giovedì 30 agosto 2012

L’Opera al Nero.


Ho l'impressione di conoscere Zeno da sempre, ho la contezza empiricamente quasi certa che sia il mio idolo/specchio riflettente: il nostro comune essere fatti di bianco/nero -perfetta tragica dicotomia-, la nostra fame di conoscenza, la nostra curiosità per l'osservazione dell'essere umano, la nostra capacità di stabilire -e mantenere-empatie con altri (io psicanalista mancata? sembrerebbe di sì, a quanto dicono), il nostro tendere ad andare "oltre" correndo qualsiasi rischio, la nostra infinita dedizione al coraggio, il nostro intransigente bisogno di Verità (parola oggi tanto desueta), l'adrenalico entusiasmo delle scoperte, anche le più piccole, degli incredibili colori della Terra,la nostra infantile capacità di stupirsi, ancora, e arrossire, la nostra impossibilità di centrarsi su se stessi perché troppo orientati al mondo, alla Vita.
il nostro essere magma, incandescente, e materia morbida plasmabile, fuoco e aria, desiderio e leggerezza, vitalità e consapevolezza, carattere e serena pacatezza, tempesta e tenera paceTutto questo, ci è comune Tutto questo non è, poi, semplicemente, l'essere umano?L’alchimista Zeno.
C’era una volta il nero che cercava- con tutte le sue forze- di incontrare il bianco…. L’impresa ardua, dura, impossibile. Il bianco rimaneva sempre distante, inaccessibile. La volpe e l’uva? O solo uno strano, imperscrutabile, incomprensibile tendere a raggiungere ciò che veramente raggiungere non possiamo perché….non è stato creato per noi.
Come se uno sbadato scacchista avesse malamente assemblato pezzi distinti –e incompatibili- di pedine di dama, e torri e cavalli e re e regine. Il gioco non si può FARE. Il fare. E’ questa, dunque, l’essenza, quella vera, la più pulita e netta e profonda, dell’esistenza? Tentare l’impossibile, invece che accontentarsi del certo, del facile, in una parola del possibile…?Ciò che più da me é diverso, distante, improbabile, di più affascina la mia audacia.
Oggi che cammino nei miei piedi, e non so dove intendano portarmi, su quale via si stiano dirigendo, oggi che l’armonia perfetta dell’ascolto di note penetra nella mia pelle, fa scorrere più veloce il sangue nelle vene e lascia fuoruscire fiumi, valanghe di pensieri e sensi liberi, intensi, caldi, così com’è calda, viva la pelle, il cuore che batte, la vita che sussurra e alita dentro di me.
Chi è vivo …..batta un colpo, o meglio dia uno strattone a chi vivo non è, e non sa di non esserlo. Soffro per chi vive una vita non scelta, non desiderata, per cui valga la pena di combattere, di soffrire anche. E tanto.
Resta in superficie, tu che hai troppa paura di sfidare l’incerto, tu che hai troppa paura di tendere al nero, o al bianco, tuo/suo contrario, una vita che é già non viva, fantasma di gioia e paura, di sensazioni, contraddizioni, perché tanto di bianco e nero é in noi.
Non manicheistica divisione fra bene e male ma di più, complessità, ecletticità, poliedrico ricco-povero essere umano che tanto in sé raccoglie e tanto di sé perde. Dalla gioia della profondità, dalla leggerezza del dolore, tira fuori ciò che di più bello c’é nell’anima tua: la purezza della tua bianca ragione incontri l’alchemica complessità di quella opera al nero che é un essere umano, tutto, intero, complesso, arduo -quanto vano forse- tentativo di coniugare paure con slanci verso l’infinito, perfetta incompiutezza e caleidoscopica contraddittorietà, materiale debolezza e geniale –quasi olfattiva- sensazione di trascendenza.
C’è, dunque, davvero qualcosa in me, in noi tutti che guarda più in alto, che percepisce un oltre verso il quale inconsapevolmente mi dirigo? E io, imperfetta opera al nero, costruzione mal improvvisata, io tentativo incauto e casuale di alchimisti ignoranti e curiosi, epperò ammalati di scienza e di sapere, spinti affannati dal desiderio profondo e metafisico di guardare oltre il velo della Natura di tutto-tutti e dopo averlo strappato essere in grado di guardare dritto al suo centro-origine, senza più paura o insicurezza o frustrazione o dolore, e sentire una voce dentro che sussurra: ora, calmati, sei giunto infine, guarda l’infinito, e ciò che c’é oltre.
Chiamalo Dio, o Jahvé, o Allah o Jeshua Ben Joseph (Gesù)…l’Uomo che ha visto oltre, dove c’era il Nulla, e il nulla era pieno d’Amore, l’amore chiamalo comunismo o salvezza o resurrezione o sms o come ti pare.
Basta che tu ci creda.
Oppure chiamalo semplicemente ciò che mi serve per essere felice. Tutti abbiamo il sacro dovere verso noi stessi di cercare di essere felici”Per essere felice, che mi occorre dunque? Sapere per certo che il bianco -per sua stessa natura- non incontrerà mai il nero? Apriti, dunque, cuore mio, alla sconfitta. Accettala e rassegnati. Ciò che hai sognato non esiste, o forse non è raggiungibile.
C’é dell’altro, ed é vicino, ed é caro e confortante: é il calore e l’odore della mia pelle, é il suono della risata, é cantare durante un temporale per coprire l’assordante –e per me terrorizzante- rimbombo dei tuoni, é – molto di meno e molto di più- un sorriso per strada, un grazie del cuore.
Che il cervello abbia pace, e lasci che il nero si allontani dal bianco, che muscoli e ossa e carne accettino il limite della loro stessa natura materiale, finita, peritura. Ciò che é vivo in me, in me vivrà per sempre, fino a che io non avrò fine. E quel giorno, l’anima spargerà nell’aria, nel Cosmo, ancora Amore, e Vita, trasferendo la sua Immortalità in un corpo altro (Mah, spero non si tratti di un topo…!).Più di ogni cosa importante è …...provare emozioni. Desidero, …dunque sono vivo.
Come il mare di continuo cerca di raggiungere senza esito la terra, come la barca ad ogni onda si inclina verso l’orizzonte per poi impennarsi allontanandosene, come la pioggia tenta di raggiungere il deserto ma frenata da imperscrutabili pressioni atmosferiche mai ci riesce, come il cupo nero alchemico stregonesco avido -e perché no forse invidioso?- cerca la lucentezza del bianco puro, intonso irreale, mai percorso da fremiti di dolore o di passioni, come tutto ciò che –in se stesso imperfetto- tende alla pace incompiuta ed irrealizzabile della diversità dalla sua imperfezione, difetto, pestifero bubbone, kafkiano scarafaggio, orrido mutante, umano incompiuto infelice tendi a liberarti della tua pelle materiale per assurgere alla trascendenza...?
Animo sensibile, forse solo la depressione ti prenderà.Oppure no, lascia che sia amore che ti prenda, che ti culli per tutta la lunga notte.E poi….sarà giorno
Oscuria

