mercoledì 13 gennaio 2010

Voltaire a Rosarno


Ancora una volta gli avvenimenti di questi giorni – mi riferisco ai disordini di Rosarno – oltre a suscitarmi sgomento e indignazione, mi disorientano. Mi accorgo infatti di galleggiare in questa melassa informativa che non lascia spazio al ragionamento e al dubbio.
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E se istintivamente rifiuto i richiami all’ordine che provengono dalla componente governativa, dall’altro avverto la stanchezza della reiterazione dei concetti e principi della sinistra.
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Inutile perdere tempo a spiegare le motivazioni di quel rifiuto. Basti questo: ho sempre diffidato di chi afferma che i problemi richiedono soluzioni semplici. Guarda caso i rimedi sono sempre gli stessi: rimuovere e reprimere.

.Più complesso è invece motivare la stanchezza che avverto per gli argomenti addotti dall’altra parte dello schieramento.

Sarebbe facile cedere al richiamo della scorciatoia del “ sono tutti uguali ”, anche se ogni giorno che passa diventa sempre più faticoso tenere fermo il principio della supremazia etica della sinistra, applicandolo a quella italiana.Parrebbe un vicolo cieco speculare all’entropia di questa categoria della politica..

Ho detto di cosa non mi fido, ora è il turno del contrario. Mi fido delle associazioni che in modo apparentemente gratuito si generano dalla riflessione. Scrivendo le parole “vicolo cieco” , ho pensato a Tiresia – l’indovino tebano - che nel buio della cecità acquista la capacità di vedere.

Cos’è che permette a Tiresia di vedere chiaramente? Forse il non lasciarsi trasportare dalle apparenze. Forse il ricorrere ad altri sensi che rompono il monopolio del vedere. Un po’ come succederebbe anche a noi se solo per un istante staccassimo la spina della bulimia informativa per riflettere su quello che conta per davvero al di là del cinismo di un ministro degli Interni che tenta di salvarsi l’anima e delle indignazioni di un capo dell’opposizione che in Calabria è al governo.
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Ma, tornando a noi. Poche sere fa ho ascoltato nella trasmissione di Fabio Fazio la frase della settimana di Gramellini. Per chi non ha visto il programma era una frase di Beniamino Placido. La scrivo come me la ricordo: “Conoscere non è sapere le cose, è sapere il libro dove andarle a cercare”. Io sono andato a sfogliare il Dizionario Filosofico di Voltaire. Certo è assurdo chiedere ad un filosofo del ‘700 di includere nel suo dizionario le parole che oggi ricorrono per definire quell’esplosione di rabbia e di rancore reciproci. Però ne ho trovate due che potrebbero fare al caso nostro: Tolleranza e Pregiudizi. Ci sto riflettendo.

(Adolfo Conte)

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