
il 28 Gustavo Thoeni compirà 60 anni!
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Iniziamo a pubblicare le storie dei prestatori di Kiva del team Italia con Pippo Vinci, da Palermo.
Nell’anno 2002 ho iniziato a lavorare presso un ufficio della Regione Siciliana che si occupava di cooperazione decentrata. In pratica la cooperazione internazionale gestita dagli enti locali (comuni, province e regioni). Lì si facevano bandi per distribuire soldi (molti soldi) ad ONG ed ONLUS che volessero progettare interventi nei paesi in via di sviluppo.
Io partecipavo a tutte le fasi, dalla stesura del bando , alla istruttoria delle progetti, alla graduatoria finale, alla verifica dei bilanci preventivi e dei rendiconti finali.
Un dato evidente saltava agli occhi. In ogni progetto, su 100 euro di spesa almeno 40 se non 60 servivano per il funzionamento della stessa organizzazione : missioni, trasporti, conferenze di presentazione, congressi, performance di apertura e di chiusura, viaggi di verifica, ricerca del partner e monitoraggio, corsi di formazione in Italia ed in loco, pubblicazioni, manifesti e locandine. Ora che ci penso a volte questi costi superavano il 70 % del budget. Il tutto per costruire un pozzo, o una tettoia per animali, un ambulatorio per un villaggio, ma spendendo il necessario per realizzare un acquedotto, un intero allevamento o un piccolo ospedale da 25-30 posti letto.
Tentai di cambiare impostazione del bando, ma , senza scendere nei particolari della mia vicenda, le mie intenzioni non trovarono mai una applicazione concreta ed il necessario aiuto “politico” con il risultato che “fui costretto” a cambiare settore.
Negli stessi mesi acquistai un libro ancora poco noto: “il Banchiere dei Poveri” di Mohamed Yunus . Libro che trovai meravigliosamente vicino alla mia idea di “cooperazione”. Da lì a poco incontrai anche Kiva.
Oggi sono al mio 29° prestito.
Grazie a Kiva
pippo vinci
Cristhina
Sono le 8,45. Pippo non si alza. E' vivo, ma vorrebbe essere morto. Quando si alza non controlla i suoi movimenti e sbatte la testa contro un ferro sporgente dentro l'armadio. Elio prende il container con i suoi medicinali e tira fuori amuchina e cotone. Il taglio non è profondo, ma forse alle berbere piacerà.
Colazione e bagno in piscina
Mentre sorseggiamo bibite e caffè al bar della piscina, Elio dice che secondo lui questa è la città più bella del Marocco. La vita in piscina è movimentata da orde di bambini multietnici che fanno caciara e si spingono a vicenda per buttarsi in acqua e affogare.
Ne contiamo trenta. Notiamo che gli uomini bianchi stanno lontani dall'acqua sdraiati sull'erba sotto le palme. I neri e i mezzosangue, invece, affollano le acque e le sponde.
Pippo dice che il bagnino calvo è molto bello. Elio invece vuole conoscere una grassona. Ma l'attenzione dei due viaggiatori viene catturata da alcuni ragazzi sicuramente membri della dinastia dei Pas de Phosphor. I loro sguardi tradiscono il vuoto che c'è nei loro teschi, ma in compenso sono circondati da donne di tutti i colori.
Individuiamo pure il capo . Non è stato molto difficile capire che era lui il leader. La sua espressione lo ha tradito. Ci lancia uno sguardo forse per capire se siamo come lui. Poco dopo esce dallo spogliatoio vestito come un tascio. Ci guarda di nuovo. Forse capisce (!?) che noi lo stiamo sfottendo da due ore . Poi se ne va.
Tutta la giornata trascorre ai bordi della piscina come succede alle zebre di quark.
Elio si occupa pure di trovare un albergo ad Essaouira, nostra prossima meta.
Pranziamo sempre lì sull'erba ai bordi della piscina. La nostra postazione non ha nulla da invidiare a quella degli altri marocchini. Siamo infatti circondati da tovaglie, guide, occhiali da sole, sandali, bottiglie di tutto, cicche fumate , pantaloncini, magliette , penne , cartoline, francobolli e ,(qui sta la differenza), Corriere della Sera. Abbiamo occupato circa due tumuli di prato. Gli altri bianchi ci guardano con disprezzo
Torniamo in camera e ci addormentiamo . Pippo calcola che oggi è stato alzato 6 o 7 minuti in totale.
