giovedì 22 aprile 2010

Ritorno

Eccomi qui, all’aereoporto Simon Bolivar di Caracas aspettando di fare il ceck in nello sportello Alitalia (speriamo bene). Una lunga fila, ci fanno venire qui 4 ore prima, ma, non si sa
perché, non c’è nessun impiegato. Ho lasciato la mia casa, (ancora non venduta), in mano a tutti i santi dell’Avila. Lasciare sola una casa in Venezuela, è molto rischioso, potrebbero invaderla, scassinarla, ma... meglio non pensarci.

Sono cominciate le pioggie. Ieri verso l’una, mentre stavo pranzando da una mia amica, ha
cominciato a piovere fortissimo. La pioggia tropicale ha qualcosa di emozionante e struggente.
Tutto bagnato, le foglie delle piante del giardino grondanti d’acqua ed i riqui riqui, ( fiore tipo sterlizia) felici di raccogliere al loro interno il liquido che serve di nutrimento a loro ed agli
uccellini. Tutti contenti, perché la siccità è finita!

Di mattina sono stata in centro, a salutare, come ogni anno, Josè Gregorio Hernandez, in una chiesa dove c’è la sua tomba. Sull’altare un enorme quadro che lo raffigura vestito da medico, con stetoscopio e strumenti del mestiere. Un sacco di fiori, la gente pregando commossa, c’era pure un signore che mostrava delle pillole a Josè Gregorio per benedirle.

Mi veniva da piangere vedendo quanto dolore e speranza c’era nei visi della gente.
Ritorno a casa in uno scassatissimo autobus, i sedili rotti ma sullo schienale la scritta: en honor a Jesus el Nazareno.

15 Aprile, sono sul volo Roma-Palermo, solo 20 minuti di ritardo. Il volo Caracas-Roma, confesso, non è stato male, Arrivato puntualmente. Cibo scarso di quantità e di qualità, tre film fessi, sono riuscita a spostarmi in un sedile con uno vuoto accanto e quindi sono stata più comoda. Personale decente. Come sempre, per me il viaggio è un tempo
senza tempo, non penso a niente, né a quello che lascio, né a quello che troverò.

Vediamo quali saranno i frutti di questo lungo ritorno a Caracas.

Si, vediamo!

(alessandra vassallo)

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