venerdì 2 marzo 2012

quattro giorni al gelo di Mosca (2)

20-24 febbraio 2012





3 - i simboli di Mosca


3a La Piazza Rossa
la prima volta che andai a Mosca (correva l'anno 1984), la Piazza Rossa mi apparve come un luogo immenso, affascinante, tenebroso, pieno di storia e di storie, anche tristi; ma storie che comunque fecero la storia.... bella no? Entrare nella Piazza Rossa era come entrare nel cuore della stessa storia. Insomma per farla breve: la Piazza Rossa , rappresentava la storia del comunismo reale.

Oggi la Piazza Rossa è ridotta a una fiera. Al centro bancarelle di souvenir , piste di pattinaggio artificiali, pennacchi e torri di cartone. Insomma manco si percepisce quanto è vasta la piazza. Anzi manco si capisce di essere in una piazza. E manco si capisce dove si trova il mausoleo di Lenin che prima la dominava sta' piazza. Ma a ben guardare il mausoleo c'è ed i poveri militi, posti a guardia del mausoleo di Lenin, hanno lo storico monumento alle spalle mentre petto e occhi sono rivolti verso i multicolorati gingilli capitalisti. Insomma a guardarla bene oggi la Piazza Rossa potrebbe essere chiamata al massimo la Piazza Rosa Shocking!



3b i magazzini GUM
E vi lascio ora immaginare cosa sono diventati i magazzini GUM. Ubicati su un lato della Piazza Rossa erano il simbolo del commercio anticapitalistico. E mentre prima poteva entrare quasi chiunque a comprare quello che c'era (si, ok, c'era poco, ma tutto sovietico, unico ed a buon mercato) oggi possono entrare (e comprare) solo i ricconi di Mosca. Possono comprare tutto quello che vogliono proveniente da ogni angolo del globo a prezzi globalizzati, cioè altissimi. Insomma o perchè (prima) c'era pititto (fame) o perchè (oggi) i prezzi sono proibitivi, ai magazzini GUM il vero popolo russo non ha mai avuto vita facile. Al piano terra c'è però lo zucchero filato e Molcin ne offre una matassa alla sua Quillery. Intanto noto pure che le inferriate dei balconi interni del Gum sono state colorate di nero. Prima erano verdi. Forse hanno pensato di evitare il rischio che maturando diventassero rosse!



3c gli stagni del patriarca (Patriarshij Prud )
Oggi ce n'è uno solo. Al centro di una vasta piazza alberata . Ma di questi tempi è ghiacciato e, nonostante i divieti, la gente vi pattina dentro numerosa e gioviale. Ai bordi della piazza dove Michail Bulgakov collocò l'inizio del suo romanzo “Il maestro e Margherita”, un quartiere destinato a ricchi e intellettuali. Tra cui il celebre regista Nikita Sergeevič Mikhalkov . Molcin ha detto! E lo dice con un po' di risentimento e di amarezza . Anche lui, infatti, voleva prendere casa lì , ma lo hanno respinto trattandolo da pezzente. Devo consolarlo. La piazza-stagno-pista è piena di luci, qualche locale e musica di sottofondo per accompagnare gli esperti pattinatori moscoviti. Che musica? Ma ovvio, musica yankee! Niente Kalinka Kalinka o Popoff o Oci Ciornie, ma uno dei simboli artistici degli States anni '50: Elvis Presley. Non c'è più spazio nel mio cuore rosso per ricevere altre coltellate!



3d i grattacieli di Stalin.
Per fortuna ci sono i grattacieli di Stalin. Quelli ci sono e sono sempre gli stessi. Belli, sovietici, imponenti e di un colore tristissimo e impossibile da replicare. E di una linea che sembra il mitico Missile giocattolo degli anni 70: il Mach X della Quercetti. Quello che si lanciava con una doppia molla e ricadeva a terra di punta , sostenuta da un paracadutino di plastica. In uno di questi grattacieli c'è la casa che il regime regalò a Yury Gagarin, primo uomo nello spazio che però costruì la sua fortuna e la sua fama immortale in spazi angusti come le cabine dei jet che collaudava, la capsula a palla Vostok 1 che lo porto in orbita e, verosimilmente, la casa omaggiatagli dal Soviet Supremo. Molcin mi informa che uno di questi grattacieli Stalin Style, doveva essere costruito dove ancora nel 1984 vidi una enorme piscina scoperta con acqua riscaldata. E doveva essere l'edificio più imponente dei nove previsti, con in cima la statua del collega-rivale Lenin, nella cui testa avrebbe dovuto essere collocato lo studio di Stalin. Non l'hanno fatto ed al suo posto oggi sorge la Chiesa del Salvatore con cupole dorate e statue bronzee di pessima fattura. Insomma altro plateale sfregio all'ideale ateo – marxista



3e i cavalli di Frisia di Kimki
Sulla strada che porta all'aeroporto di Sheremetyevo , che è la stessa che porta a San Pietroburgo (ma che comunque si chiama ancora strada per Leningrado.. thiè!), ad un certo punto, presso la cittadina di Kimki, si incontra una gigantesca scultura amaranto che riproduce i cavalli di Frisia (quelle cose a croce di S. Andrea con filo spinato che indicano un confine o una trincea in zone di guerra). Ebbene questa scultura ricorda a tutti il luogo dove l'armata nera di Hitler venne fermata. Proprio alle porte di Mosca. Se fosse oggi, significherebbe avere già preso l'aeroporto ed una grande fetta della periferia ovest di Mosca. Al passaggio davanti i cavalloni di Frisia Molcin chiede ad Andrej (autista silenzioso) di rallentare per consentire all'ospite (a me) di fare alcune foto. Ma gli scatti , più che altro, riprendono tir satolli di merci e giganteschi e costosi Suv che sfrecciano verso o dall'aeroporto internazionale fottendosene della storia . Un'altra onta al ricordo della Russia comunista baluardo contro l'avanzata e la diffusione degli ideali nazisti. Molcin mi dice pure che in queste zone gelide e desolate abitano un sacco di pendolari e che ogni mattina prima di accendere la loro auto , se hanno finito la vodka, si bevono un po' di antigelo. Quello che resta lo adoperano per il radiatore. Ma scherza.......

le foto


1. un grattacielo Stalin style
2. magazzini Gum

3. i cavalli di Frisia di Kimki

pippo vinci



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