venerdì 12 luglio 2013

un' insolita montagna molto alta

A SDA,
mio vettore mio mentore  mia guida
Tanto caro, nella mia Fantasia,  da tanto lontano e da tanto tempo 

"Soffio d'alito sul tuo orecchio, le labbra ti sfiorano il lobo 
un senso di brivido umido scuote la tua psiche.
E' amore? Dove lo conduci?
L'agnello sacrificale é maschio o femmina?
Attenti, l'orso inumano é in agguato"


C'era una volta un' insolita montagna molto alta, così alta che dominava gli altissimi monti intorno a lei
Curiosamente la neve non vi cadeva mai, neppure quando tutte le cime circostanti ne erano candidamente ricoperte. Un gruppo di  nuvole le facevano da corona, e non se ne allontanavano, circondandola in un affettuoso abbraccio.Per carattere e altitudine e nonostante la leggera vegetazione di piccoli fiori ed erbette mediche finissime, quasi una peluria rosa e verde, sarebbe sembrata disabitata
Non lo era
Celato a sguardi curiosi e invasivi, un cervo enorme, gli arti snelli e forti, le corna spesse e  inanellate, grandi occhi nocciola verdastro, la peluria del mantello di un lucido marrone dai riflessi d'oro brunito.
Immobile, invisibile, a volte  uno sbuffo dalle narici o un lampo nelle pupille orgogliose o il secco rumore dello zoccolo sul terreno tradiva la sua presenza.Nessun umano l'aveva mai scorto. A nessuno era dato di immaginarne l'esistenza.Era selvatico non era mai stato adomesticato: venire addomesticati instaura un legame forte con qualcuno, un'appartenenza che dura per sempre

C'era una volta una Zingara antica. Sui rami degli alberi del bosco aveva dimora. Attorno a lei, invisibile, nota a lei sola, volteggiava una Strega, minuscola, ma infinitamente potente. Le due donne unite per sempre dal cerchio magico della vita che insieme avevano più e più volte attraversato,compiuto gli stessi passi, amato identiche scelte,  osato le stesse altitudini. In illusioni e sogni, erano pari. Nella fiducia e nel rispetto si tenevano per mano e procedevano nel cammino lunghissimo attraverso i secoli.
La Zingara attingeva generosamente alla sua attitudine alla  predizione:  segni ricavati dalla maestosità immensa e generosa della Natura: dalle piante medicinali e velenose, ai sussurri e versi degli animali del bosco, su su fino agli astri e il Sole e le stelle tutte, raggomitolata vicino alla fiamma del suo fuoco chiamava il destino affinchè parlasse.

Non distante, in silenzio, la  Strega non la perdeva di vista mentre il suo cuore dubitava e i suoi occhi tradivano l'incertezza.Incerti erano persino i loro nomi: nell'infinito dipanarsi del Tempo nei secoli li avevano dimenticati

Il Re dei cervi non aveva un nome, nessuno glielo aveva mai dato. Non ce n'era bisogno, non andava né riconosciuto né distinto.Nomina nuda tenemus

Molti soli e molte lune avevano visto le sue pupille, a molti suoni aveva regolato il labirinto del suo orecchio, il suo mantello recava segni di cicatrici e calli, le sue corna inanellate spizzicature e intagli. Molto aveva lottato.Pure, aveva preservato l'istinto fanciullesco nel cuore: era libero, naturale, selvaggio
Sdegnato dai riprovevoli comportamenti degli Uomini e degli altri esseri viventi del Mondo Animale, sudditi asserviti, aveva abbandonato ogni compagnia branco consesso sociale, per ritrarsi in un luogo appartato, un nonluogo, un altrove utopico di Vita differente

