di Andrea VinciMille milioni di dollari di incasso. Ok Jimmy hai il mio plauso, non ce l’ho con te. Forse solo un pochino per le infinite aspettative di cui avevi caricato il film:
“il film della mia vita” avevi detto. Siamo sinceri, l’apice della tua carriera è
Terminator.
Comunque.
Quelli che veramente non comprendo sono gli spettatori paganti. Non contenti degli “uuuh” e “ooooh” e “aaaah” e ulteriori versi vocalici e semivocalici con cui mi hanno impedito una visione serena al cinema, hanno invaso il mondo (
e con il mondo intendo facebook) di frasi del tipo “
il più bel film di tutti i tempi”,
“stupendo”, “
fantastico”, “
inimitabile”.
INIMITABILE? Gli occhiali 3D vi hanno fuso il cervello?
Vorrei invitarvi a cogliere l’ironia dell’aggettivo inimitabile, dato che Avatar è già un’imitazione, una riedizione in chiave fantascientifica dei vari
Pocahontas e
Balla coi lupi (che poi siamo lì).
Ma voglio essere buono, soprassediamo. Andiamo alla pellicola in sé.Un
marine paraplegico viene mandato, al posto del gemello morto, sul pianeta
Pandora che, con la sua solita intelligenza, la razza umana sta distruggendo per estrarre della fuffa pietrificata (
di cui dopo tre minuti non gliene frega più niente a nessuno). Purtroppo il pianeta in questione è infestato da
puffi alti 3 metri, che guarda caso vivono sopra il più grande giacimento di fuffa pietrificata della storia.
Il marine paraplegico viene assegnato a una squadra di ricercatori (
composta tra gli altri da Shaggy di scooby doo, però milanese) che opera controllando a distanza puffi creati in laboratorio. A capo della squadra c’è
Sigourney Weaver, la quale, con la scusa della ricerca, passa più tempo da puffo che nel suo vero corpo perché è una vecchia, ma il suo avatar è una
semifica in shorts.
Il marine paraplegico non ne sa un cazzo di nulla ma, per non saper né leggere né scrivere, esegue gli ordini del funciatissimo comandante dei
GI Joe, nonostante questo si palesi come l’incarnazione del Male.
Primo giro di ricognizione: il marine trasformato in puffo si mette
a toccare tutto e finisce nella merda; ad evitare la sua morte arriva puffetta, che prima vorrebbe ammazzarlo ma poi capisce che
lui è il Prescelto e lo porta dagli altri puffi.
Superato il sacrosanto odio di rappresentanza (“
la tua civiltà ci vuole distruggere quindi vogliamo solo mangiarti il cuore”), il grande puffo accoglie il marine
nella tribù e lo affida alla figlia (
puffetta) per farla bombare, così la finisce di essere isterica e fare ffffhhh
come i gatti.
L’unico a odiarlo ancora è il braccio destro musone di grande puffo, nonché capo dei guerrieri, nonché fidanzato di puffetta, nonché futuro grande puffo.Controfigura: per apprendere cultura e usi degli indigeni entra in scena
Kevin Costner blu.
Questi
nativi pandoriani si rivelano indiani d’america africaneggianti animisti, la cui visione del mondo druidica “
viviamo in armonia con la natura, il pianeta è vivo, panteismo a manetta” ci spacca le palle per tutta la durata del film. Kevin Costner blu resta però
affascinato da questa filosofia da supermercato e ora odia gli
umani-merda, che non capiscono un cazzo e vogliono solo la
fuffa pietrificata.
Arriviamo così all’iniziazione per diventare un vero membro e guerriero della tribù. Il rito prevede di domare uno pterodattilo (c
he poi è tuo amico per sempre) e scoparsi puffetta.
Appena finita la scopata: apocalisse. Gli umani guidati dal comandante dei
GI Joe vogliono distruggere tutto;
Kevin Costner blu pensa allora che, per risolvere la situazione, la cosa migliore da fare sia confessare di essere stato per un minuto e mezzo
una merda doppiogiochista, così tutti i puffi e soprattutto puffetta lo odiano di nuovo.
Il Comandante dei GI Joe, tazza di caffè in mano, sfodera frasi acute (“
sparagliene uno su per il culo, ragazzo”) e rispolvera un paio di tattiche da guerra del Vietnam per distruggere il villaggio dei puffi, i quali si rifugiano a casa di
Madre Natura.È ora di menar le mani: Kevin Costner non serve più quindi torna il marine.
Per riabilitarsi agli occhi degli alieni, al puffo - marine tocca domare lo pterodattilo più cattivo e feroce di sempre, così tutti riconoscono che lui è il più fico e anche quello che lo odiava (c
he nel mentre è diventato grande puffo causa morte del precedente) gli vuole bene.
Senza motivazioni apparenti e senza alcun pathos percepibile
muore Sigourney Weaver. Tutti i puffi piangono. Segue fugace apparizione di
Mel Gibson blu che copiaincolla una delle arringhe preguerra di Braveheart.
Parte grande
battaglia finale.
Gli umani, invece di lanciare un paio di bombe sui puffi, decidono di affrontarli con un’astronave, tre elicotteri, e
cinque mech; mentre i puffi da parte loro hanno archi che sparano frecce che neanche un bazooka grande quanto casa mia. Comunque, per non far finire tutto troppo facilmente facciamo finta che gli umani hanno quasi vinto.
Muoiono il nuovo grande
puffo/capo dei guerrieri e
Michelle Rodriguez - che finora aveva avuto solo ruoli logistici per la storia, ma guadagna una partecipazione a Sanremo. Nessuno li caca.
Per farla breve arriviamo allo scontro finale tra il puffo marine e il comandante dei GI Joe alla guida di un mech armato di coltello alla Rambo (cosa se ne fa un robottone di un coltello non si sa).
Il puffo marine sta per morire, ma arriva puffetta che pianta
due frecce in petto al comandante dipingendogli in volto un’espressione da idiota. A chiudere in lieto fine totale ci pensa
Madre Natura che trasferisce per sempre il marine paraplegico nel corpo del puffo; gli umani vengono rimandati a casa e tutti felici e contenti per tutti i secoli dei secoli amen.
Ora arriveranno quelli che “
eh si ma a me interessa solo la realizzazione visiva”. Ragazzi, doveva essere il nuovo
salto di qualità degli effetti speciali, roba da
Star Wars negli anni settanta, ma non mi pare ci fosse da strapparsi i capelli. Tutto molto bello, davvero, ma non basta per fare un buon film. Magari la prossima volta si potrebbero perdere quei dieci minuti in più per far saltar fuori una sceneggiatura un attimo meno scontata, e che preveda dialoghi un po’ più elaborati di "
qual è il piano?" "non c'è nessun piano!".
(andrea vinci)