domenica 22 aprile 2012

Palermo, dove per mangiare si paga poco (6)


6. Osteria Trimulina - via Trappetaro 4 (al Capo)

Imboccate la via Papireto andando verso il Tribunale, passate davanti l'Accademia Belle arti (alla vs sinistra). Dopo circa 100 metrii, sulla destra, si accede alla "via della Speranza" , dove si trova il cartello giallo con l'indicazione della Osteria ; seguite l'indicazione e vi troverete al n 4 della via Trappetaro, poco prima della chiesa di S Rosalia al Capo e vicino alle Quattro Incoronate.

Ora siete davanti ad un ingresso poco invitante, ma oltrepassate con fiducia la soglia et voilà l'ampio, mulitcolorato e multifunzionale salone della Osteria Trimulina.Tavoli di legno con classica cerata a quadri gialli e verdi, tavolo da biliardo, bancone da bar, e sulle pareti e sul tetto decine di oggetti vecchi e nuovi . In tutto 6 tavoli ben distanziati per accogliere, più o meno, 40 clienti.

Anche gli avventori sono multiformi e colorati ed intenti ad attività di ogni tipo: qualcuno gioca a carte,altri a biliardo, altri ancora guardano la tv. Tutti con qualcosa da bere in mano,solitamente l'immancabile e tradizionale "gassosa". Totuccio e la moglie gestiscono il locale con il figlio Francesco dal 1998, anzi l'hanno proprio costruito dal nulla sulle rovine di un palazzo crollato. Il nome Trimulina (verme utilizzato per la pesca) è anche il soprannome del proprietario che da giovane era il più abile pescatore del quartiere.

Il menù stavolta non è nè plastificato nè al muro, ma vi viene proposto a voce dal gestore:Come antipasto sarete invogliati a provare la specialità della casa : Caldume (quarume) alla livitana (foto in basso a sin). Oppure, per stomaci più delicati, ci sono le classiche pietanze da spizziculiare (frittatine, olive, acciughe, caponata).


Primi piatti: carrettiera, nero della seppia, anciova (con tanto di mollica atturrata), pomodoro e melanzane, frutti di mare, salsiccia e finocchio, piselli e carciofi, risotto alla marinara. Ovviamente, alla grassa. Sempre al dente, cucinata al momento e con abbondante condimento.Secondi piatti di carne: trinca di vitello,trinca di maiale, salsiccia, spiedini, agnello, brociolotti, busecca, carne di cavallo.
Secondi piatti di pesce: triglie, gamberoni, calamari, frittura mista, sarde allinguate o a beccafico, pesce spada e tonno. Tra i contorni non lasciatevi scappare la fritturina di acciughe e peperoni!

E potrebbe esserci molto di più, Totuccio è pronto a soddisfare tutte le vostre richieste, grazie alla vicinanza con il fornitissimo mercato del Capo. "Qual è il problema? A destra c'è il carnezziere e a sinistra il pescivendolo". E lo stesso vale per i dolci: due cannoli o una porzione di cassata siciliana Totuccio te li può andare a prendere al bar lì vicino. Da bere troverete un'ampia scelta: vino della casa (bianco, rosso, rosato, bianco frizzante) e poi birra, coca cola e aranciata, ma anche superalcolici.

Nel locale si organizzano anche banchetti e feste (con tanto di luci e casse da discoteca) e la domenica è dedicata alla partita 'ru Paliammu. L'osteria è aperta tutti i giorni dalle 9 ad oltranza per bere, giocare (o vedere giocare) a carte o al bigliardo, chiacchierare, vedere la tv , mangiare. Nel caso siate interessati alla cena è consigliabile telefonare in anticipo.

Per un pasto completo (ma veramente completo) potete spendere dai 10 ai 18 euro.
Cell: 388 82 81 688

Pippo Vinci, Laura Picone, Stefano Picone , Ludovico Vassallo
20 aprile 2012

lunedì 16 aprile 2012

Palermo, dove per mangiare si paga poco (5)

5. Trattoria Al Ristoro del Fante (nno Sciupè). Via A. da Lentini n 3

Andate in via Montepellegrino, allo Scaro
(Mercato Ortofrutticolo di Palermo). Di fronte si apre la via Alaimo da Lentini, qualche passo e sulla destra, al numero 3, trovate la trattoria il Ristoro del Fante. In effetti gli avventori più affezionati preferiscono chiamarla Nno Sciupè. Vincenzo Lovalvo era così soprannominato per le sue qualità di Casanova-sciupafemmine.