Sebbene sia certa  l'infrangibilità del Diamante, la lucentezza per ventura potrebbe venire velata dalla polvere.Aveva scelto la solitudine.Curvava il capo verso il petto, per meglio indirizzare la fronte verso i soli suoi pensieri, chiudeva il cuore al mondo che lo circondava, così da poterlo orientare all'ascolto della sua sola anima.
Unici compagni, i fiori l'erba la montagna, il cielo e il vento, e le nuvole e i fulmini.Non era più giovane, lunghi anni della sua saggia vita aveva vissuto, ma non era abbastanza vecchio da smettere di provare desideri
E ricordi
Sapientemente selezionava questi ultimi, indirizzando il pensiero verso i più cari, quelli che narravano di bellezza, di ciò che con piacevolezza l'aveva colto e sorpreso, e attraversato il mantello scuro e spesso, lasciato segno e rimasto dentro, ben custodito nel forziere prezioso del suo coraggioso cuore. E suo per sempre.
Come la montagna, che adesso saliva, più su, sempre più su.I rumori e i falò degli uomini lo seguivano e si avvicinavano.Continuò a salire, fin sulla cima, insolitamente bianca, rotonda.Le nuvole lo circondarono: il loro abbraccio era fresco, pulito. Sul suo capo i fulmini si intrecciavano, mani accoglienti, privi di alcuno scoppio minaccioso.Volse lo sguardo ai monti alle valli, grattò con lo zoccolo la pietra liscia della cima
Aspettò il Vento

La Zingara e la  Strega salirono in cima alla montagna e guardarono il cielo: era ricolmo di stelle, quasi bianco da tante galassie: ammiccavano, sorridenti.Si sentirono davvero piccole, infinitamente, un sospiro, un alito quasi. Il Vento di quei giorni aveva spazzato ogni cosa, aveva reso tutto più leggero, limpido, vero
La Strega sorrise alla Zingara.
Attesero il Vento

Il Cielo stava sopra di loro. La Dimora dei Sogni. Il Prato azzurro delle Promesse Mantenute. Il Cielo. E null'altro.Il Vento del Nord li avvolse tutti, nella sua fresca folata un abbraccio amoroso e possente
Distrusse pareti e ostacoli, aprì un varco  un modo un sentiero le porte del percorso dentro il percorso possibile...un riscaldamento ...un cerchio...una musica... un "cercarsi" ...per  "trovarsi"..come vuole il cuore ....

Con un balzo, lo raggiunsero.Il Cervo e la Strega e la Zingara camminarono sempre, fianco a fianco
Non si incontrarono mai
La fantasia é luogo di grande salvezza dell'anima


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tempo passato ad attraversare valli, pianure, foreste, evitare scontri con gli indesiderati avversari, ma affrontati con onore quando necessario, ha indurito il cervo fino a sentire che i suoi muscoli, la sua pelle, le sue membra si sono rilassate nel pensiero che il vero avversario era stato il dovere sopprimere la voglia di incontrare altri cervi senza dovere subire l'istinto animale della natura. Quante volte avrà dovuto subire gli istinti della natura e non ha potuto reagire con l'equilibrio che l'eleganza della "sua natura" gli avrebbe permesso. Però la grandezza e la maestosità delle sue corna dicono che con fierezza si è saputo difendere dalla natura e dalla "sua natura".

Oscuria ha detto...

"Podrán quitarme el sueño, pero nunca podrán quitarme las ganas de seguir soñando."

Anonimo ha detto...

La trasparenza della propria immaginazione dipende dal grado di manipolazione subito dai propri sentimenti. Così, il volere sognare di potere sognare liberamente, ti persuade che realmente quello che sogni è tuo.
La Spagna ci regalò Don Chisciotte e lui era un vero guerriero moderno, altro che il grande conquistatore Cesare capace di assicurare con un dado le proprie truppe attraversando, sicuro di vincere, il Rubicone. Quelli erano i veri sognatori. Ma tu continua a sognare, è il tuo assicurato mestiere.

Anonimo ha detto...

Una zingara DM, un cervo BL (o qualcosa di simile), una strega...

Aladjno ha detto...

Una zingara DM, un cervo AA, una strega ...I