mercoledì 7 maggio 2008

Pappo


Sabato 5 gennaio 2002 – sesto giorno

Dopo avere fatto colazione da Mercedes prendiamo la macchina che la stessa matrona ci ha affittato. Mercedes è una signorona gioviale, bassotta, colta (fa il medico), ma è tirchia…da morire.
Somiglia molto alla sua macchina. E’ una TICO piccola piccola. Come una mini “mini minor” Inoltre ha i seguenti difettucci:
a) il vetro anteriore, lato guidatore, non si alza né si abbassa. E’ li fermo a metà.. speriamo che non piova
b) la batteria c’è, ma è scarica ed il motore si accende solo a spinta
c) le portiere ne’ si aprono né si chiudono. Insomma sono completamente sfasciate
d) le ruote ci sono tutte, sono completamente lisce
e) i freni non ci sono
Capiamo subito che siamo pazzi. Dobbiamo percorrere più di 1000 chilometri con questo coso. L’unico pregio è il canone di affitto . Solo 35 dollari al giorno.
Prima di lasciare la casa di Mercedes salutiamo Giuseppe e Vittoria che ci appare affranta e affaticata certamente per colpa di Giuseppe che la stressa
ALLE 12.30 Imbocchiamo la autopista per Camaguey non prima di avere ritirato un po’ di dollari all’Hotel Nacional.
La nostra meta è Florida una cittadina al centro dell’isola dove abitano i familiari di Jolaise.
Pranziamo in un autogrill molto dignitoso: pizza al formaggio.
La autopista è grande ma ricca di buche. Il regime non ha tempo di occuparsi di queste minchiate. Alle 3 raggiungiamo Santa Clara . la città storica della rivoluzione. Qui il Che ottenne la vittoria decisiva contro l’esercito di Batista, Ed infatti c’è un intero museo dedicato all’eroe argentino oltre che un mausoleo.
Facciamo un po’ di acquisti al centro commerciale, poi delle foto davanti al monumento dello stivale bucato, poi un’altra con lo sfondo della bandiera cubana.
Dopo tante foto ripartiamo orgogliosi, ma sbagliamo strada . Pino, che conduce il catorcio, è messo a dura prova. C’è freddo , e il finestrino non si può chiudere. Poi si chiude. E ci godiamo la campagna, affascinante, e il tramonto, poetico. Ma dopo il tramonto c’è il buio pesto e la strada si vede a malapena.
Attraversiamo Ciego de Avila dove prendiamo in piena velocità una grossa buca. Temiamo il peggio. Riteniamo, infatti che il catorcio non possa reggere allo stress.
Comunque sia alle 9 circa siamo a Florida
Case povere e basse. Strade dritte tipo far west. Comincia il giro dei parenti di Jolaise. Prima dalla zia dove troviamo, tra gli altri una bella cugina che parla italiano E’ stata sposata con uno di Bergamo e poi è scappata.
Quindi a casa sua : SHOCK! È alla periferia di Florida. In mezzo alla campagna. Un agglomerato di capannoni con muri in pietra e copertura in legno che non tocca i muri.

Cioè tra il tetto e i muri c’è uno spazio enorme da cui entra di tutto dal caldo al freddo, dalla pioggia al vento……alle belve..
Attorno alla casa un cortile con galline, maiali e cavalli. Le stanze sono grandi e “arredate “ con mobili poveri stile anni 50.
Arriva il papà di Jolaise che ride. Ride sempre. Ride troppo. Sul momento non capisce chi sia il fidanzato di sua figlia , Poi capisce che il genero è Pino. La madre invece è una bambolina paffutona che ride pure. Un po’ meno del marito. Forse perché ha la responsabilità della casa.
Qui ridono tutti, sempre. Poi conosciamo il figlio di Jolaise. Un bimbo piccolo piccolo che però dorme. E per questo non ride. Ma riderà domani al suo risveglio.
Notiamo che i genitori di Jolaise sono bianchi e Jolaise è nera. Ma che cazzo ha scoperto Mendel?
Ad un certo punto spunta uno che si chiama Pappo. Anche lui è di colore nero pallido. E anche lui ride sempre. Il padre di Jolaise dice che quello ride perché è scemo! Infatti Pappo ci chiede se in Italia ci sono molti neri. Nadia lo corregge e gli dice che i neri da noi si chiamano “di colore” sennò si offendono. Pino non vuole illudere Pappo e gli dice che no, lui non è di colore è proprio nero.
Si comincia a cenare .Un pranzo eccezionale a base di porco, riso, insalata e un specie di patata che si chiama jucca. Per bere , acqua di cannolo. Per precauzione se la beve solo Pippo.
Ora si deve dormire, ma non lì. Ci hanno prenotato una casa particular in un altro punto del villaggio.
SHOCK n 2!! È una casa poverissima.
Noi lo definiremmo un tugurio da rom. Ci comunicano pure che abbiamo lo status di clandestini. La signora dice che non è in regola con la legge degli affitti e che quindi non ci dobbiamo fare notare sennò la polizia le fa un culo così. Accanto dormono degli americani.
Nadia, per lo schifo, dorme completamente vestita. Pippo se ne fotte e si spoglia come se fosse all’Hilton. I cuscini sono neri di sporcizia. E qui neanche Pippo se la sente di rischiare la scabbia caraibica. La camera è piccola e asfissiante. In pratica è una cella di isolamento. C’è pure un bidet!! Per evitare spiacevoli e imbarazzanti comportamenti azioni Pappo ci dice che lì non possiamo fare la cacca!
Noi cerchiamo di fargli capire che non ne avevamo l’intenzione. Poi ci ricordiamo che il padre di Jolaise ci ha detto che Pappo è scemo e non lo picchiamo.
Al mattino, prestissimo, Pippo si alza e vorrebbe fare la pipì, ma presto si accorge che non c’è il bagno e allora tenta di andare a fare il bisogno fuori. Ma, sorpresa, Il cancello è chiuso e non si può uscire. …….

dal diario di viaggio "Cuba on the road"

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