lunedì 18 febbraio 2008

U sfinciuni democraticu



C’è cu voli unciu, e c’è cu voli siccu, c’è cu voli cavuru e c’è cu voli friddu! C’è cu ci voli a sarda e c’è cu un ci nni voli! Le discussioni sono a perdere, si aprono delle vere e proprie tavole rotonde ma il compromesso, per fortuna, arriva prima che vengano sfoderati i “Cutedda”: né troppo unciu né troppu siccu, na vota nu manciamu cavuru e na vota nu manciamu friddu, menza tigghia si conza ca sarda e menza senza …questo è il vero principio della democrazia!
“Apprima avutru chi democrazia, c’era a dittatura, si facia e comu si facia era bonu, si t’appitia tu manciavi, siddu un t’appitia ti stavi diunu. Ma appitia, appitia a tutti picchi a di tempi u pitittu era forti!
A bon’armuzza da nonna u facia ogni vota, ca ni nni javamu ncampagna a fari u pani nto furno chi ligna, siccome era na fimmina fantasiusa, u facia a du ssola. U ‘nfurnava nsemmula o pani e quannu ci facia a prima affacciata nto furnu, sfurnava u sfinciuni, e du sciavuru facia grapiri u pitittu a tutta a famigghia, puru a bon’armuzza du nonnu chi era anticchia schipitignusu, (a chiddu ci aviavu a ddari a manciari sulu pasta chi piseddi)”!

Ingredienti per una teglia 40x29 cm

Impasto:
½ kg di farina di grano duro rimacinato;
20 g. di lievito di birra;
4 cucchiai da tavola di olio extra vergine d’oliva;
1 cucchiaio da tavola di zucchero;
un pizzico di sale
acqua tiepida, q.b.

Sugo:
1 lt di passata di pomodoro;
due cipolle “beddi sciacquati”
olio q.b.
sale;
pepe.

Inoltre:
per i seguenti ingredienti le dosi sono variabili a seconda dei gusti
cacio cavallo semi – stagionato a pezzetti;
cacio cavallo grattugiato;
sarda salata fatta a pezzetti minutissimi;
origano;
pangrattato.

Per realizzare una buona teglia di “sfinciuni” in primis e di preciso, dovendo andare al lavoro, “ca matinata” preparo la sua salsa che poi lascio alle amorevoli attenzioni di mia madre, che pensa ad “arriminarla” finchè non arriva a cottura. Che non si pensi che sia un momento di poesia…Anzi!
Mia madre, appena vede la “pignata ancora vacanti”, già sente “ciavuru” di cipolle, “addiventa nirbusa” e “un si cci po’ parrare chiù” (però poi “u sfinciuni ci piaci) e comincia a “sbarrachiare” i balconi anche se ci sono dieci gradi sotto zero. Chi ne paga le conseguenze è “du mischineddu di mio padre che appena si susi du lettu si sente aggilari tuttu, picchì i spifferi trasunu di cozzu e cuddaru, e santiannu santiannu arriva nta cucina ”. – “Tu mi vo fari moriri prima di mei jorna!” lei lo guarda con sguardo attonito e candidamente risponde: - “ora chiuio un ti scantari” ma lo piglia “pi fissa”, perché se prima “un ci astuta nta sarsa, i finistruna col cavolo chi i chiui”! solo quando una colonia di pinguini si sarà stabilita in casa sarà tempo di chiudere porte, balconi e finestre.
Alle due quando io e mia sorella torniamo da lavoro troviamo la casa “aggelata” ma scevra da ogni odore “nocivo” e anziché sentirci dire: - ciao come è andata oggi al lavoro o frasi di circostanza similari, ci sentiamo chiedere, avendo lei, ormai, “le nasche” assuefatte: - “trasennu ci nnè fetu di cipuddi?” La rassicuriamo dicendole che c’è un odorino di sugo che, “ a diuno” fa davvero piacere sentire! Poi le chiediamo se i Pinguini restano a pranzo con noi! Ci fa una “mala taliata e capiamo che in cuor suo ci sta mandando a quel paese”, e vabbè pazienza! Meglio fare un riposino pomeridiano, ma figuriamoci se si può dormire! Arriva mio padre dalla sua stanza che comincia: - Ntonè, nto sfinciuni c’è metteri u caciu saliatu! – si papà, lo so! – e un ti scurdari ca nto me latu c’è metteri a sarda salata! – si papà, non ti preoccupare! – e ti pari a ttia mu fai manciari friddu!
Iu Santa cristiana chi sugnu, diavulu addiventu, dicemu che accuminciu a sintirimi anticchia nirbusedda” e lui: - calmati! Io sono calmo! Ecco lo ha fatto, ha parlato in italiano, malu signu è! Va via offeso, e torna a vedere i suoi programmi preferiti in televisione!
Verso le sei del pomeriggio si impasta lo sfincione, questo è un momento delicato, intanto si devono mettere alla porta i pinguini, riscaldare l’ambiente perché l’impasto sarà soggetto ad un processo di lievitazione, che dura circa mezzora, ed è bene che ciò avvenga in un ambiente piuttosto caldo, altrimenti rischia di “acchiancare”. E poi si deve preparare “u lettu pu sfinciuni” ovvero disporre “u sciallu” col quale dovrà essere ammantata “a suppera” dove sarà ‘mpastata a farina!

