lunedì 19 marzo 2012

quasi amici: quasi una offesa ai disabili "normali"

Un film ruffiano e offensivo che piace agli spettatori perchè li solleva dal senso di colpa verso i disabili. Ecco, in sintesi, il mio giudizio su questo film evento che sta spopolando ai botteghini di mezza Europa.

La disabilità è una tragica e drammatica evenianza e farci sopra una commedia da ridere è difficilissimo e rischioso.
Diciamo in breve quali sono gli elementi di questo film:
1 un disabile totale, ma ricco sfondato
2 un badante bello, muscoloso, alternativo, duro, simpaticissimo, intelligente, convincente, non convenzionale e che sa tutto (proprio tutto) della vita.

Bastano questi due elementi per dire che il film è una favola lontana anni luce dalla realtà. Ed anche se lo stesso film è tratto da una storia vera (così dicono) anche questa storia vera è anch'essa lontana anni luce dal 99,99% delle vite reali di disabili veri.

Altro elemento sono le numerose battute sui disabili contenute nel film e che fanno ridere la platea che anche in questi momenti si libera del proprio senso di colpa e di giusto rispetto verso queste sfortunate persone. Es “sai dove lo trovi un tetraplegico?... Lì dove lo hai lasciato!” Immaginate se battute di questo tipo venissero fatte in un salotto od in pubblico, magari proprio in presenza di un disabile. Il gelo calerebbe sul salotto. E sono certo che nessuno si permetterebbe di ridere. Giustamente.

Insomma non credo che il film dia l'immagine del dramma della disabilità, anzi quasi quasi lo nasconde facendo un brutto servizio a tutti coloro che di disabilità soffrono ogni giorno e parlo dei disabili e di chi sta loro attorno e li accudisce ogni ora del giorno ed ogni ora della notte.

Direi che questo film fa il paio con il film “la vita è bella” di Benigni, film che nascondeva dietro un irreale gioco per bambini la realtà di un'altra immane tragedia che ha colpito il genere umano: la Shoah
Insomma il successo del film è proprio qui: la liberazione collettiva dal senso di colpa!

Tutti di fronte al dramma del disabile ci troviamo imbarazzati , incapaci dei dare aiuto e, se lo diamo, ci sentiamo profondamente frustrati dal fatto che il nostro aiuto serva a poco e che non potrà mai lenire adeguatamente la sofferenza. Ed ecco che questo film ti dice invece: ma dai, non è poi così grave la disabilità se sei un miliardario e se per badante hai un aitante e simpatico attore di Hollywood!
Pietro Limina

1 commento:

Anonimo ha detto...

Parlare di disabilità non è affatto facile perché vivere quotidianamente la malattia sconvolge la vita e sbatte in faccia una realtà che sembra assolutamente lontana finché non ti tocca L’handicap riguarda tutti poiché le sue cause stanno nei rischi, nelle fatalità, nelle casualità cui sono soggette le nostre esistenze. La disabilità è un trauma che travolge le soggettività e le relazioni degli individui col mondo circostante, è la perdita della “normalità”, I pregiudizi ,il pietismo, provati dai “normali” sui disabili e dai disabili su se stessi contribuiscono a creare rifiuto ed emarginazione che pero’ hanno radici ben più lontane … .Il film non l’ho ancora visto però conosco il dramma …e concordo pienamente con la visione di Pietro Limina.
R.