mercoledì 2 gennaio 2013

2002 la prima volta a Cuba (13-14)


Sabato 12 gennaio 2002 – tredicesimo giorno
  
   Vendono pure  le madri

Les Surfs a San Remo
   Si va al mare di nuovo. Questa volta però l’autista è un tipo più sveglio. Infatti ci lascia su una spiaggia meravigliosa e se ne va per i cazzi suoi. Evidentemente non ha secondi o terzi fini. Sulla spiaggia incontriamo un simil Taricone39. E’ preciso al divo del grande fratello. E anche la sua novia (fidanzata) è simpatica e molto carina.
     Ci facciamo delle foto poi ci scambiamo i soliti inutili recapiti. Pomeriggio, finalmente si dorme. La sera decido di portare in discoteca Odalya, la vicina di casa che spera di adescarmi, ma è purtroppo la donna più brutta di Cuba. Non ci sono dubbi. E parla sempre.
      Quindi verso le 10 di sera busso alla porta di casa di Odalya. Mi invitano a salire. E incontro un mondo nuovo.
Mi sembra di essere in casa  dei "les Surfs"….. quel gruppo di nani pigmei del Madagascar che cantò a San Remo con Rita Pavone “datemi un martello”. Le stanze sono semivuote e piene di pigmei che vanno di qua e di là.
       Odalya non si vede. Ad un certo punto scende da una scala ben vestita accompagnata dalla cugina. Che è un po’ più aggraziata di lei. Sono comunque due tappicelle e fanno tanta tenerezza. Si decide di andare al Tropicana. Ma non viene solo Odalya (per fortuna), no viene tutta la famiglia. In tutto siamo sei.
       Per strada fermano un casciabanco40 anni ’50- E’ un tacsi popolare che ci (anzi mi) costa appena 5 dollari

Giunti all’ingresso del Tropicana i miei accompagnatori cominciano ad agitarsi, a muoversi di qua e di là, a sparire e a riapparire in mezzo alla folla che attende davanti l’entrata.
 Alla fine capisco cosa succede. Sono amici dei buttafuori e ci fanno entrare gratis da una porta secondaria.
Il Tropicana è la discoteca più grande che abbia mai visto in vita mia. E’ circolare con al centro una pista immensa piena di scalmanati. Attorno alla pista tantissimi tavoli con altri scalmanati che ballano, devono, parlano, urlano. Molte le coppie miste.
      Ad un tratto si abbassano le luci e comincia un esotico carosello di fari colorati; la pista si abbassa, tutti fuggono via ed in mezzo al caos spunta una enorme orchestra variopinta che (ahimè) inizia  a suonare la cacata di minchia di musica cubana. Io sto ancora un po’ con i miei amici nani e poi me ne vado.
       Fuggo alla chetichella senza dire niente a nessuno. Prendo il tacsi e mi faccio lasciare nel posto a me più familiare dell’Avana : el Parque Central.
        Subito mi ferma un giovanotto che mi parla e poi mi conduce in un locale malfamato dove, dice , veniva Hemingway.
          Io , per nulla impressionato dalla notizia, gli dico che questo cazzo di Hemingway, visto che ha vissuto per anni a l’Havana, sarà stato praticamente ovunque e perciò non ne posso più di posti dove è stato Hemingway.!
          Ad un certo punto tra noi due si infila una giovane jineteras (pullazza)41 che mi fa varie offerte oscene. Io lerespingo tutte con decisione.
           Così lei mi offre pure sua madre dicendo che è bravissima a fare p..ni. Io la guardo , le regalo 5 dollari e me ne vado. Poi penso …. Chissà come è sua madre!?
         Dopo un giro al “mio” bar me ne vado in albergo. Si, questa sera ho deciso di dormire nell’albergo più affascinante di Avana vecchia: l’hotel Floridia. Stile coloniale con giardino interno.


  Domenica 13  gennaio 2002 - quattordicesimo giorno

  E’ finita bene

   Oggi si riparte. Prendo un tacsi e vado a posteggiare all’Hotel Miramare. L’aereo parte alle 11 di sera ed io sto morendo dal sonno. Prendo una camera e dormo. Verso le 8 vado all’aeroporto Josè Marti. C’è anche Nadia. Siamo i primi.
Per uscire da Cuba si pagano 20 dollari.

fine del viagio



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