La parola cambia, di bocca in bocca, l’emozione
cambia, di cuore in cuore, la percezione cambia, di pelle in pelle
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“I greci “parodoi”erano
passaggi all’aperto, che permettevano l’esibizione
La parodos occidentale conduceva al
mare o in campagna, comunque in un luogo diverso da quello urbano. In tal modo,
a seconda di dove si dirigessero i personaggi, si poteva presumere dove essi
stessero andando o da dove provenissero.
Più tardi, nel teatro latino,
le parodoi funsero da ingresso per gli spettatori privilegiati, che occupavano posti d'onore”.Wikipedia
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E’ mattina
L‘aria
limpidissima e fredda punzecchia la pelle penetrando nell’auto da feritoie e
anditi invisibili: rarefatta ed eccitante, profuma di alta montagna, di neve. Azzurro
accecante, il cielo terso è interrotto solo da strisce di incerta misteriosa provenienza.
La
stradella forestale si inerpica tra boschi e villette sperdute, arranca su su
per i monti fino a giungere ai 700 metri del casolare: svoltata l’ultima curva
d’improvviso ci appare, quadrato regolare ritagliato nel ventre della montagna.
Ma con grande amore, e solo per grande amore.
Erano
gli anni’50
Era,
ed è, il sogno di un Uomo.
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All’interno
del caseggiato in pietra a faccia vista il grande camino scoppietta, greve di
enormi ceppi, profumato da bucce di arance e clementini, appetitoso da salsicce
paesane bruciacchiate ad arrostire.
Attività
princeps della compagnia dei sette è
il superamento orgoglioso e continuo delle altrui arti culinarie.
Agli
arrosti si sommano minestroni di verdure davvero biologiche –in paese si
ignorano fertilizzanti & co.- lasagne e minestre di ceci neri e patate al cartoccio e gelatine di arancia
ripiene di fragole e banane, torte allo yogurt, finocchietti al gratin e così
via.
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Il
banchetto pantagruelico non conosce sosta, eccezion fatta per il tempo dei
rifornimenti nei ridenti paesi limitrofi: attraverso la valle e risalendo le
verdi colline brumose e velate di nebbia fitta fitta, agli irti colli
inerpicandosi sale…, dominate dal complesso innevatissimo di Piano Tenzone, i sette
esplorano il paesino di Finello, e il
paesino di Pratteri e le sue pipitouches deserte, e quello di Chateu Bon (gemellato con il suo pari oltralpi):
una chiacchiera con gli indigeni, annoso
tema l’annata dell’olio, uno sguardo agli immancabili vecchietti nerovestiti seduti
a giocare a scopa/briscola, un “salutare” caffè all’immancabile “Bar dello
Sport” di piazza, regali di capodanneschi gioielli beneauguranti alle signore.
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La
compagnia riprende la via di casa, e tra una curva e un tornante le 2 auto
giocano a nascondino.
Quattro
cavalli bianchi sono gli unici a mostrarsi, ignorando altezzosamente impavidi la
pioggia battente e finissima.
Di
asini e mucche non c’è traccia.
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La
nebbia si ispessisce allorché la compagnia dei sette, oltre ad un outsider
occasionale ebreo-nazista, ardita tenta di raggiungere l’ Emporio degli amici:
apparentemente vicinissimo solo poche ore prima, adesso sembra distare anni
“nebbia”. Il viaggio si rivela estenuante e parecchio annervante, lacrimano gli
occhi dei passeggeri spremuti sulla strada invisibile, a nulla possono i fari
antinebbia…saremo dunque finiti per sbaglio a Bellinzona?!?!?
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Visibile,
giusto per un baleno, la coda foltissima di una donnola in fuga. Sarà vera, o
allucinazione?
Raggiunta
infine la meta agognata, il sangue supera l’acqua, ogni preoccupazione e fatica è subito obliata
dal calore del grande camino angolare, e dai pronti calici di vino
corroborante.
La
compagnia dei sette abbandona ogni consapevolezza, dimentica persino del proprio
nome
3 commenti:
... secondo me era una allucinazione!
"...strisce di incerta e misteriosa provenienza?..."
Anche tu co' 'sta storia delle scie chimiche?
ma dov'è questo posto così bello?
Allucinazione la donnola o cosa???!!!??
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