6 commenti:

virgilio ha detto...

ma che ti senti Omero?

Anonimo ha detto...

....non sarà Omero ma la "penna"la sa usare..bene,molto bene!

virgilio ha detto...

è vero, ma se facesse uno sforzo per essere più scorrevole sarebbe meglio. Leggere i suoi pezzi è entusiamante, ma stancante allo stesso tempo.

Anonimo ha detto...

.....lo farà sicuramente.

Anonimo ha detto...

e' semplicemente incomprensibile e patetica...

Anonimo ha detto...

Leggi ATTENTAMENTE queste parole e se ti sembrano DAVVERO incomprensibili allora sei TU ad essere patetico/a

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Oggi che cammino nei miei piedi, e non so dove intendano portarmi, su quale via si stiano dirigendo, oggi che l’armonia perfetta dell’ascolto di note penetra nella mia pelle, fa scorrere più veloce il sangue nelle vene e lascia fuoruscire fiumi, valanghe di pensieri e sensi liberi, intensi, caldi, così com’è calda, viva la pelle, il cuore che batte, la vita che sussurra e alita dentro di me.

Chi è vivo …..batta un colpo, o meglio dia uno strattone a chi vivo non è, e non sa di non esserlo. Soffro per chi vive una vita non scelta, non desiderata, per cui valga la pena di combattere, di soffrire anche. E tanto.