Ma procediamo con metodo.
La preparazione del sugo è “na fissaria”, in poche parole si fa “a tuttu dintra”, si mette in un tegame la passata di pomodoro, con l’olio, il sale, il pepe e le cipolle tagliate a fette nel senso della loro lunghezza, si aggiunge un poco di acqua e si mette a cuocere, appena il sugo prende a bollire si abbassa la fiamma e si fa cuocere per circa due ore, avendo cura di arriminare spesso. Questo,volendo, si può fare anche il giorno prima.
Passiamo all’impasto: in una terrina mettere la farina, fare la fontana e aggiungere, lo zucchero, l’olio, (volendo anche un po’ di latte a temperatura di matri), il lievito sciolto, in una tazza con il sale e un po’ acqua tiepida e cominciare ad impastare incorporando l’acqua che deve essere più che tiepida, calda. Per impastare bisogna usare una certa energia e l’impasto deve risultare morbido (tipo sfinge di natale) ed elastico, si può ritenere pronto quando comincia a staccarsi dalla terrina e a fare le bolle.
A questo punto, si accende il forno, meglio se elettrico, al massimo della sua temperatura, si mette l’impasto nel suo letto, e si lascia lievitare, quando l’impasto avrà raddoppiato il suo volume sarà pronto per essere impostato nella teglia che è stata precedentemente unta con abbondante olio di oliva.
Impostato l’impasto nella teglia, si conza mettendo in ordine: u cascavaddu a pezzetti facendo una leggera pressione, la sarda salata a pezzetti e una bella manciata di cascavaddu saliatu. Poi si mette u sucu leggermente intiepidito ed infine una manciata di muddica per assorbire l’umito del sugo, abbondante origano e un filo d’olio.
Infornare e lasciare nel forno 20 minuti.
Attenzione non aprire MAI il forno prima che passino i 20 minuti, comprometterebbe la riuscita della pietanza! Fussi na gran pena doppu tuttu stu travagghiu!

(Antonella Gullo)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

ma io a questa, me la sposo!
un ammiratore
sempre lo stesso

Anonimo ha detto...

io che numero ho per avere la mia parte??? sempre il numero 2??

Pippovinci ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

mia mamma dice che andrebbe fatto il soffritto di cipollo. Molte cipolle. poi si mette il pomodoro. che dici?
fabio

Anonimo ha detto...

caro Fabio, ogni famiglia, ogni paese ha la sua ricetta... addirittura io so che in certe zone di Palermo la cipolla va bollita e poi aggiunta al sugo di pomodoro.
E io che dico?
Facciamolo fare anche alla tua mamma così lo assaggiamo, sicuramente sarà appetitosissimo!!!
ciao
Antonella

Anonimo ha detto...

è comunque interesante sapere che di sfincioni ne esistono tanti e che la cucina sicilana non è una scienza esatta, ma fantasiosa e gustosa. grazie Antonella
sempre Fabio

Anonimo ha detto...

Caro Sempre Fabio, la cucina è arte e dove c'è arte c'è... boh non lo so che c'è! volevo scrivere una cosa interessante ma non è aria!
alla prossima ricetta!
e grazie a te per la pazienza che hai di leggere le mie "ricette"
Antonella