mercoledì 9 dicembre 2009

(3) Il commissario Cardascio e lo spillone insanguinato



CAPITOLO III
Piazza Vittoria

Il titolo del capitolo non deve trarvi in inganno. Lo so, finora non abbiamo fatto altro che parlare di piazze. Non vorrei per questo che i non palermitani si facessero un’idea sbagliata della città. A Palermo, infatti, non è che le piazze abbondino. In alcuni casi si tratta di toponomastica fantasiosa, in altre occasioni di semplici slarghi pomposamente elevati al rango di piazze. Ma di piazze vere e proprie ce ne sono davvero poche, ve lo assicuro. E se non ci credete venite a constatare di persona. In fondo, a parte i molti palermitani, Palermo è una splendida città.

Comunque, per sentire e vedere quello che è necessario, dobbiamo tornare sui nostri passi e immergerci nel centro storico della città. A due passi da Porta Nuova e dal Palazzo dei Normanni, ci sta, appunto, Piazza Vittoria. Di che Vittoria si tratti non lo so e non credo sia utile approfondire l’argomento per l’economia del nostro racconto. Vi basti sapere che sulla piazza si affacciano gli uffici della Questura.
C’è dell’altro e ci torneremo, ma non è il momento.
Ora se avete la compiacenza di seguirmi…
Entrando nella Questura non fermatevi, per cortesia, nell’atrio. Lo so che è splendido, ma andiamo di fretta. Se no perché vi avrei fatto fare questa levataccia? Dobbiamo arrivare dal Questore prima delle nove.

A destra c’è uno scalone, non male neppure questo, ma non distraetevi.
Mi chiedo come facessero prima dell’invenzione dell’ascensore i malcapitati abitanti del palazzo. Non sembra, ma ditemelo dopo, quando siamo arrivati al secondo piano.
E non è finita. Lo so vi aspettereste una bella porta massiccia con la targhetta, QUESTORE. Non è così. Bisogna imboccare un stretto corridoio sulla sinistra e poi salire per un ripida scaletta e, finalmente, ci siamo.

Nell’anticamera del Questore non ci sono sedie, neppure una. A parte, s’intende, quella dietro la scrivania della segretaria. Si mormora che questa inusuale austerità in fatto di mobilio, sia voluta.
Il Questore, infatti, odia gli scocciatori. Chi sono gli scocciatori? Semplice, sono quelli che non convocati si presentano alla sua porta. Certo non può impedire che i suddetti si presentino sia per ignoranza delle regole non scritte che per ostinazione. Nell’un caso e nell’altro, comunque, nessuna accondiscendenza dovrà essergli dimostrata. Se proprio ci tengono, dovranno aspettare in piedi.
Il questore, poi, è sempre occupato. Ovvio, no?

Per cui, se per caso, la segretaria non vi ha convocati, e avete urgente bisogno di conferire, non vi resta che starvene in piedi ad aspettare. La signorina Cherubini, la segretaria, non vi dirà mai di no. Anzi, sempre gentilissima, vi dirà di attendere, che si tratta di pochi minuti e sarete ricevuti. Ma, la verità è che non si sa mai quanto durerà l’attesa e se, alla fine, riuscirete a parlarci col Questore. E perché? Perché il Questore può sempre avere una riunione urgente da qualche parte. E in questi casi esce e se ne va. E se ci restate male, sono affari vostri!
Affari che, comunque, non potranno mai essere così urgenti come quelli del Questore.

Ma, ovviamente, in questo caso, noi non abbiamo problemi. Diamo un rapido saluto alla Cherubini che, sempre impegnata al telefono, risponde con un lieve battere di ciglia ed entriamo.
Ha una bella stanza il Questore. Austera, come si conviene al suo ruolo istituzionale e con bei quadri alle pareti. Uno, in particolare, mi piace molto. E’ una marina di Agatino Mirabella, una veduta, dall’Aspra, del golfo di Mondello, col monte Pellegrino violetto e azzurro. Una vera delizia. Ma, stiamo divagando. Un attimo, prego. Gli scarafaggi proprio non li sopporto. Uno bello grosso ci attraversa la strada. Potrei schiacciarlo, ma mi fa troppo schifo. Ecco, si è imbucato proprio dietro la cornice del quadro. Possiamo procedere.

Seduto sulla poltrona di fronte al Questore, c’è il dottor Infante. Parlottano. Chiunque, del resto, in Questura non si stupirebbe di quello che vediamo. Il dottore Infante e il Questore lo fanno ogni mattina.
Dicono che Infante sia il fischietto del Questore. Il fischietto? Sì, la spia. Ogni mattina, invariabilmente, si presenta in anticamera, non aspetta nessuno ed entra. E cominciano a parlare, una mezz’oretta, non di più.
Di che parlano? E che ne so io!
Comunque, se volete, possiamo ascoltare:
- Annabella, e quella lettera anonima?
- Quale lettera?
- Lo sai no? Quella che mi hai fatto leggere l’altro giorno. Che notizie ci sono?
- L’ho assegnata a Cardascio.
- Ah, bene, bene. E lui che ha fatto?.
- E’ presto, bisogna aspettare, lo sai come vanno le cose di Cardascio. Prima che si catasmuove quel benedetto cristiano, ce ne vuole.
- Sì, sì. Ma non era cosa sua, te l’avevo detto, no?E’ cosa troppo delicata per Mimì.
- Ma può essere mai che sei sempre così fesso! Mamma mia, Signore del cielo, a tutto io devo pensare, a tutto! Lo sai che quella scimunita della Cherubini doveva far riparare la fotocopiatrice, da un mese, dico da un mese, e la fotocopiatrice è sempre lì e dell’assistenza manco l’ombra. Che devo fare? Chi me lo ha fatto fare di venire in questo inferno di cornuti e sfaticati? Chi, dimmelo tu Infante?

