lunedì 17 settembre 2012

La lingua del marchese raffinato



Tra i dieci e i sessanta, gli anni di Guglielmina Gunt.La donna, perché adesso e sempre c’è qualcosa e tutto da vivere.La bambina che è in lei, preservata intatta: il giardino in cui si nasconde, un giardino segreto che forse mai nessuno troverà.
Succhiando lentamente susine e prugne, miriadi di punte di dolcezza che le avvolgevano la lingua, giocando a sputare gli ossi più in là possibile, in una stramba gara solitaria, Guglielmina slacciò il legaccio della Ragione, e si lasciò andare, come bottiglia vuota che si riempie sotto un rubinetto d’acqua, ai ricordi.Aveva traslocato in un palazzo, di recente, in nessuna città, senza via senza numero civico.
C’era un grande albero, meta di pellegrinaggio da tutto il mondo, a tutti conosciuto. E onorato. Per un giorno, uno solo.Ai piedi dell’albero, una aiuola ben curata, fiori e foto e biglietti e poesie. E pietre: lisce bianche rotonde.Come gli Ebrei, chi le aveva poste sapeva il senso delle pietre sulle tombe. Il passaggio ininterrotto "da Padre in Figlio", legame e memoria, il ricordo che si trasforma in simbolo.Il custode assomigliava più ad un broker di Wall Street che ad un portiere canonico. Giacca cravatta impeccabile elegante raffinato. A più d’uno accadde di scambiarlo per un condomino.
Ogni mattino, quando diretta al lavoro Gugliemina solcava il lungo androne, il signor Marcello le porgeva il braccio, e l’accompagnava al portone.Era un gioco e uno scherzo piacevole tra loro, un modo più caldo e amicale di augurarsi buona giornata.
Guglielmina condivideva il pianerottolo con niente di meno che… un marchese napoletano! Gran signore”- l’aveva avvisata la madre, tanto appassionata di nobiltà- “mi raccomando, sii educata e gentile”. - Och , aveva fatto lei di rimando, non troppo sicura che la nobiltà, surtout in un tempo di democrazia già annoso, fosse di blasone e non di animo.E difatti….
Una domenica mattina, pronta sull’uscio Guglielmina e la sua barboncina, ecco aprirsi la porta del marchese. Alcuni minuti di gentili convenevoli e chiacchiere, il nobile napoletano vira deciso sul privato:
"Lei vive sola?"
" NO, con mio figlio"

"Che peccato una così bella donna"
"Grazie, davvero gentile da parte sua.."
E da Gentiluomo qual’E’, il marchese in sequenza trina e velocissima:
"che bel rossetto, un vero peccato intaccarlo"
Deciso infila la lingua nella bocca…………………………..!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
L’ascensore misericordioso e salvifico é al piano.La barboncina strattonata vola dentro la cabina, tasto T premuto senza coscienza, le porte scattano chiuse.Fino a terra è solo una sequenza lunga ininterrotta di sputi sul pavimento. Cinquanta? Cento? La cana la guarda perplessa. Grazie al piffero, TU come puoi capire, mica l’ha data a te la linguaaaaaa! Altri, ancora, di nuovo sputi. Per tutto l’androne, che é molto lungo. In silenzio, chiede scusa al tunisino lavascale del palazzo. La ragione c’è ed è validissima. Fuori .Aria. Villetta e bisognino della cana. Richiamo di ritorno alla Natura. Sana vera pulita (sì, anche il bisognino sa di pulito….)
Proletari di tutto il mondo: In PIEDI, Indignatevi!
Guglielmina Gunt. 

7 commenti:

Anonimo ha detto...

scusa guglielmina, ma tu perchè hai aperto la bocca?

Anonimo ha detto...

ma perché i proletari si dovrebbero indignare?

Anonimo ha detto...

forse che solo i nobili hanno questi comportamenti....opinabili?

Anonimo ha detto...

magari un "proletario" la domenica è di turno in fabbrica e le sue vicine di casa non sono "so chic" -compreso il cane...

Anonimo ha detto...

magari "guglielmina"non ha aperto la bocca ma la lingua del marchese è riuscita in un attimo ad incunearsi nella difesa avversaria ..Grande Marchese!

riguardo la "lotta di classe" m'interessa poco...i vincitori si conoscono da tempo,nè proletari né nobili...

Anonimo ha detto...

Non mi sono spiegata. Nel contesto del godibilissimo racconto che ci sta a fare la frase relativa all'indignazione dei proletari?

Anonimo ha detto...

evabbeh, ora uno va a fare le pillicuserie su ogni frase del racconto. Goditi (tu lo hai detto) il racconto e non ti addentrare in "oscuri meandri" . Tante volte chi scrive non vuole o non può o non sa essere sempre chiaro. Qualcosa deve sempre essere lasciato al sentimento, alla liberta artistica, all'impulso del momento. o chessoio!
Se poi Guglielmina te lo vuole spiegare , faccia pure!