E questa storia ce la racconta il figlio Tony che con il fratello Luca e la mamma Rosalia (Rosa) Ulizzi (la regina del locale) gestiscono l'attività fondata negli anni '60 dai nonni. Nel 1980 Sciupè, tornato dalla
Germania, la prende in gestione subentrando al padre.

All'interno un unico spazioso ambiente, con le pareti gialle (o verde mela secondo Laura) adornate con temi fiorati e nature morte. 9 tavoli con panche in legno per un totale di 36 posti. Ci colpiscono in particolar modo le tovaglie di cerata infiorata che danno al locale un aspetto allegro e domestico, con gente disposta a chiaccherare. Noi ci sentiamo a casa.

Appena seduti Tony ci indica il muro....cioè il menù: un'enorme gigantografia che elenca i piatti che vengono serviti

Nell'attesa del primo, c'è la possibilità di ammazzare il tempo spizzuliando pomodori secchi, olive, acciughe, insalata di tonno e fagioli o di pomodoro.

Tra i primi, pasta alla bolognese, all'amatriciana,al pomodoro, arrabbiata coi piselli, coi broccoli arriminati e con le sarde. Specialità della casa è la pasta alla grassa, apprezzata a tal punto che si racconta di avventori che la ordinano ben 5 volte a settimana. Porzioni intere o abbondanti mezze porzioni ( a 2 euro e 20 centesimi !).
Come secondi piatti c'è solo l'imbarazzo della scelta: arrosto di vitello, costata di maiale, petto di pollo, carne alla pizzaiola, bollito, spezzatino con patate, polpette al sugo, salsiccia al sugo, calamari fritti (io ho scelto questi ...ottimi)), pesce spada, merluzzo in bianco, e le speciali frittatine di merluzzo. E per gli esterofili c'è anche il gulash.
Da bere vino sfuso, bianco, rosso o mescolato, qualche scelta di vino in bottiglia, birra Forst o Moretti, acqua e soft drink in lattina .
Per frutta fresca un paio di scelte.

Anche qui, come sempre nel nostro giro per trattorie, non abbiamo trovato il dolce. Tony ci confida che non lo chiede mai nessuno, ma qualche volta prova a mettere sul bancone una bella cassata siciliana per attirate quelli che non hanno fretta.

Variegata e vivace la clientela:piloti e hostess dell'Alitalia che alloggiano nel vicino hotel, operai e studenti.

Tra i vip che hanno frequentato il locale Tony ricorda gli attori della serie "Squadra Antimafia"e la Miss Italia Francesca Chillemi.
Noi siamo stati ancora più fortunati, perchè abbiamo incontrato il mitico Gigetto (primo a sinistra nella foto), sedicente attore noto (?) per aver interpretato il lattaio in un film di Lino Ventura.

Per un pranzo completo potete spendere dai 6 ai 12 euro.
La trattoria è aperta tutti i giorni tranne la Domenica. A pranzo dalle 12 alle 15 e a cena dalle 18.30 alle 21.30.(il sabato niente cena)

Il numero di telefono è 091/547871






Pippo Vinci, Laura Picone, Stefano Picone




giovedì 12 aprile 2012

Antologia di Oscuria


la nostra collaboratrice Oscuria ha raccolto molti consensi per i suoi brani pubblicati in questo blog. Per agevolare i suoi numerosi followers la redazione de La Trazzera ha deciso di dedicarle un link- index da cui è facile raggiungere e leggere (o rileggere) i suoi post più cliccati. Buona lettura



1. Linosa , l'isola primigenia (22.05 12) 

2. I compromessi ossimori (19.06.12) 

3. C'era una volta..tutto! (11.07.12) 

4. Who is Who? L’intervista.Quella.Sono in Prima Pagina (13.07.12 ) 

5. Il Festino (20.07.12) 

6. Ogni uomo ha in se la sua profezia (1.08.12) 

7. L'opera al nero   (30/08/12)

8. Fiabe per adulti. Les trois mousquetaires (10/04/13)

9. E' tutto dentro di me  (22/05/13)

10. Un'insolita montagna molto alta  (12/07/13)

11. I film di Oscuria

12 fratelli, sorelle (4.11.13)

13 la violenza del papero muto . 1^ parte (21/11/13)

14 la violenza del papero muto 2^ parte (4.12.13)

15 Parodos (17/01/14)

16 la più bella dl reame (17/02/14)  