Il Dottore Infante, in effetti, una risposta bella pronta ce l’avrebbe (i piccioli, i belli piccioli che il Questore si piglia ogni mese), ma si guarda bene dal dirla.
- Annabella….
Annabella? Sì, Annabella. Il Questore è una dottoressa. Sì, una dottoressa del continente. Normale avvicendamento hanno detto al Ministero. Ma, si sussurra, che non è vero niente. A chiedere, poi, sembrerebbe che nessuno sappia o voglia dire di più. Ma, è solo l’ennesima sceneggiata in cui noi palermitani siamo bravissimi. Provate, infatti, a insistere e vedete che succede: che è stata tutta una montatura per togliersi di mezzo il vecchio Questore; che quello aveva rotto le palle al Ministro e via discorrendo. Ovvio che si tratta unicamente di chiacchere, ci mancherebbe. Quindi, vi posso solo dire che la dottoressa Annabella Antocci è stata trasferita alla nostra Questura da sei mesi, dopo l’ennesima ammazzatina di un tizio che non si faceva di fatti suoi, come tutti.

Infante non è tipo da scoraggiarsi. L’avete presente la patella? Infante è proprio così, quando una cosa gli interessa, si attacca e nessuno se lo può scrollare di dosso se prima non molla e dice quello che Infante vuole sapere. Neppure la dottoressa Annabella Antocci sfugge a questa regola.
- Quindi, quindi, mi dicevi che l’hai assegnata a Mimì Cardascio la lettera?
Il Questore ha già scordato quello che si sono detti un momento prima
- Ma di che lettera parli Infante? Ah, quella, sì a Cardascio. Del resto, lui di lettere anonime si occupa.
- Sì, è vero, però….
- Però che…
Se c’è una cosa che la Antocci non sopporta è di essere interrotta. Questa maledetta abitudine di voi siciliani, dice, che mai state ad ascoltare. Il resto ve lo risparmio.
- Niente però, la lettera è di Cardascio e lasciamogliela. Vediamo che fa, poi, poi, deciderò il da farsi. Se ci sarà da intervenire, si interverrà. Un mastino è Mimì, lo sai bene Infante….
- Appunto, appunto…
- Appunto niente, per ora mi va bene così. Voglio che quelli chiamati in ballo si prendano una bella strizzata di palle. Poi, poi, se, come sempre, Cardascio esagera, si vedrà. Intanto, godiamoci lo spettacolo.
- Ma quelli….che ne pensa il …?.
- Sempre a fare dietrologia state voi siciliani, un vizio è. Basta, basta, Infante, se non hai niente da fare, io ce l’ho, come se non lo sapessi quello che mi aspetta stamattina e, come sempre, devo fare tutto da sola, da sola. Nessuno che si dia una smossa in questa Questura del cazzo…
Infante, l’antifona la capisce subito, allora, come sempre in questi casi, si alza e se ne va.

A questo punto è chiaro che non vi ci raccapezzate più. Si vede che non leggete i gialli. E se così è, beh vuol dire che siete proprio l’eccezione, visto che solo quelli si pubblicano di questi tempi.
Comunque, ricapitolando, vi starete chiedendo chi è questo benedetto Cardascio. Per ora vi basti sapere che è un commissario, assegnato alla Questura perché troppo zelante. Ora non venitemi a dire che non capite perché. In tal caso la chiudiamo qui e chi si è visto si è visto.
Certo, e che non lo so? un commissario dovrebbe stare in un commissariato con tutto quello che ne consegue, ma nel nostro caso, e non è il solo, non è così. Domenico, detto Mimì, Cardascio è un commissario che non sta in un commissariato e che si occupa di lettere anonime. Ora me lo aspetto, vi starete chiedendo. Che ci mettiamo a fare un commissario ad occuparsi di denuncie anonime? Con tutti i problemi di sicurezza che abbiamo, ecc., ecc…?
E io vi rispondo. In che mondo vivete? In quello dei dibattiti televisivi?
Poi passi per uno, che ne so, del Nord Est, ma se questa domanda se la fa un siciliano, anzi meglio, un palermitano, come ho detto, è meglio levarci le mani perché siete senza speranza.
La lettera anonima di cui parlavano il Questore e Infante? Oddio, e che maniere sono queste? Pazienza, se no che lo leggete a fare questo romanzo?


ogni rifermento a fatti realmente accaduti
o a persone realmente esistite o esistenti
è puramente casuale...

le puntate del giallo ogni Mercoledì ed ogni Sabato su questo blog

Nessun commento: