mercoledì 10 marzo 2010

(29) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato

CAPITOLO XXIX
Caffetteria Rizzo III
Ciccio Martirano

- Ehi, Martirano, dai che fai? Ti metti in soggezione? vieni, non fare il picciriddo. Siediti qui accanto a me. In questo bar per fortuna si sta benone, non ti pare?
- Grazie, commissario, troppo gentile.
- Va bene, Ciccio. Ora datti una calmata. Se vuoi sfogarti sfogati, ma devo dirti che purtroppo non abbiamo molto tempo. Hai sentito pure tu la telefonata di prima. Il questore vuole che torni immediatamente in ufficio.
Finalmente il picciottello ha potuto piangere sulla spalla, si fa per dire, di qualcuno le lacrime che si era tenuto dentro dalla famosa disgrazia. E in verità, chi avrebbe potuto offrirgliela questa benedetta spalla? Fra quelli che conosce, nessuno. Ciccio non è che non ci abbia pensato, passandoseli tutti in rivista, ma, alla fine, non si è deciso e, magari, ha fatto pure bene vista la sua situazione.
Comunque, Ciccio ora, picciotto com’è, si sta riprendendendo subito. All’età sua che volete, non è che non si soffra per i dolori della vita. Però è come se la vita stessa fosse programmata per farglieli scordare in fretta. Hanno troppe cose da fare i giovani per farsi bloccare dai dolori. Poi, con gli anni la sofferenza può anche tornare, ma ormai quello che andava fatto è stato fatto. E se non lo è stato, non resta più tempo per farlo.

- Ma me lo vuoi spiegare perché proprio una lettera anonima alla questura?
- Ero scantato e non sapevo che pesci pigliare. Il coraggio di venirla a cercare non ce l’avevo. Così ho scritto la lettera.
- E ti sei sforzato assai! Due righe e stop. Per dire cosa poi? Che Quartararo non era fissa come sembrava? Me n’ero accorto già la prima volta che sono venuto all’hotel. La poteva mandare chiunque quella lettera, come potevi pensare che sarei arrivato a te, me lo dici?
- Quartararo è maligno commissario e io avevo paura che mi potesse tradire.
- E così hai fatto la bella pensata di coinvolgerlo taci maci, è vero?
- Mica le potevo scrivere una lettera normale.
- Abbiamo capito; acqua passata non macina più. Ora torniamo a noi, Ciccio, che si fece tardi.
- Signor commissario, a me quelle cose non mi sono mai piaciute. Mi deve credere.
- Stai tranquillo Martirano, perchè non dovrei crederti? Però, fammi il santo piacere di dirmi com’è andata questa benedetta faccenda. E’ mezzora che ci giriamo attorno, Cristo santo!
- Sì, sì avete ragione. Ora ve lo racconto com’è andata. Ma dovete credermi, non è facile ricordare certe cose. Allora, ci eravamo messi d’accordo che mi avrebbe raggiunto all’albergo. Io, commissario, non ci volevo andare a casa sua per via dei contrasti con le figlie. Pensavo che non era il caso di farle incarognire più di come erano già di suo. Lui magari ci restava male, però alla fine me la dava vinta. Così, pure quella volta ci siamo visti al Mozart. Quartararo sapeva tutto e magari Vitangelo ci aveva pure parlato. Così non faceva storie. Si prendeva i suoi piccioli, come con gli altri clienti, e mi lasciava libero quell’oretta che ci serviva per fare le nostre cose.
L’avevo capito che sarebbe andata in quel modo perché ogni volta che ci veniva lo sfizio di farle quelle cose, si portava appresso una valigetta. E quella volta ce l’aveva. Io dovevo restare in camera e, se volevo, potevo cominciare a spogliarmi. Lui, invece, si chiudeva nel bagnetto e prima di uscire mi chiedeva di accostare le imposte della finestra. La sera della disgrazia si era messo un vestito che non gli avevo mai visto prima. Era vecchio,senza essere sciupato, vecchio come modello. Di solito, si metteva quelli della moglie, vestiti di dieci, ventanni fa. Quello era diverso, lungo, elegante e in testa aveva un cappellino con la veletta. Ormai, mi deve credere, commissario, io non riuscivo manco più a ridere di quelle stranezze. Ci avevo fatto l’abitudine, ma a vedermelo davanti con quello strano vestito quasi quasi mi stava scappando una risata come la prima volta che l’avevo visto vestito da donna. Lo sapevo, però, che ci restava male e allora la risata mi si è strozzata in gola.

Azzo se questa non è bella! Avesse, in fondo in fondo, avuto ragione la Antocci? Babbi che siete, ma che fate ci credete? Mi ci vedete a farmi scrupolo di un anziano ragioniere vestito come la nonna del canarino Titti? Come Titti chi? Ah, va bene, ora i cartoni animati sono diversi. D’accordo, ma non chiedetemi di spiegarvi chi è questo canarino Titti. Chi lo sa lo sa, chi non lo sa o si informa o niente. Tanto non è che sia questo il problema. Comunque, il povero Impallomeni, oltre ad avere scoperto alla sua bella età che gli piacevano i maschi - che una minchiata da niente, proprio non è - a quanto pare si era fatto i suoi bravi conti in tasca, concludendo che se faceva trenta perché non fare trentuno? Visto che con i picciottelli ci andava già, perché non vestirsi da donna, considerato che gli piaceva? Tanto che differenza poteva esserci alla fin fine?