17 Mon Anoor (18/03/14) 

18 Intervista con il Mito Ettore, di Troia (6/10/2014)

19 Lucy, la prima donna (23/10/2014) 

20 Franceschino e il lupo (18/06/15)  

21 Lo Ish (24/07/15)


lunedì 9 aprile 2012

Palermo, dove per mangiare si paga poco (4)

4 . Al vero mare (ex da Giusto)– corso Tukory 156


Risalendo corso Tukory dalla Stazione Centrale , oltrepassata la Porta sant'Agata , punto d’ingresso allo storico mercato di Ballarò, sulla sinistra si incontra uno slargo e proprio qui, al numero 156 , si trova la trattoria “Al vero mare” di Salvatore e Maria Drago.


Salvo e Maria hanno rilevato l'esercizio nell’anno 2007 da Giusto Saglimbene che lo aveva fondato negli anni ’40 quando qui semplicemente si beveva e solo di tanto in tanto si servivano fave a coniglio, bollito e pesce palumbo. Il nome era “trattoria da Giusto” ma Salvo si pente di averlo sostituito con l'attuale al vero mare. Dell'antico locale Salvatore ha voluto preservare soltanto una statuetta sacra che troneggia sulla parete della sala principale. La famiglia del proprietario lavora anche nell'ambito dell'antiquariato, l'arredamento e le suppellettili sono testimonianze di questa passione. Salvatore va particolarmente fiero della sua collezione di bottigliette di liquore mignon, esposte in ogni dove.


Appena fuori , all’ingresso del locale tanti cartelli multicolore descrivono menù , specialità e offerte speciali. .. ed un tavolino sul marciapiede dove ci si può accomodare per consumare il pranzo .. in plein air. Dentro , oltrepassato un bancone con condimenti per panini e le immancabili uova sode, si entra in due sale separate da un ampio tronco di arco e con pareti una voltta mezzo parquettate ed ora sostituite da carta da parati. 8 tavoli in tutto per un totale di 45 posti comodi e spaziosi. Sulle tovaglie di telo amaranto un quadrato di carta bianca


La vicinanza del mercato di Ballarò , oramai il più grande e frequentato della città (più del Capo e molto più della Vucciria) , consente a Salvo e Maria di fare comodamente la spesa ogni giorno e quindi di servire pietanze realizzate con prodotti freschissimi. Salvo ci porta il “solito menù plastificato”, dove è possibile leggere di una ampia scelta di pietanze. Gli antipasti tipici sono a buffet: frittatine di ogni tipo, qua si frigge l'impossibile. Poi caponata e canazzo, insalate varie. Ma potete anche ordinare l'antipasto alla carta: insalata di mare, tris affumicato, ostriche, cozze scoppiate, gamberi (cocktail di.., o sgusciati con olive)


Tra i primi pasta aglio e olio, bolognese bianca o rossa, alla grassa, al pesto, con basilico e pomodoro, alla norma, con pomodoro e salsiccia, alla francescana (orgoglio della casa) , con zucchinette e melanzane.
Di secondo buona scelta di carne: pollo alla piastra, costata di vitello, hamburger, involtini di vitello alla palermitana, bollito, trippa, salsiccia e polpette; o ampia scela di pesce: pesce spada arrosto anche panato, gamberi arrostiti, calamari fritti o arrosto, frittura mista Il tutto innaffiato da vino sfuso, bianco o rosso, o imbottiglito proveniente da diverse cantine. O, ancora, birra e classici softdrink (coca , aranciata.....)




Qui (ed è la prima volta in questo giro di trattorie) si può gustare anche un dolce. Di prestigio: parfait di mandorle o tiramisù. Insomma in cucina Salvatore e Maria, che si occupa principalmente degli antipasti, lavorano sodo aiutati dalla cugina (di chi?) .



Tra i vip che hanno mangiato qui Salvatore ricorda il cantante napoletano Nino D’Angelo, l’attore Francesco Benigno e il fondatore della rete Leoluca Orlando. Il prezzo per un pasto completo è molto variabile in funzione della scelta delle pietanze ed oscilla tra i 10 - 12 euro (menù di carne) a 22 (menù di pesce). Beh, in effetti il prezzo è un po’ fuori dai canoni del nostro giro per trattorie, ma lo abbiamo provato e ve ne rendiamo conto ugualmente. Soprattutto per la sua storia e la sua longevità.


Il locale è aperto tutti i gironi tranne la domenica. A pranzo si mangia dalle 12 alle 16 . A cena dalle 19 alle 23.




