giovedì 6 maggio 2010

il gazebo di Aluia


Gentilissimo signor Aluia,
sono (o ero?) un affezionatissimo cliente del vostro bar. Amo (o amavo ?) venire lì da voi ogni volta che mi è (era?) possibile perché amo il posto, amo la vostra cucina, la vostra pasticceria, la gentilezza dei vostri impiegati.


Sedevo lì il sabato mattina (e non solo), sotto il bianco ombrellone a gustarmi un latte macchiato, mentre sfogliavo uno o due quotidiani, incrociavo il saluto degli amici che numerosi passavano di lì e studiavo la schedina dei sogni da giocare nella adiacente ricevitoria.


Poi un giorno mi accorsi di “certi lavori” e cominciai a sospettare, a temere. Il sospetto divenne presto certezza e la certezza si trasformò in sgomento. Il sogno svanì.Un orribile carrozzone era sorto tetro e sgraziato al posto degli allegri e bianchi ombrelloni. Da quando c’è quell’orribile carrozzone in legno non riesco più neppure a passare di lì. E da quel giorno mi sento orfano dei miei sabati mattina non avendo ancora trovato una valida alternativa che possa restituirmi quei momenti così sereni, comodi e, perché no, anche mondani.


Ma come vi siete persuasi a realizzare un tale mostro in uno degli ultimi salotti della città. Non dubito che siate in regola con i permessi ed è anche vero che in città oramai se ne vedono ovunque anche di peggiore fattura di quello da voi realizzato.Ma io credevo (povero illuso) che voi vi distingueste. Io credevo che voi consideraste la particolarità della vostra splendida posizione.


E non ditemi che il problema era quello economico. A occhio e croce i giorni in cui le dolci intemperie nostrali impedivano l’uso dello spazio antistante, in un anno, si contano sulle dita di due o tre mani.


Per il resto, la clientela, anche in quei giorni, non voi manca di certo. E mi riferisco a quella affezionata folla di gente che vi frequenta senza oziare al tavolino, grazie alla invidiabile posizione, al ricco parterre di dolci, alla pratica e gustosa rosticceria take away.

Insomma Caro signor Aluia perché non ci ripensi e ritorni alla magnifica sobrietà di una volta?


(pippo vinci)


l'articolo è già stato pubblicato sul sito www.rosalio.it

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