- Va bene, Martirano, l’ho capito. Ma spicciamoci per cortesia che sono già in ritardo. Dopo che è successo?
- E’ successa la disgrazia commissario. Questo è successo.
- E dagli con sta disgrazia, Martirano. Precisamente cosa è successo?
- Che abbiamo fatto le nostre cose. Commissario, mi dovete credere, lui aveva sessantacinque anni, ma aveva più voglia di me. Poi, quella sera, non ve lo posso spiegare che cosa gli è preso. Non la finiva più. E facciamo questo e perché non facciamo quello. Che vuole commissario non è che sono Rocco Siffredi. Mi piace farlo, ma mi piace di più quello che viene prima o dopo. Lui invece, quella volta, voleva solo quello che sta in mezzo, con rispetto parlando. E ho dovuto accontentarlo. Minchia una furia pareva. Qualche film di quelli porci con le femmine l’ho visto pure io, prima di scoprire che ci sono anche quelli per i gay. Dovete pensare a una come quelle lì, assatanata, che sbatteva la testa di quà e di là. E, cazzo, non doveva togliersi niente. Doveva farlo con tutti i vestiti, compreso quel maledetto cappello che si era messo in testa. Non so se l’avete presente commissario. Era una cosa piccola e leggera, di tulle color panna con piccoli fiori finti di diversi colori. Per tenerlo fissato ai capelli ci aveva uno spillone, me lo ricordo come se fosse oggi, con l’impugnatura di bachelite viola.
- E allora, Martirano? Allora?
- Allora l’ho detto commissario che sembrava un pazzo. Si è girato, mi avete capito commissario, e di botto si è lasciato cadere con la faccia sul cuscino. Le giuro che, all’inizio, non mi ero accorto di niente. Poi ho visto il sangue. Dio santo, quanto ce n’era. Il cuscino e poi il lenzuolo sono diventati rossi in pochi minuti. E io come uno scemo che me ne stavo a guardare senza fare niente. Ora lo so che non c’era più niente da fare da subito. Ma in quel momento, che volete, non ci stavo più con la testa.

Oh, Signore! Ma, queste cose succedono davvero? Oltre che nei romanzi, s’intende. Dite che vi pare inverosimile. Certo una cosa che succede tutti i giorni proprio non lo è. Ma, a parte il fatto che non stiamo parlando di un fatto di cronaca, dite che può risultare convincente? Forza che la cosa è importante. Dite che sì, magari non è proprio una grande trovata, ma si può passare? Meno male, temevo di peggio. Ma in fondo, chi se ne frega. Le cose qui sono andate come le ha raccontate Ciccio Martirano. Non vi convince? Non vi piace? E che volete che vi dica? Pazienza.

- Ah, quindi Impallomeni sarebbe morto così? E speri che ci creda?
- Lo giuro, commissario, è successo tutto proprio come l’ho raccontato ora. Pure a me sembra una cosa incredibile. Ma è proprio così che è andata.
- D’accordo, stai calmo Martirano. Faremo le nostre verifiche e vedremo. Ora finisci di raccontarmi cosa è successo dopo.
- E’ successo che è entrato nella stanza Quartararo. Io lo sapevo che quel porco ci stava a guardare e l’avevo anche detto a Vitangelo. Ma lui - in questo come dargli torto?- mi rispondeva che se a casa sua non ci volevo andare, dove avremmo potuto stare tranquilli, per la strada?
- Va bene, è entrato Quartararo e poi?
- Poi ha voluto che gli rimettessimo i vestiti da maschio. Io non capivo niente. Ho fatto tutto quello che mi ha detto di fare. Comunque, l’abbiamo rivestito e portato dove l’hanno ritrovato, in via Chiavettieri.
- Come mai gli avete lasciato dentro l’occhio quello spillone?
- Che vi devo dire, commissario, io non ragionavo. Quartararo mi diceva di fare e io facevo.

Scusate, ma per me questo significa ragionare a cazzo di cane. Ora è chiaro perchè Cardascio c’è rimasto male con la Antocci. Ci saremmo rimasti male anche noi sapendo quello che lui aveva appreso da Ciccio Martirano. Ma, no, oggi, non si usa più così. Si fa un passo avanti per poi tornare indietro a rotta di collo. Contenti loro, che vi devo dire? Comunque, siamo qua e ci restiamo. Ciccio Martirano alla fine si è deciso. Per me ci ha perso tempo. Magari troppo, vista la piega che ha preso la faccenda. Questo ragazzo pare che la sfortuna se la vada a cercare. Il padre non se l’è scelto lui e neppure quello che gli piace a letto. Questo è vero. Ma, è troppo orgoglioso e il troppo stroppia. Per esempio, Attilio Martirano è quello che è, però su una cosa aveva ragione e i fatti l’hanno dimostrato. Il lavoro all’hotel Mozart non era cosa per Ciccio e neppure le persone che ci giravano attorno, a cominciare dal padrone, quel caino di Quartararo. Però, questo ancora Ciccio Martirano non lo sa. Ci mancherebbe che alla strizza di parlare con un commissario si aggiungesse la chiroveggenza. Per fortuna, queste cazzate di anticipare i fatti succede solo in certi romanzi e in certi film. Nella vita è diverso, ringraziando il cielo!
Resta il fatto che Quartararo è proprio un gran figlio di buttana. Prima ha fatto l’amico aiutando, si fa per dire, Martirano a levarsi dall’impiccio del cadavere del povero ragioniere e poi è corso in questura a denunciarlo. Dite che la faccio troppo spiccia. Ora non dovete offendere. Pure io so che non è chiaro il perché Quartararo ha fatto quello che ha fatto. Però l’ha fatto e da questo si capisce perfettamente che doveva averci il suo bravo interesse. Dite, ma di che interesse si parla? Ah, questo non lo proprio.
Ma toglietemi la curiosità, vi interessa veramente saperlo?

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è puramente casuale...

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