Cellulare: 3343413022




Pippo Vinci, Laura Picone, Alberto Pioppo. / 4 aprile 2012




martedì 3 aprile 2012

quattro giorni al gelo di Mosca (6 e basta)


il contro reportage di Molcin

Il consiglio più spinoso, lo sapevi dall'inizio, riguarda un capo d'abbigliamento fondamentale: la calzamaglia. Lui ti guarda con commiserazione. Fa tutte le battute cretine del caso. Tua moglie, perfida, ti guarda e gli dice la tragica verità: “Lui la mette sempre”. Allora cerchi di salvare l'onore. Ne prendi una delle tue e gliela offri. Gli fai notare subito che si ferma alle caviglie e che “dunque non è un collant”.




Poi, con complicità tutta maschile, gli mostri la feritoia sul davanti. Non la usi mai perché è una complicazione folle ed è meglio, all'occorrenza, abbassare il tutto come fanno le donne. Ma è una buona rassicurazione agli occhi del mondo. Fai la voce più maschia che puoi e gli dici cameratescamente: “E' proprio studiata per gli uomini, qui la mettono tutti”. Non è vero, questi maledetti russi vanno in giro a “meno 30” anche con i blue jeans, ma è meglio non dirglielo se vuoi ancora sperare di salvarlo. La virilità non viene messa in discussione e lui si convince.


Il problema della calzamaglia però è un altro. Qui ci sono le case più riscaldate del mondo, si arriva anche a 30 gradi sopra zero. Uno sbalzo termico di 60 gradi! Bisogna essere bravissimi a togliere e mettere il supermutandone in qualsiasi occasione (meglio se alla toilette, ovviamente). Perfino al ristorante se hai deciso di starci a lungo. Ma è troppo per uno di “quelli che abbiamo viaggiato”. Eviti di dare ulteriori istruzioni. E l'effetto è devastante. Un eccesso di calzamaglia provoca: riscaldamento eccessivo delle parti basse, impotenza garantita per almeno quindici giorni, e sudorazione fluviale con conseguente cattivo odore generalizzato. Poi dice che un ospite dopo tre giorni puzza, lui ci mette tre ore.


Ma almeno sopravvive. Va in giro per Mosca e vede tutto quello che ha raccontato su La Trazzera. Rompe il divano, cammina molto, mangia tanto e di tutto, giapponese, russo, georgiano. Ma come tutti i turisti italiani ha il suo chiodo fisso: cercare l'Unione Sovietica. La vede ovunque. E dove non la vede, si lamenta che non ci sia. Ti ricorda tuo Zio Michele, che mancava da Palermo da quarant'anni e voleva andare a prendere un gelato al castello Utveggio. “Zio, ma che dici? E' chiuso da sempre”. E lui raccontava che c'era un night e che ci si andava in carrozza e tutte le storie che si leggono sui libri.


L'Unione sovietica non esiste più da vent'anni ma nessuno, all'estero si vuole arrendere alla cosa. Né i nostalgici, né i nemici giurati. E tu che vivi in uno stato parafascista devi pure sentirti di dire che “d'altra parte, qui sono tutti comunisti”.

Ma insomma pensate un attimo a Palermo degli anni Sessanta! Un turista come i nostri di oggi, va in via Roma, si ferma davanti al Palazzo delle Poste e dice: “Ecco come sopravvive l'Italia fascista”. Roba da fisca e pirita. Per fortuna qui sono più tolleranti e ci marciano pure, con finti cimeli sovietici sulle bancarelle a tinchité.


Il nostro amico è più smaliziato. Ammette che le cose sono cambiate. Ascolta quando gli dici che i ragazzi delle scuole confondono Lenin con Stalin e che in fondo non sanno bene chi siano. Ma è più forte di lui. Fotografa le falci e martello, si indigna quando vede i lucchetti di Moccia che “hanno infestato anche il Paradiso del Popolo”. Si schifa all'idea che che Lada e le Zhigulì siano solo roba da museo o capricci per i nuovi ricchi come la nostra Balilla o la Topolino.


Ma questo è un altro discorso. Ritornerà con il caldo e gli spiegherete meglio le cose. Intanto è vivo e ancora ti domandi come mai. All'aeroporto, senza calzamaglia, sorride anche lui per lo scampato pericolo. E in fondo sei contento di poterlo ancora rivedere. Anche perché non ha ancora risposto alla eterna domanda: “Dove cavolo eri quella mattina del 1974?” - FINE



Molcin