), un bicchierino di rosolio, perché la frutta di martorana da sola non si può mica mangiare, la Leone - Mala gente ci viene. Brutta assai. Signorine e signorini. E poi travestiti, che non c'è più mondo.
- Solo questo tipo di gente ci viene?
- E che vi devo dire commissario ormai stiamo diventando vecchi. Non è più come una volta che mi ricordavo tutto.
- Magari si ricorda di un signore anziano, ben vestito.
- Fatemici pensare. Sì, sì, ora che me lo dite qualche cosa me la ricordo perché quei due mi hanno fatto impressione. Niente a che fare con la malagente che si vede entrare e uscire tutti i giorni dall'albergo. Era tardi, le sette o le otto di sera, sotto il portone di fronte, uno anziano, distinto e ben vestito proprio come avete detto voi, stava insieme a un giovanottino. Commissario, non me lo chieda. Sapesse le porcherie che si devono vedere di questi tempi. Di più non posso dirle perché bene bene non li ho visti. Però, mi sono sembrate facce conosciute. Quello anziano viene regolarmente una volta a settimana. Mi pare il martedì, di pomeriggio. L'altro, il picciottello, potrebbe essere il cameriere dell'hotel, quel ragazzino che chiamano Ciccio. Brutti tempi, commissario! Se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei . Si baciavano come nei film! Poi, la luce il Comune quando ce la mette è sempre tardi.

I sospetti nati, parlando con Quartararo, trovavano conferma nelle parole della Leone, che ci aveva messo pure il carico di Ciccio, il cameriere. Cardascio, a malincuore, deve ammettere che la Antocci sulle frequentazioni di Impallomeni ci ha visto giusto. Quello che continua a non digerire è l'insistenza del questore a voler seguire solo quella pista. Il commissario è persona onesta, ma ostinata a volere ragionare con la propria testa, puvirazzo, nonostante i guai che questo modo di fare gli ha procurato nel passato. In più, per onestà, bisogna aggiungere che, intuitivo com'è, spesso e volentieri, vede ed ascolta poco. Così, mette agli atti le scandalose – ma pericolose ? - inclinazioni del defunto ragioniere e pensa a quell'altra oscura indicazione della lettera anonima, che più gli solletica il naturale istinto sbirresco.
Intendiamoci con questo non è che vogliamo prendere un partito piuttosto che un altro. Non sarebbe corretto nei vostri riguardi. Almeno io la penso in questo modo e mi comporto di conseguenza. Se preferite altrimenti, nonostante siate ancora a pagina 31, potete lasciare perdere e rivolgervi ad altri che la pensano diversamente.
Ora, chiudiamola qui con queste divagazioni e torniamo a Cardascio.
Fra caffè, rosolio e pastarelle assortite si sono fatte le tre. Che ci torno a fare a casa a quest'ora? Si chiede il commissario. Badate bene che in quel tornare a casa è sottinteso un per il pranzo e, visto che il pranzo dovrebbe prepararselo lui, possiamo capirlo, perchè è notorio che Cardascio ai fornelli fa veramente schifo . E non è tutto. Infatti, girato il cantone c'è una vecchia osteria che fa ancora il bollito come si preparava una volta e al commissario il bollito piace moltissimo. Però, santo cristiano, ma come cavolo fa a mangiare così? Il bello è che si lamenta di avere la pressione alta e il colesterolo a mille. Inutile, comunque, farglielo notare. Tutti quelli che ci hanno provato sanno già la risposta; Cardascio invariabilmente tira in ballo il nonno materno, morto alla ragguardevole età di ottantotto anni, che ai medici e parenti raccomandanti morigeratezza, rispondeva che è “megghiu moriri sazio che diuno”.


fine della 8^ puntata
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ogni rifermento a fatti realmente accaduti
o a persone realmente esistite o esistenti
è puramente casuale...


le puntate del giallo ogni Mercoledì ed ogni Sabato su questo blog

2 commenti:

FeV ha detto...

Che fine ha fatto il Commissario Cardascio?
L'ultima puntata è datata 25 Dicembre, Natale!
Certo, non ci puoi lasciare così.
FeV

Pippovinci ha detto...

guarda che ti sbagli. Abbiamo già pubblicato la 9^ la 10^ puntata. Forse tu ti colleghi con i "preferiti" e quindi rimani sempre alla stessa pagina. Se ti colleghi invece durettamente all apagina www.latrazzeradialetto.blogspot.com troverai le puntate che ti mancano. Oppure vai alla home page (www.latrazzera.blogspot.com) e poi clicca sul link per la terza pagina.
Inoltre uoi anche nadare alla fine della puntata e cliccare su "vai alla pntata successiva"
Insomma hai un sacco di possibilità per non perdere neanche una puntata del giallo. Comunque grazie per l'interesse e continua a seguire le avventure del commissario Cardascio.