Finalmente alle 19 usciamo per fare il giro della città in taxi. Ci accompagna Mamoun il tassista . E' di Marrakech e ci conduce in giro per la città mostrandoci un po' di tutto. Ora ci sentiamo a posto con la coscienza. Oltre che la piscina del Safir conosciamo anche i muri di Marrakech.
Alla piazza Djema el Fna ci sediamo in un Fast Marocc Food. Si tratta in effetti di una bancarella (la numero 54) al centro della piazza. Al centro i cuochi e i cibi da cuocere. Tutt' intorno i clienti zona cucina. Troviamo posto sottovento e quindi ci impuzziamo. Notiamo che quando la gente si alza, i resti vengono catturati con rapidità da mendicanti affamati che sostano nelle vicinanze come avvoltoi . Facciamo una foto.
Elio si beve tre spremute di arancia . Poi si ferma a riflettere e conclude terrorizzato che l'inoculo della salmonella potrebbe nascondersi nel ghiaccio dell'aranciata Stasera dose massiccia di Enterogermina strong. Pippo , invece , si beve un tè speziatissimo al ginseng e cannella. Il tearo gli ha detto all'orecchio che quella è una bevanda molto afrodisiaca e per farsi capire fa il gesto marocchino della fottuta con il braccio destro .
Al souq Elio compra una canna attorcigliata che serve per pulirsi i denti. Pippo dice che questo metodo non sarà molto efficace visto l'elevato numero di dentisti . Elio non si da' per vinto, sfila una striscia di canna dall'involucro e se la strofina sui denti abradendoseli irrevrsibilmente.
Oggi la temperatura ha sfiorato i 42 gradi. Ma questa sera già si sta meglio. Torniamo in hotel e decidiamo di sederci al bar ai bordi della piscina. Ma Toni Sperandeo ci dice che il servizio è finito. Ci accorgiamo , però, che il marpione continua a servire le signorine. I maschi possono morire di sete.
Elio alle undici va in camera in attesa di Mamoun che deve portargli un po' di legmì. Il Legmì è una bevanda semi alcolica e dolciastra che i berberi ricavano dalla fermentazione del succo di palma. Non si trova in commercio perchè "in teoria" l'alcool non è consentitio tra gli islamici. E così se ne trova in abbondanza dalle produzioni "casereccie". Certo non è una grande bevanda, molto dolce e poco alcolico. Una specie di Cherry sventato ma basta per sentirci ancora di più marocchini laici e trasgressivi!
La serata sembra finita e così Pippo ed Elio chiacchierano e fumano seduti al terrazzino della stanza 536 godendosi il clima che in questo momento ha concesso una tregua . Ad un certo punto sul balconcino accanto , nella penombra della notte, Pippo scorge la figura di una giovane donna dai lunghi capelli . E' nuda, fuma e beve. Saranno gli effetti del legmì? No, è tutto vero.
Pippo lo comunica a Elio che è voltato di spalle e non può godere. Elio spiega la situazione a Pippo : trattasi di giovane pulla a caccia di clienti . Infatti la presunta giovane pulla si riveste e va all'attacco. Ha una voce sensuale.
Dice di essere brasiliana, di chiamarsi Cristina e di sentirsi maledettamente sola. Pippo mostra di accogliere l'invito , ma Elio lo blocca -" ti ho detto che è una pulla ". Così decidiamo di perdere tempo finchè la giovane donna ci dice che siamo due finocchioni e se ne va.
Elio , che sa sempre tutto di pulle, dice che è scesa giù a cercare clienti meno finocchi di noi. Ed infatti dopo un'ora , sul balconcino di Cristina, appare un omone nero nudo che viene barcollando verso di noi. Pippo gentilmente lo saluta con un galante bon soir. Lui risponde a modo suo pisciando prima sui fiori alle spalle di Elio e poi fuori dal balcone. Finita la pisciata non dice nulla e torna dalla sua Cristina.
mercoledì 13 agosto 1997 - sesto giorno
Cascade d'Ozoud - Marrakech
Marrakech , ore 21,45. Due cadaveri sono seduti alla terrazza del restaurant Cafè de France in piazza Djema El Fna : siamo noi. Nonostante apparentemente siamo due splendidi quarantenni, abbiamo la pressione a 15 e ci troviamo in uno stato di apatia / afasia che comincia a preoccuparci.
Da qui dominiamo la famosa piazza dove migliaia di persone mangiano, ballano, suonano, vendono, comprano e se la fissìano. Questa vista , questo spreco di energia con una temperatura di 38 gradi basta per prostrarci. Stiamo interrogandoci sulle possibili cause di tale situazione. Elio non vuol sentir parlare di età . Ripassiamo mentalmente gli avvenimenti della giornata appena trascorsa.
Dopo la sveglia all'hotel du lac, facciamo per la prima volta colazione in albergo. E abbiamo atteso il più fetente per deciderci. Al ristorante ci fanno compagnia due ingegneri della diga forse venuti fin quaggiù per controllare se lo sbarramento abbia delle lesioni. Ci rendiamo conto che questa notte abbiamo dormito sotto la diga rischiando il Vajont 2. Sopra di noi ha dormito un lago immenso.
(scrivo queste righe ai bordi della piscina dell'hotel Safir di Marrakech mentre Elio studia la nostra prossima meta, Essaouira, ricostruita dall'ingegnere francofono Cornut)
Ma torniamo alla mattinata di ieri . Dopo aver fatto colazione partiamo alla volta del posto più affascinante esistente nei paraggi : le Cascade D'Ozoud. Un posto incantevole , secondo i nostri sacri testi.
Il caldo si fa sempre più caldo e lungo la strada spuntano, qua e là, bambini e bambine che vendono cose strane: cespugli, pietre, sacchetti di munnizza. Di tanto in tanto ci imbattiamo in gruppetti di familiari o semplici amiconi che passeggiano approfittando della bella giornata di caldo torrido e fanno la spola tra una roccia arroventata ed un cespuglio rinsecchito.
Passiamo da Azilal, un paesino ideale per trascorrervi le vacanze . Infatti da alcune foto, che mostrano il paese imbiancato di neve in inverno, deduciamo che qui fa freddo d'inverno e caldo d'estate . Mentre Elio fa la solita telefonata da cummenda, Pippo gironzola tra le strade infuocate di Azilal e nota un tizio seduto al bar che non ha fatto il cambio di stagione e indossa una pesante giacca a vento con bavero imbottito alzato a protezione del collo. Elio dice che in effetti questo è un buon metodo per ripararsi dalle temperature roventi del deserto. Intanto , però, mette al massimo l'aria condizionata.
Finalmente arriviamo alle cascate. Dopo avere trattato con i piedi una guida, ci godiamo un caffè in un bicchiere sporco. Tanto sporco che Elio non beve. In cambio , per non dare nell'occhio, chiacchiera con l'hotelier locale. I due si trovano d'accordo su tutto e alla fine diventano amici.
Le cascate sono stupende. Più dall'alto che dal basso. Qui , infatti , si viene a contatto con la lordìa e il bordello. Man mano che si scende si attraversano accampamenti di villeggianti locali che hanno in comune il fatto che non si lavano e buttano immondizie ovunque. Per passare sull'altra sponda (che appare meno sudicia), usiamo un traghettino a tre posti costruito artigianalmente con tavole di legno e bidoni di plastica.
Lo conduce un Caronte locale che alla fine della giornata diventerà ricco. Ci divertiamo ad osservare giovani marocchini che si lanciano da grandi altezze. Pippo decide di bagnarsi. Elio non ci pensa neanche. L'acqua è gelata , torbida, melmosa e sicuramente satura di mitseriosi germi patogeni
Alle 16 in punto (comme d'abitude) ripartiamo verso Marrakech. Indecisi su quale strada percorrere ripassiamo tre volte dallo stesso bivio . Alla fine decidiamo per la via più tortuosa , ma più breve, incoraggiati da una giovane coppia di francesi che ci consiglia di fare il contrario. Arriviamo a Marrakech alle sette passate e subito siamo costretti a respingere una guida in mobilette. Ci segue ovunque , ma la nostra esperienza ci consente di seminarla.
Dopo una soddisfacente cena al Cafè de France, facciamo una passeggiata per la piazza Djema el Fna. Beviamo una aranciata (fredda, finalmente) e mangiamo alcune mandorle, un frutto che qui è usato a scopo alimentare e non ornamentale come avviene nell'altopiano di Taza.
Pippo mostra segni di sfiducia e di malaria . Si fa forte e ascolta con pazienza il racconto in arabo di un vecchio cantastorie che ha radunato intorno a se una folla di fannulloni.
Poi i due assistono ad uno sketch di due comici locali che si pestano i piedi. Ridono tutti, tranne noi due, non per razzismo, ma per pietà!